Esteri

Libano, centoventi donne in bicicletta contro la guerra in Medio Oriente

Detta Regan è l'ideatrice di "Follow the women, women for peace", l'inizativa che dal 2004 ha portato centinaia di donne a sfidare i pregiudizi e a correre per la pace in sella a una bici. Le partecipanti a questa edizione hanno percorso 50 chilometri, da Tripoli a Biblos

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TRIPOLI - Balli, canti e battiti di mani. Le donne di tutto il mondo venute in Libano per pedalare insieme per la pace si scatenano insieme ai danzatori tradizionali di Tripoli. Poi c'è un minuto di silenzio per commemorare tutte le vittime del terrorismo islamico. Ci sono ragazze della Francia, della Spagna, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna. Il terrore e la morte sono arrivati nei loro Paesi. "Grazie per esser qui", dice a tutte Detta Regan, la signora inglese che nel 2004 si è inventata "Follow the women, women for peace", "Segui le donne, donne per la pace". "La mia pazza idea era di portare le donne di tutto il mondo a pedalare in Libano, Siria, Giordania, Territori occupati della Palestina perché potessero vedere con i loro occhi, vivere e raccontare una volta tornate, perché solo così si vincono i pregiudizi, solo così può nascere il dialogo".

È rimasta ferma per molti anni “Follow the women”. La guerra civile in Siria ha reso impraticabile il percorso originario. Quest'anno la manifestazione è ripresa, anche se limitata al solo Libano e per una settimana. "Ma anche per venire qui c'è voluto coraggio", dice Detta alla cerimonia di inaugurazione a Tripoli, prima della partenza. "Tutte voi siete state coraggiose. Avete resistito a quelli che vi dicevano di non venire perché era pericoloso, perché c'era la guerra". Poi si comincia a pedalare: 50 km da Tripoli a Biblos. In sella 120 donne di 16 paesi diversi. C'è un gruppo di 14 donne iraniane, che pedalano senza tunica e senza velo. "Amiamo il nostro paese", ripetono, ma vogliamo essere libere di scegliere noi come vestirci. Una di loro partecipa ai "white wednesday" ai mercoledì bianchi, cortei in cui le donne iraniane contrarie al velo sfilano indossando il velo bianco come forma di disobbedienza civile. Ci sono quattro palestinesi, ma due arriveranno soltanto oggi, perché hanno avuto problemi per ottenere il visto. Intanto sono arrivate Riham, musulmana che vive a Gerusalemme est, e Halah, cristiana che vive a Ramallah.

Follow the women, women for peace


 
"Dio vi benedica" augura alle pedalatrici Jawad Sbeity, il manager di "Beirut by bike" che ha fornito gratis le biciclette alla manifestazione. Tutto in questa manifestazione è stato fornito a titolo gratuito grazie a un mare di sponsor tutti interessati a riportare il turismo in Libano, specialmente nella zona di Tripoli, la più colpita dalle conseguenze della guerra civile siriana insieme alla Valle della Bekaa, invasa dai miliziani della Jihad. A Tripoli sciiti e sunniti si sono combattuti cruentemente all'interno della città, divisi sul sostegno ad Assad. Gli sciiti di Hezbollah hanno avuto infatti una parte importante nel combattere a fianco del presidente siriano. "L'albergo che vi ospita era vuoto, perché la guerra ha prodotto prima di tutto crisi economica e crisi del turismo. Per il turismo ci vuole la pace", dice ancora Jawad, musulmano, moglie cristiana.

Pedalano per la pace dunque le donne. Ma per pedalare hanno ancora bisogno dell'esercito, che scorta il corteo e presidia i posti dove le donne soggiornano. Si fa festa, si balla, si visitano i luoghi archeologici, ma sul tetto dell'hotel ci sono i soldati con i mitra, sulle mura del castello di Tripoli anche. E dappertutto posti di blocco, specialmente dove sono le basi dei corpi speciali, con tank e carri armati.

Ma le donne pedalano, suonano i campanelli, sorridono, salutano tutti. Non sono incoscienti, ma sanno che bisogna superare la paura. Le italiane sono sette, cinque di Roma e due di Venezia. C'è solo una donna siriana, Lana, 31 anni. "Sono stata privilegiata", racconta, "appartengo a una famiglia benestante, ho potuto studiare all'estero. Ora non devo fuggire dalla Siria, devo rimanere per aiutare i siriani in un momento così difficile". Lana vive a Damasco e lavora per una associazione danese che assiste i rifugiati.

"Sono venuta a 'Follow the women' per raccontare cosa succede in Siria", confida, "i media non danno informazioni complete". Le donne di "Follow the women" visisteranno anche un campo profughi palestinese ed uno siriano. La battaglia per i diritti civili, per l'uguaglianza della donna e la consapevolezza dei propri diritti, la costituzione di uno stato palestinese sono infatti nel dna della manifestazione. "Il prossimo anno anche in Siria e in Palestina", è il sogno di Detta.