Esteri

L'italo-brasiliana Renata Bueno: "Denis punta al mio seggio, il voto estero è inquinato"

L'intervista. La deputata eletta in Sudamerica: "A San Paolo c'erano pacchi di schede sospette. Ho saputo che vuole presentarsi nella mia circoscrizione, ma non sarebbe gradito. Norma ad hoc per sbarrarmi la strada"

2 minuti di lettura
ROMA. "Funziona così. Che in consolato all'estero arrivano enormi pacchi, migliaia di schede già votate. Quasi tutte per posta. Solo nel 2013, assistendo allo scrutinio, ho visto una montagna di fogli in cui una lista era votata con la stessa penna, con lo stesso segno, identico per tutte, evidentemente da una sola mano". Inizia così, su un divanetto di Montecitorio, il racconto di Renata Bueno, deputata italo-brasiliano eletta in Sudamerica nel 2013 (gruppo Misto), su quanto sia a rischio "infiltrazioni", il voto fuori confine. Per consentirle di ricandidarsi è stata modificata in dirittura d'arrivo la norma sul voto all'estero che impediva la corsa a chi avesse avuto incarichi negli ultimi dieci anni. Lei è stata consigliera comunale a Brasilia sette anni fa: il paletto adesso è stato ridotto su proposta Pd a 5 anni. La Bueno, figlia d'arte (suo padre è Rubens è deputato e dirigente socialista in Brasile).

Perché rischia di essere così facile essere eletti all'estero? E perché tanti sospetti sugli italiani in difficoltà che potrebbero tentare il colpo fuori?
"Le irregolarità ci sono state, ci sono. Purtroppo favorite da un sistema non più tollerabile nel 2017: il voto per corrispondenza, senza alcun controllo, e che chiunque può esprimere per conto dell'elettore reale".

E quindi succede che?
"Succedono cose strane. Per esempio al consolato di San Paolo sono arrivate tantissime schede con preferenze per una lista composta per lo più da italoargentini e presentata in Argentina. Illogico, no? Oppure che i nomi delle preferenze siano scritti o i simboli di partito siano segnati tutti con la stessa grafia e la stessa penna".

Cioè dalla stessa mano.
"Forse. Possibile. In Brasile sarebbe impensabile. Lì si vota già con sistema elettronico e impronte digitali".

Perché se l'è presa con Verdini, perché insidierebbe la sua candidatura?
"È curioso, lo so, ma ho saputo dell'intenzione di Verdini di candidarsi proprio nella mia circoscrizione. E posso assicurare che non sarebbe affatto gradito in Brasile".

A dire il vero, è stata modificata la norma per consentire la sua, di rielezione.
"Quel paletto sulle incompatibilità, spuntato all'improvviso, non aveva senso. Peggio, sembrava inserito apposta per sbarrarmi la strada".

Chi le voleva sbarrare la strada?
"Non l'ho saputo, non l'ho capito. So che era stato presentato dal Pd"

Che le hanno detto?
"Ho parlato con Fiano ma anche a lui era sfuggito. So solo che da un giorno all'altro qualcuno aveva costruito la trappola. Quel che conta è che ora sia stata ripristinata la legalità".

E perché la norma che ha introdotto la "reciprocità", cioè la possibilità anche per gli italiani residenti in Patria di candidarsi fuori, perché non funziona secondo lei?
"Verdini o no, non si capisce la logica. Allora introduciamo il diritto degli italiani residenti all'estero di candidarsi anche in Italia. Questo no, perché non conviene, giusto?"