Economia

Tim-Cdp, Calenda: "Non mettiamo lo Stato, supportiamo progetto di public company"

Il ministro dello Sviluppo interviene via Twitter sulla mossa della Cassa, che salirà fino al 5% della compagnia Tlc contesa dai francesi di Vivendi e il fondo Elliott

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MILANO - Il dibattito sull'ingresso della Cdp fino al 5% di Tim si sposta su Twitter, dove il ministro Carlo Calenda rintuzza le critiche: "Per la cronaca nessuno sta mettendo lo Stato da nessuna parte ma supportando un progetto che prevede una pubblic company, sogno proibito di ogni liberista ben educato". Con un cinguettio Calenda è intervenuto nel caso societario del momento, dopo che il professore della Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffè osservata: "Una decisione interventista che ribalta in poche ore una linea politica ventennale merita una spiegazione articolata. Nel metodo, oltre che nel merito".
Una richiesta di maggiore chiarezza arrivata anche dall'economista Alberto Bisin, alla quale il ministro non si sottrae rimandando a un intervento più 'istituzionale' in futuro: "Cercherò di farlo al più presto. Ma non posso farlo via Twitter e in un momento di mercato così delicato". "Nessuno difende le partecipazioni statali, Cdp non sta assumendo il controllo di Tim - sottolinea rispondendo a un 'follower' - Ma Tim possiede un asset di interesse pubblico, la rete, ed è giusto presidiare perché le ultime proprietà non sono state precisamente impeccabili. Da qui allo statalismo ce ne passa".

Del caso, indirettamente, ha parlato anche Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review e ora a capo dell'Osservatorio sui conti pubblici: "Non voglio parlare di operazioni specifiche, ma in generale ho una preoccupazione, maturata negli ultimi anni, che si ricreino le partecipazioni statali". "La cosa è un pò strana - ha detto parlando in una pausa del seminario Ambrosetti di Cernobbio - perchè tutti si lamentano della proliferazione delle partecipate locali, delle municipalizzate, che sono troppe, però al tempo stesso non si può ricreare il capitalismo a livello di Stato, a livello centrale. E' una cosa un pò strana, però non voglio commentare operazioni specifiche".

Riflessioni che arrivano al culmine di una settimana conclusa con la fanfara in Borsa dal titolo Telecom: venerdì ha chiuso la seduta in forte rialzo (+6,9% a 0,8532 euro) con un boom di scambi (369 milioni di pezzi passati di mano, pari all'1,7% del capitale). Per ora solo il socio francese Vivendi guarda apertamente all'appuntamento con il rinnovo del cda il 4 maggio e ha già presentato la sua lista che però è un pò gattopardesca con solo due nomi nuovi su 10, la professoressa Giuseppina Capaldo e il diplomatico Michele Valensise. Il fondo Elliott - che comunque ha tempo fino a lunedì per depositare una sua lista - resta convinto sia possibile chiudere la partita il 24 aprile, con la revoca e la sostituzione dei consiglieri vicini a Vivendi con una lista di nomi tutti italiani e indipendenti; a Cdp, che per ora ha solo preannunciato acquisti "progressivi" basterebbe l'1% per presentare una sua lista viceversa potrebbe continuare a giocare a carte coperte fino alla prima soglia di rilevanza, quando avrà in portafoglio il 3% ma se vuole votare già all'assemblea del 24 aprile dovrà costruire e dichiarare la sua posizione entro il 13 aprile, la cosiddetta 'record date'.