Economia

Voti e paura degli immigrati: ecco quanto pesano gli sbarchi alle urne

(ansa)
Uno studio dell'Ifo tedesco - sul caso francese del Front National - arriva a concludere che un aumento dell'1 per cento degli immigrare può portare il 2 per cento di voti in più ai partiti più duri contro gli sbarchi
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ROMA - Sappiamo tutti che la paura e, ancor più, il rifiuto dell'immigrazione sono, oggi, una determinante cruciale delle elezioni. Certo lo sapevano Gentiloni e Minniti, Di Maio e, soprattutto, Salvini. Ma quanto cruciale? Quanti voti sposta ogni immigrato in più? La risposta è quella che ci aspettiamo: tanti. Un aumento dell'1 per cento degli immigrati può portare anche oltre il 2 per cento di voti in più per i partiti più duri contro gli sbarchi. Per avere un'idea - del tutto teorica - dell'effetto: 500 mila immigrati in più nel 2017 (l'1 per cento del totale di immigrati presenti in Italia) avrebbero portato la Lega dal 17 al 19 per cento, 650 mila voti in più.

La realtà è meno impressionante. Sia perché gli immigrati che arrivano in Italia sono molti di meno (circa 220 mila nel 2017), sia perché la Lega divide, quanto meno con i 5 Stelle, il voto antimigranti. Ma le dimensioni del fenomeno sono quelle a cui arrivano, a spanne, i ricercatori tedeschi dell'Ifo nell'esaminare le elezioni francesi che, rispetto a quelle italiane, hanno il vantaggio di avere un solo partito dichiaratamente antistranieri - il Front National di Marine Le Pen - e, soprattutto, di avere una storia di migrazioni assai più lunga, almeno dagli anni '60, e, dunque, statisticamente molto più ricca e significativa.

Il calcolo più semplice e diretto mostra spostamenti visibili, ma meno evidenti: lo studio dell'Ifo valuta che un aumento dell'1 per cento degli immigrati determini, mediamente, un incremento dello 0,4 per cento dei voti del Front National. Ma gli immigrati, ragionano i ricercatori tedeschi, non si distribuiscono uniformemente sul territorio nazionale. Scelgono le aree meno ostili agli stranieri e con un'economia più vivace. Dunque, l'effetto-novità, se non vogliamo definirlo effetto-choc, è più ampio. Correggendo i dati in questo modo, l'Ifo valuta che l'emergenza immigrazione abbia comportato un aumento del 2,1 per cento dei voti al Fn e dell'1,8 per cento al secondo turno (dove i Le Pen, padre e figlia, sono arrivati due volte, nel 2002 e nel 2017).

Ma non tutti gli stranieri sono uguali. In prima battuta, lo studio dell'Ifo conferma i tradizionali cliché delle pulsioni anti-immigrati, a cominciare dal razzismo. L'effetto elettorale è, infatti, assai meno visibile, per non dire inesistente, se gli immigrati in questione sono di origine europea: italiani, spagnoli, portoghesi. La paura e il rigetto sono evocati da un'immagine ben precisa: l'arabo (il grosso degli immigrati francesi viene dal triangolo Marocco, Algeria, Tunisia) semianalfabeta o, comunque, privo di qualificazioni professionali.

Prevedibile, ma, in prospettiva, meno sconfortante e meno razzista di quanto possa sembrare, a vedere gli altri dati dello studio. La questione delle basse qualifiche professionali ha un'importanza relativa per la concorrenza sul mercato del lavoro, in quanto, nei fatti, gli immigrati meno qualificati tendono ad inserirsi in occupazioni che i lavoratori nazionali, per lo più, rifiutano. Sembra, invece, di più, un indicatore di differenze culturali, quel senso di estraneità che è alla radice de rifiuto degli immigrati. Ad indicarlo, è il diverso atteggiamento - e il diverso riflesso sul voto - che l'immigrato suscita, man mano che il suo livello di istruzione sale. Il rigetto, così evidente e mirato, nel caso di un immigrato non europeo a bassa qualifica, scompare quando si arriva ad un livello di istruzione media (un diploma di medie inferiori) o alta (medie superiori). Anzi, si rovescia: un aumento del flusso di immigrati con un buon livello di istruzione non incrementa, ma, al contrario, riduce il voto al Front National. E sparisce il riferimento etnico: la differenza fra immigrati europei e non europei non è più significativa. Se il medico è arabo, conta più il fatto che sia medico, piuttosto che arabo. Più in generale, lo scontro di convinzioni, riti, abitudini sembra meno vistoso. O, semplicemente, meglio gestito.