Esteri

Il ministro degli Esteri saudita: "Nessun dialogo con l'Iran"

Al Jubeir e Alfano a Roma (ansa)
Intervista ad Adel Al Jubeir, a Roma per la conferenza Med: "Teheran resti fuori dalla regione araba. Deve decidere se comportarsi come uno Stato normale o come una nazione fuorilegge"
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Nessun dialogo con l'Iran. Nessun compromesso con gli Houthi sullo Yemen né tantomeno con l'emiro Al Thani sulla crisi con il Qatar. Avanti con le riforme in nome di un Pase non più schiavo della corruzione né tantomeno di un Islam di stampo radicale. E' l'interprete perfetto della nuova Arabia Saudita di Mohammed Bin Salman Adel al Jubeir, ministro degli Esteri saudita incaricato di portare alla conferenza Med di Roma la parola e il pensiero dell'erede al trono saudita, l'uomo più potente del Medio Oriente oggi, colui che con le sue mosse è in grado di spostare l'ago della bilancia regionale verso la pace o la guerra. A margine del Med e dopo un bilaterale con il suo omologo Angelino Alfano, Al Jubeir risponde alle domande di un gruppo ristretto di giornalisti.

Ministro, la situazione in Yemen nelle ultime ore sembra volgere a favore dell'Arabia Saudita, ma il Paese resta sull'orlo del collasso umanitario e l'Arabia Saudita è fra i responsabili della situazione...
"Siamo ben consapevoli della situazione umanitaria dello Yemen. Lo siamo tanto che siamo il maggior contributore di aiuti internazionali al Paese. Ma non è colpa nostra se la gente soffre la fame: gli Houthi rubano gli aiuti per rivenderli. Impongono pagamenti alle navi che portano cibo e medicine. E attaccano il mio Paese. Non è l'Arabia Saudita ad aver voluto questa guerra. Ma di certo non avremmo potuto lasciare che un Paese nostro vicino, 20 milioni di abitanti, fosse preso in ostaggio da una milizia di 50mila persone armata e finanziata dall'Iran. Cosa fareste voi se qualcuno lanciasse razzi contro l'aeroporto di Fiumicino come gli Houthi hanno fatto con l'aeroporto di Riad?".

Parlando di Iran, sareste pronti a un dialogo con l'Iran per smorzare le tensioni nella regione?
"Abbiamo abbandonato l'idea di un dialogo. Dal 1979 ci proviamo ma tutto quello che abbiamo avuto indietro è morte e distruzione. Stiamo parlando un Paese che arma e dà protezione ai terroristi, che ha ucciso i nostri diplomatici, attaccato le nostre sedi diplomatiche, è legato a filo doppio ad Al Qaeda sin dagli anni '90, come hanno dimostrato i documenti trovati nel covo di Osama bin Laden. E' questo il comportamento di un Paese che vuole dialogare? L'Iran deve decidere se comportarsi come uno Stato normale o come una nazione fuorilegge. Così con loro non si può parlare".

Cosa chiedete all'Iran?
"Che cessi le ingerenze e il sostegno al terrorismo. L'Iran appoggia gli Houthi, il regime di Bashar al Assad in Siria, i terroristi di Al Qaeda. E' tempo di dire basta: l'Iran non ha nulla da fare nella regione araba, dovrebbe restarne fuori. Gli iraniani restino in Persia".

Il suo Paese ha conquistato i titoli dei giornali di tutto il mondo con la retata anti-corruzione di 3 settimane fa: 200 persone arrestate, 11 principi e l'accusa di aver portato a termine un regolamento di conti più che un'operazione di trasparenza...
"Il principe ereditario ha annunciato sei mesi fa che non ci sarebbero stati sconti per chi si macchia di corruzione. Le indagini sono andate avanti per sei mesi. Questa operazione è molto popolare in Arabia Saudita: vogliamo cambiare il Paese, aprirlo, ma non possiamo farlo se la corruzione ci blocca. Credo che gli investitori siano felici di sapere che non avranno più bisogno di corrompere qualcuno per fare affari in Arabia Saudita".

Si è parlato molto della nuova relazione fra Arabia Saudita e Israele: può spiegarci che rapporto c'è oggi fra i due Stati?
"Non ci sono relazioni. Non abbiamo relazioni e non potremo averle fino a quando non sarà risolta la questione palestinese. Ma di certo in questo momento l'Arabia Saudita ha diversi interessi in comune con Israele nella regione"