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Obiettivo Capitale

Le strategie di asset allocation nello scenario di mercato attuale e i rendimenti dei titoli pubblici ai minimi Come comporre il portafoglio tra corporate bond, azioni e asset alternativi e quali strumenti finanziari adottare

Pallotta (Capital Group): “Gli emergenti possono reggere l’impatto della Fed”

I Paesi in via di sviluppo hanno fondamentali migliori rispetto alla stretta del 2013, tanto da spingere all’ottimismo sulle obbligazioni in valuta locale

di LUIGI DELL'OLIO
La normalizzazione dei tassi negli Stati Uniti non dovrebbe creare sconquassi sui mercati emergenti, a meno di un’improvvisa accelerazione da parte dell’istituto guidato da Jerome Powell. È la convinzione di Paola Pallotta, managing director di Capital Group, che alla luce di questa previsione si dice ottimista sulle obbligazioni dei Paesi in via di sviluppo.
 
Con la Fed che il prossimo anno dovrebbe alzare i tassi tre volte, che impatto attendersi sul debito dei paesi emergenti?
“I titoli obbligazionari dei mercati emergenti hanno subito un rapido sell-off (oggetto di vendite in massa, ndr) quando la Fed ha anticipato le politiche monetarie più stringenti nel 2013. Nonostante i tre aumenti dei tassi da parte della Fed quest’anno, le condizioni finanziarie si sono ammorbidite significativamente. Una delle ragioni principali è lo sforzo fatto dalle banche centrali di essere più chiare nelle comunicazioni ed evitare sorprese. Per altro, la dipendenza dai finanziamenti esteri si è ridotta. I Paesi emergenti sono anche meno vulnerabili a livello strutturale rispetto al passato in quanto dipendono in misura minore dal debito in dollari. I rischi ci sono solo in caso di stretta molto rapida da parte della Fed.
 
Su cosa puntate in particolare?
Mentre l’obbligazionario in dollari appare leggermente sopravvalutato, riteniamo che le obbligazioni in valuta locale continuino a essere interessanti, in primo luogo per il differenziale dei rendimenti. Continuiamo a vedere tassi negativi in alcune aree del mondo sviluppato, mentre i mercati emergenti hanno rendimenti intorno al 5%-6%. Un altro fattore è la politica monetaria che rimane distorta nei mercati sviluppati. Negli emergenti i rendimenti seguono un percorso abbastanza tipico, con curve inclinate positivamente e rendimenti reali generalmente positivi. Vi è anche qualche segno di politica monetaria proattiva, con tentativi delle banche centrali di ridurre o controllare l’inflazione.
Ci piace molto l’India, caratterizzata da rendimenti nominali e reali interessanti, inflazione in calo e una moneta correttamente valutata. Inoltre l’economia si trova in un contesto di riforme strutturali, incluso il piano recentemente annunciato di ricapitalizzazione delle banche.
Siamo positivi anche verso il Messico: nonostante alcune preoccupazioni relative alle prossime elezioni, riteniamo che i bond messicani siano sottovalutati rispetto ai fondamentali e che l’asset class dovrebbe fare bene nei prossimi due anni.
Infine la Russia, un esempio classico di dipendenza dai tassi domestici. La banca centrale è focalizzata sull’abbattimento dell’inflazione e la dinamica dei tassi reali è interessante”.

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