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Bruno Le Maire: "Parigi fa riforme ambiziose, l'Ue dica addio ai tecnocrati, su Fincantieri-Stx vigileremo"

Il ministro dell'Economia di Macron: "Su lavoro e fisco scardiniamo totem intoccabili, è un segnale ai nostri partner europei"

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PARIGI. "France is back". La prima frase di Bruno Le Maire è uno slogan che rivendica il nuovo protagonismo di Parigi sulla scena internazionale. Il ministro dell'Economia, 48 anni, l'uomo forte del governo, parla di una Francia "senza tabù", capace di lanciare in poche settimane riforme ambiziose, presentandosi da leader in Europa per dare seguito al discorso di Emmanuel Macron sulla "rifondazione" dell'Unione, in un momento in cui la Germania non ha ancora una maggioranza, la Spagna è in preda a una grave crisi politica, il Regno Unito negozia faticosamente il suo Brexit e l'Italia si proietta verso incerte elezioni. "Spero che l'Italia faccia la scelta dell'Europa e continui il suo programma di riforme" dice Le Maire, che parla un po' di italiano. Ha un cognato bolognese, una passione per il nostro Paese di cui conosce molti ristoranti, e si illumina nel ricordare un pranzo "formidabile" dal Pescatore vicino Mantova. Quest'estate è venuto tre volte a Roma per trovare una mediazione sui cantieri di Stx. La tensione con Roma è alle spalle, sostiene. Definisce l'accordo "equilibrato". Le Maire ci riceve nel suo grande ufficio nel palazzo ministeriale di Bercy, affacciato sulla Senna. Più volte ministro sotto la presidenza di Chirac e Sarkozy, sfortunato candidato alle ultime primarie della destra, Le Maire ha aderito al partito République En Marche. Interpreta il pragmatismo macroniano. Guarda compiaciuto la copertina dell'Economist che celebra un "Europe's new order" mettendo il giovane presidente francese al centro dei riflettori. Qualche anno fa, il settimanale britannico aveva presentato la seconda economia del continente come una "bomba a orologeria".

Cos'è cambiato in così poco tempo?
"L'elezione di Macron rappresenta una scelta di ragionevolezza, ambizione e speranza da parte del popolo francese. Ne sono fiero. Il nostro governo è impegnato in una profonda trasformazione economica e sociale del Paese. Finalmente possiamo superare vecchi tabù".

Di quali tabù parla?
"Semplificare il diritto del lavoro, migliorare la formazione professionale, rivedere la tassazione sui redditi da capitale. Stiamo cambiando in profondità il nostro sistema fiscale per incoraggiare gli investimenti. Per la prima volta c'è la volontà di scardinare totem finora intoccabili. Il segnale è ricevuto chiaro e forte anche dai nostri partner europei".

Macron è criticato per la riforma della patrimoniale: è il presidente dei ricchi, come lo chiama l'opposione?
"È un'idea sbagliata. La riforma delle imposte sui redditi da capitale favorisce l'investimento al posto della rendita, promuovendo innovazione e occupazione. Il governo ha anche varato misure che incentivano il lavoro e alleggeriscono il carico fiscale sulle classi medie. L'abolizione progressiva della tassa sulla casa rappresenta 10 miliardi di euro, il triplo dell'abolizione della patrimoniale. Bisogna guardare la big picture e non una singola misura".

Ma la Francia è finalmente pronta a rispettare i famosi parametri di Bruxelles?
"Certo, ed è una vera rivoluzione per la politica francese. Saremo sotto al 3% deficit/Pil già nell'anno in corso".

Quali tempi prevede per una maggiore integrazione dell'eurozona?
"Dobbiamo fissare un calendario per tappe. Possiamo fare rapidamente l'unione bancaria e l'unione del mercato dei capitali per stabilizzare l'eurozona. Con i nostri amici tedeschi si può studiare come armonizzare la tassazione sulle imprese. C'è una convergenza tra paesi sulla tassazione ai giganti del Web. Per quanto riguarda la creazione di un ministro delle Finanze di un bilancio comune dell'eurozona ci vorranno più discussioni e dunque più tempo".

I risultati delle elezioni tedesche, con il probabile ingresso dei liberali al governo, rischiano di frenare questo calendario europeo?
"Non credo, sono fiducioso. Avverto l'urgenza del momento. Il Brexit ha dimostrato che le situazioni possono precipitare in poco tempo. Possiamo andare avanti o indietro. In mezzo non si può più restare. Quale che sia la futura coalizione di governo, sono convinto che lavoreremo bene con la Cancelliera. La Germania resterà un partner essenziale ma dobbiamo avanzare anche con l'Italia, la Spagna e tutti quelli che vorranno unirsi".

La Francia vuole mettere fine all'Europa "alla tedesca", che ha dominato negli ultimi anni, imponendo sacrifici ai paesi del Sud?
"Non ci potrà essere un'Europa tedesca o francese. Dobbiamo immaginare un'Europa potente, conquistatrice, nella quale uniamo le forze per rispondere alle preoccupazioni sull'immigrazione, la protezione delle frontiere, la lotta contro il terrorismo, l'occupazione, l'educazione. Abbiamo smarrito il senso dell'Europa, c'è stata una deriva tecnocratica che non corrisponde alle aspirazioni dei cittadini. Non si fa sognare la gente con regole contabili e applicando l'austerità".

La crisi politica in Spagna può avere un impatto sulle banche del paese e anche sull'eurozona?
"La divisione non è mai buona per l'economia. Sono convinto che, quale che sia l'evolversi della situazione, la Bce garantirà la stabilità finanziaria".

È preoccupato per la scadenza elettorale in Italia?
"Mario Draghi dirige con talento la Bce. Si tratta di uno strumento di stabilità finanziaria che ci permette di resistere agli choc politici. È uno dei simboli di come l'Europa ci protegge. Detto questo, ho fiducia nell'Italia e mi auguro che continuerà a essere un partner prezioso".

E allora perché l'europeista Macron ha cercato di impedire l'arrivo di Fincantieri al posto di un gruppo sudcoreano dentro Stx?
"Questo non è vero. L'accordo fatto dal precedente governo era zoppo e poco trasparente. Attraverso la partecipazione della fondazione della Cassa di Risparmio di Trieste si dava la maggioranza del capitale a Fincantieri senza dirlo ai francesi. Sono metodi da vecchia politica. C'erano anche preoccupazioni legittime. I cantieri di Saint-Nazaire hanno un valore strategico per lo Stato, sono l'unico posto in Francia in cui si fabbricano le portaerei".

Da cui l'idea di nazionalizzare i cantieri navali?
"Ho capito l'impatto che hanno avuto le nostre decisioni non solo sul governo ma sull'intero popolo italiano. Per questo sono venuto a Roma e ho cercato un accordo. Alla fine, Fincantieri ha il controllo di Stx ma lo Stato mantiene la possibilità di verificare il rispetto degli impegni presi su investimenti, occupazione, protezione delle tecnologie. Spero sia la base per la costruzione di un gruppo franco-italiano nel settore civile e, a lungo termine, anche in quello militare".

Fincantieri ha ottenuto un controllo limitato nel tempo, con il cavillo dello Stato francese che presta per dodici anni l'1% del capitale. È un modo per dire che non vi fidate?
"La fiducia si costruisce. Abbiamo dodici anni per farlo: nel settore industriale si tratta di un tempo ragionevole".

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