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India, rinasce l'ashram dei Beatles sulle rive del Gange

Fu il luogo di meditazione del quartetto di Liverpool, a Rishikesh, sulle rive del Gange. Caduto in disgrazia e trascurato, divenne luogo di passaggio per leopardi e altri felini. In occasione del festival dello yoga, dal primo marzo, il luogo sacro si presenterà nuovo di zecca, così sostengono le autorità
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BANGKOK - Cinquant’anni fa John Lennon e Paul McCartney erano in crisi e su consiglio di George Harrison tutti i Beatles con consorti e corte giunsero in India a cercare nella calma dell’Oriente il metodo per tenere sotto controllo il proprio senso di onnipotenza. Lennon non aveva ancora detto di sentirsi più popolare di Gesù Cristo, ma forse già lo pensava. Fu lui l’ultimo assieme al mistico George a lasciare l’ashram di meditazione trascendentale del guru hindu Maharishi Mahesh alle pendici dell’Himalaya indiano quando tutti gli altri se n’erano già andati, insospettiti da certe voci sulla condotta sessuale del maestro.

A quel viaggio storico per i fan dei Beatles e delle contaminazioni oriente-occidente sta per essere dedicata una mostra nel Museo che gli ha dedicato la città di Liverpool. Ma è dalle macerie dell’ashram di Rishikesh sulle rive del Gange che potrebbe rinascere lo spirito di quei due mesi controversi eppure prolifici tra marzo e aprile del 1968 quando, lontani da Londra, dai moti studenteschi e dalla fama, nella quiete della meditazione sotto la guida di Maharishi, nacquero musiche e liriche del White Album.

Dietro al progetto di rinascita del centro di yoga dedicato ai suoi ospiti più illustri – fatto piuttosto inedito nell’induismo - c’è il nipote del vecchio maestro morto in Europa dieci anni fa, rattristato dalle accuse di molestie contro suo zio secondo lui inventate da qualcuno dell’entourage annoiato dalla rigida routine. Dopo il picco di fama ottenuto quando si sparse la voce che c’erano stati i Beatles, il centro Chaurasi Kutia cadde in disgrazia e fu preso in carico dal governo che lo lasciò all’incuria del tempo con rari sadhu eremiti ospiti delle caverne. Vi passeggiavano anche leopardi e tigri della riserva di Rajaji e la foresta ha invaso mura, giardini,  tempietti, dormitori ad alveare e le capanne a cupola di cemento dove i celeberrimi musicisti passavano ore della loro giornata immersi nel buio al solo suono della Om.

Nel 2015 il centro è stato ufficialmente riaperto sperando nel turismo di culto e una parte delle vecchie strutture è stata ripulita. Ma per il cinquantenario ormai prossimo le autorità turistiche dello Stato faranno del tutto per abbellire o rendere ancora più dignitosi i luoghi abbandonati prima ai felini e poi alle coppiette notturne. Dopo mezzo secolo si vuole ricreare qui anche solo con l’immaginazione lo spirito di quella parentesi trascendentale dei Beatles al massimo della loro fama planetaria.


Il rilancio ufficiale dell’ashram avverrà durante il Festival internazionale di yoga che inizia a Rishikesh dal primo marzo 2018 e le autorità con la Fondazione Maharishi offrono nel depliant “nuovi servizi igienici, una galleria di foto rare del gruppo durante il loro soggiorno, una caffetteria e un negozio di souvenir”. L’attrazione principale sarà invece una sorta di “Cattedrale dei Beatles” ricavata da un muro decrepito dove generazioni di visitatori hanno lasciato graffiti e messaggi ispirati ai brani più celebri a cominciare da quelli che videro la luce qui.

Molti hanno segnalato il rischio che un revival del centro per soli fini turistici possa finire per eliminare anche l’ultima magia del luogo. Ma non si vive di solo spirito e una parte sarà comunque dedicata ai corsi tradizionali della filosofia trascendentale di cui Maharishi era stato un precursore. Magari sarà restaurato il vecchio ufficio postale dove John Lennon andava ad aspettare le lunghe lettere della sua Yoko, e rimessa in funzione qualche caverna del buio dove turisti-meditatori possono sedersi come hanno fatto i mitici 4 in cerca di una tregua dal mondo.