Esteri

Egitto, Sinai: il nuovo Afghanistan alle porte dell'Europa

Magdy Abdel Ghaffar 
Lo Stato egiziano deve affrontare due gruppi terroristici di primissima grandezza in rivalità fra di loro. Nella penisola che arriva fino ai confini di Israele è esploso lo scontro fra al-Qaeda e una milizia che fa riferimento all'Islamic State e che starebbe accogliendo i combattenti in fuga da Siria e Iraq
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IL SINAI, il grande deserto egiziano, si è trasformato ormai nel nuovo Afghanistan alle porte dell'Europa. Soltanto giovedì, intervenendo davanti al parlamento egiziano, il ministro degli Interni Magdy Abdel Ghaffar aveva rassicurato: "La situazione della sicurezza nel Sinai è stabile, i cittadini che vivono nella penisola adesso sono più sicuri, stiamo riorganizzando la presenza della polizia e dell'esercito".

Ai deputati Ghaffar aveva perfino annunciato che 3 membri dei Fratelli Musulmani erano stati appena uccisi durante un'operazione di sicurezza della polizia, mentre altri 9 sono stati arrestati.

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Ma nel Sinai i Fratelli sono i "terroristi" sbagliati, o forse non sono neppure terroristi, ma soltanto oppositori che il governo tratta da jihadisti per ragioni politiche. Nella penisola Sinai lo Stato egiziano ormai da anni è in difficoltà sempre maggiori perché deve affrontare non uno ma almeno due gruppi terroristici di primissima grandezza in rivalità fra di loro. Nella penisola che arriva fino ai confini di Israele è esploso lo scontro fra al-Qaeda e una milizia che fa riferimento all'Islamic State e che starebbe accogliendo i combattenti in fuga dal teatro siriano ed iracheno

Nelle scorse settimane il capo terrorista Abu Muhammad Al-Salafi Al-Sinawi, un jihadista che segue la corrente fondata da Osama bin Laden, ha lanciato la sua sfida all'Islamic State con un messaggio tv. Il titolo del messaggio è La verità sul Kharigismo di al-Baghdadi nel Sinai. Il "karigismo" era una branca dell'Islam che si distaccò dall'ortodossia ai tempi del quarto califfo, e da allora il movimento, la parola stessa, sono diventati sinonimo di eresia, di dissidenza da stroncare anche con la violenza.

Per questo l'uomo di al-Qaeda nel Sinai ha accusato i seguaci dell'Isis soprattutto di una cosa: di aver attaccato altri musulmani nel Sinai, non solo di azioni contro il comune nemico rappresentato dal regime egiziano.

Secondo gli analisti il messaggio di Al Sinawi (l'uomo del Sinai) formalizza uno scontro che ormai era sotto gli occhi di tutti da quando l'Isis ha provato a passare nella penisola. Aqsp (Al Qaeda nella Penisola del Sinai) si è trovata di fronte allo stesso scenario che sta fronteggiando Al Qaeda in Afghanistan insieme ai talebani, ovvero l'ingresso di una nuova formazione terroristica islamista che cerca uno spazio vitale sul territorio di uno stato musulmano incapace di controllare il territorio come quello egiziano.

Per tornare alla capacità dell'esercito e della polizia del Cairo di controllare il terrorismo nel deserto, soltanto un mese fa il presidente Abdel Fatah el Sisi era stato costretto a reagire al più sanguinoso assalto mai condotto dai terroristi contro la polizia egiziana. In un'imboscata a Ovest del Cairo, quindi nel deserto occidentale, un gruppo islamista era riuscito ad uccidere 80 poliziotti, fra cui almeno 2 generali e alcuni colonnelli. Sisi aveva reagito ordinando la sostituzione del capo di stato maggiore della Difesa, il generale Mohammed Farid Hegazy, che tra l'altro è suo consuocero, e promuovendo il generale Mahmoud Hegazy (i due non sono parenti).