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Plastica addio con la blockchain: i rifiuti diventano una moneta di scambio

Il progetto Plastic Bank remunera i raccoglitori di rifiuti dei Paesi emergenti, tracciando con questa tecnologia tutti i flussi e le transazioni. L'impresa è nata in Canada nel 2013 ed è attiva Haiti, nelle Filippine, in Brasile e Sud Africa, ma punta ad espandersi anche in India, Indonesia e Panama
 

di VERONICA ULIVIERI
È la tecnologia più promettente per la tracciabilità e la sicurezza delle transazioni e ora potrebbe dare il proprio contributo anche per risolvere l'enorme problema della plastica dispersa nell'ambiente. Sui sistemi “blockchain” si basa infatti la crescita di Plastic Bank, impresa sociale nata in Canada nel 2013 con l'obiettivo di ridurre l'inquinamento dovuto ai rifiuti plastici trasformandoli in una moneta di scambio per i raccoglitori nei Paesi emergenti. La società oggi è presente ad Haiti, nelle Filippine, in Brasile e Sud Africa, ma punta ad espandersi anche in India, Indonesia e Panama.

Il modello di business è chiaro e consiste nel monetizzare il problema dell'inquinamento causato dalla plastica. Alle persone si chiede di raccogliere questi rifiuti sulle spiagge, nelle aree urbane o lungo le strade prima che finiscano nei mari, e di portarli in centri ad hoc dove vengono selezionati e preparati per l'avvio al riciclo. A questo punto, le plastiche vengono vendute ad aziende interessate a usarle per produrre imballaggi o oggetti e il ricavato serve a remunerare ogni raccoglitore con denaro contante, corsi di formazione, strumenti da lavoro o oggetti di uso comune, per un valore di 25 centesimi di dollaro alla libbra (circa 40 centesimi di euro al chilo). Il compenso può anche essere pagato sotto forma di crediti virtuali accumulabili e utilizzabili attraverso un'applicazione per smartphone, realizzata in collaborazione con Ibm. “Permette a una parte non bancabile del mondo di accumulare il valore generato dal riciclo di plastica. È la prima volta che queste persone hanno la possibilità di custodire i soldi che guadagnano”, spiega il cofondatore di Plastic Bank Shaun Frankson.

L'applicazione si integra con la piattaforma blockchain realizzata sempre in collaborazione con Ibm. Una sorta di libro mastro condiviso e aggiornato in tempo reale da tutti i soggetti che partecipano al progetto: “Tutti gli scambi sono tracciati, approvati e registrati tramite la tecnologia blockchain, che oggi rappresenta il gold standard per assicurare la sicurezza e l'autenticità dei dati. Questo significa che possiamo verificare l'esatto valore ricevuto da ogni raccoglitore, e assicurare un report verificato alle aziende nostre clienti, in grado di dimostrare l'esatto impatto sociale promesso con i loro investimenti”. Le istituzioni internazionali che stanno sostenendo il progetto e le imprese che acquistano le plastiche da riciclare necessitano infatti di informazioni chiare e validate, utilizzabili in rapporti ufficiali e nei bilanci di sostenibilità aziendali: “La blockchain aggiunge un livello innegabile di fiducia”, aggiunge il cofondatore di Plastic Bank, che è stata premiata dalle Nazioni Unite durante l'ultima conferenza sul clima nel 2017 e ha attirato anche l'interesse del Vaticano.

Se la Blockchain trova applicazioni immediate in ambito finanziario, sono molte le sue potenzialità anche nel settore del trattamento dei rifiuti, dove potrebbe essere utilizzata per tracciare lo svuotamento dei cassonetti o seguire i flussi degli scarti agricoli o industriali. Maggiori esperienze concrete al momento, spiega Fabio Malosio, Blockchain Solution Leader di Ibm Italia, riguardano invece il settore dell'energia: “Ibm ha realizzato una sperimentazione con la società olandese TenneT per utilizzare la blockchain come registro che certifica la transazioni di energia rinnovabile tra privati. In collaborazione con la società Energy Blockchain Labs, stiamo invece applicando questa tecnologia per tracciare l'acquisto di certificati di emissione di Co2 previsti dalla normativa europea da parte delle industrie cinesi”.

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