MILANO - La sconfitta di Forza Italia (guidata dal suo azionista di riferimento Silvio Berlusconi) e la vittoria di M5s mettono ko il titolo Mediaset a Piazza Affari. E obbligano l'ex-Cavaliere a tenersi stretto Matteo Salvini - compagno di coalizione e altro vincitore morale delle elezioni - per non "scoprire" le aziende di famiglia nella sfida in corso con Vivendi e Vincent Bolloré. Alla fine della prima giornata post-elettorale, il Biscione perde il 5,5% a 2,94, tra scambi forti: sono passati di mano 16 milioni di pezzi contro i 3 della norma.
La portata dei problemi del Biscione la danno le parole pronunciate nemmeno troppo tempo fa dal presidente Fedele Confalonieri sui pentastellati: "Spero che non vinca chi vorrebbe distruggerci - ha detto senza troppi peli sulla lingua -. C'è un partito che nel suo programma sostiene che una concessionaria di pubblicità deve avere solo il 5 per cento, che chi fa televisione non può avere più del dieci per cento di un canale, nel caso specifico Canale 5. E qui parlo per l'interesse dell'azienda e per le migliaia di persone che ci lavorano".
Il programma ufficiale dei grillini è ora un po' più sfumato ma non arretra di un passo, promettendo guerra agli editori impuri ("Berlusconi, De Benedetti e Caltagirone", cita il documento per non lasciar dubbi) e "benefici" a chi "svolge prevalentemente attività editoriale". Puntando secco una revisione della Legge Gasparri ("congegnata dal centrodestra per tutelare Berlusconi") e sulle soglie nei singoli mercati.
I pentastellati - del resto- avevano attaccato pure il governo Gentiloni reo - a loro parere - di aver fiancheggiato troppo il leader di Forza Italia nella guerra con Vivendi: "È totalmente inappropriato un intervento dell'esecutivo a tutela di Mediaset quando lo stesso nulla fece contro l'aggressiva scalata di Vivendi a Telecom Italia" hanno affermato i deputati del M5S della commissione Trasporti e Telecomunicazioni. Posizione che da allora turba i sonni dei dirigenti Mediaset e da oggi gli incubi dei suoi azionisti. Costretti a sperare che Berlusconi riesca a tenere unito il centrodestra e a formare un governo per proteggere (nell'eterno irrisolto conflitto di interessi) le aziende di famiglia e il valore delle loro azioni in Borsa.
La portata dei problemi del Biscione la danno le parole pronunciate nemmeno troppo tempo fa dal presidente Fedele Confalonieri sui pentastellati: "Spero che non vinca chi vorrebbe distruggerci - ha detto senza troppi peli sulla lingua -. C'è un partito che nel suo programma sostiene che una concessionaria di pubblicità deve avere solo il 5 per cento, che chi fa televisione non può avere più del dieci per cento di un canale, nel caso specifico Canale 5. E qui parlo per l'interesse dell'azienda e per le migliaia di persone che ci lavorano".
Il programma ufficiale dei grillini è ora un po' più sfumato ma non arretra di un passo, promettendo guerra agli editori impuri ("Berlusconi, De Benedetti e Caltagirone", cita il documento per non lasciar dubbi) e "benefici" a chi "svolge prevalentemente attività editoriale". Puntando secco una revisione della Legge Gasparri ("congegnata dal centrodestra per tutelare Berlusconi") e sulle soglie nei singoli mercati.
I pentastellati - del resto- avevano attaccato pure il governo Gentiloni reo - a loro parere - di aver fiancheggiato troppo il leader di Forza Italia nella guerra con Vivendi: "È totalmente inappropriato un intervento dell'esecutivo a tutela di Mediaset quando lo stesso nulla fece contro l'aggressiva scalata di Vivendi a Telecom Italia" hanno affermato i deputati del M5S della commissione Trasporti e Telecomunicazioni. Posizione che da allora turba i sonni dei dirigenti Mediaset e da oggi gli incubi dei suoi azionisti. Costretti a sperare che Berlusconi riesca a tenere unito il centrodestra e a formare un governo per proteggere (nell'eterno irrisolto conflitto di interessi) le aziende di famiglia e il valore delle loro azioni in Borsa.