Economia

La Cina alla conquista dell'energia europea: 9 miliardi per Edp

Non si ferma la campagna di acquisizioni di Pechino: dopo la rete elettrica in Grecia, Snam e Terna Italia e il nucleare in Gran Bretagna, le aziende di Pechino muovono sull'ex monopolista portoghese, leader mondiale nel settore eolico

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MILANO - Un passo alla volta, la Cina sta diventando uno dei principali operatori di energia elettrica in Europa. Un progetto che sta realizzando tramite una campagna acquisti che ha il suo baricentro dei paesi del sud del Mediterraneo, sia con operazioni finanziarie che industriali. Dopo aver rilevato quote di partecipazione e di controllo di aziende in Grecia, Germania e Italia, è ora la volta del Portogallo: China Three Gorges (la società incaricata di costruire la gigantesca diga artificiale sul fiume Yangtzee) ha lanciato una offerta da 9 miliardi di euro per rilevare il 67 per cento del capitale di Energias de Portugal (Edp)  a 3,26 euro per azione (con un premio di quasi il 5% sull’ultimo prezzo di Borsa), valorizzando complessivamente la società 11,8 miliardi di euro, che arrivano a 25,6 miliardi se si tiene conto dei debiti.

Edp è l'ex monopolista pubblico portoghese, privatizzato nel 2011 dopo l'intervento della "troika" a sostegno dei conti pubblici di Lisbona. In quell'occasione, il gruppo cinese aveva rilavato il 23 per cento di Edp e ora ha lanciato l'Opa sul resto del capitale. L'intenzione dei cinesi è quella di fare di Edp, una delle prime utility europee e il numero tre al mondo per la produzione di energia eolica, la base per espandersi sia nel Vecchio Continente, sia nelle Americhe, dove l'azienda portoghese è già presente, dal Brasile agli Stati Uniti. Anzi, sarà molto interessante vedere come si comporteranno le autorità di Washington che dovranno dare il via libera all'acquisizione delle controllate statunitensi. L'operazione su Edp si inserisce in piena guerra dei dazi e nella contesa tra Cina e Usa per la leadership mondiale nelle energie rinnovabili.

Di sicuro, non è l'Europa che ha messo ostacoli all'ingresso di capitali cinesi nel settore dell'energia. Oltre ad aver rilevato campi eolici e fotovoltaici in mezzo continente, i cinesi hanno messo a segno altre due operazioni di primo livello in Grecia e in Italia. Tramite State Grid of China, la più grande utility del mondo avendo in gestione il 90% della rete elettrica cinese, hanno vinto la gara per la vendita di Edmie, l'operatore di Atene per la distribuzione di elettricità (battendo la concorrenza dell'italiana Terna). Nel nostro paese, sempre con State Grid, hanno rilevato il 30% di Cdp Reti, la società del Tesoro che controlla il pacchetto di maggioranza sia di Snam sia della stessa Terna, in pratica le reti del gas e dell'elettricità nazionali. Infine, il governo di Pechino si è detto disponibile a partecipare, anche finanziandolo, il programma di rilancio nucleare varato dai governo conservatore in Gran Bretagna.

Sono sostanzialmente due i motivi che spingono la Cina a investire così tanto nel settore dell'energia in Europa. Da un lato c'è il fattore economico: si tratta di attività che garantiscono ritorni certi e contribuiscono così ad aumentare le riserve finanziarie dello stato. Poi c'è l'aspetto geopolitico: l'energia è uno dei settori in cui si giocherà la supremazia mondiale nei prossimi anni, con la fine dell'era degli idrocarburi e la transizione verso le rinnovabili. Sarà il connubio di impianti eolici e fotovoltaici con gli operatori di rete che determinerà i vincitori. I cinesi, che sono già diventati leader nel fotovoltaico, ora vogliono esserlo anche negli altri settori. E l'Europa, con il suo mercato completamente aperto agli investimenti, è un terreno fertile di conquista.