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Germania, esponente di estrema destra dell'Afd si converte all’Islam, ma resta nel partito

Arthur Wagner 
Arthur Wagner, esponente di spicco di Alternative für Deutschland a Brandeburgo, ha lasciato la leadership, ma non il movimento. I vertici: “Non è un problema, accettiamo tutte le religioni”
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Da paladino dell’identità tedesca a musulmano. Dopo aver militato in Alternativa per la Germania, il partito di estrema destra che ama mettere in guardia contro l’ "islamizzazione" della Repubblica Federale, Arthur Wagner, elemento di spicco di Afd Brandeburgo, ha iniziato a pregare Allah e ha lasciato la leadership. Ma è ancora un membro del movimento.
 
A confermare la vicenda è stato il portavoce locale Daniel Friese, che a Berliner Zeitung ha sottolineato che “Wagner si era dimesso dall’incarico già da qualche giorno per motivi personali”, lasciando intendere che la sua esclusione non è stata un’idea del partito.
 
“MUSULMANO NON È PROBLEMA”
Come se avere un musulmano tra i leader del movimento fosse una cosa normale, Friese ha specificato che “Wagner avrebbe potuto scegliere qualsiasi religione e non sarebbe comunque stato un problema”, perché “noi rispettiamo la libertà di culto”.
 
Un tentativo lecito di minimizzare, risultato però inefficace. In Germania la notizia ha fatto scalpore, lasciando l’opinione pubblica sbigottita e anche un po’ confusa. Soprattutto i suoi iscritti.
“GLI SLOGAN ANTI-ISLAM”
D’altronde l’Afd è lo stesso partito che alle elezioni generali ha parlato alla pancia degli elettori con un programma in cui figuravano punti dedicati alla lotta all’Islam. Ideali che, insieme ad altri, a settembre lo hanno consacrato terzo partito della Germania e che per la prima volta hanno permesso a un movimento di estrema destra di entrare nel Bundestag.
 
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In Germania li conoscono per il contrasto alla politica migratoria di Merkel, le battaglie contro il burqa nei luoghi pubblici e i minareti. E più di una volta le dichiarazioni dei leader nazionali sul tema hanno suscitato aspri dibattiti e polemiche.
 
L’ultimo caso è stato quello della vicepresidente di Afd Beatrix Von Storch, finita sotto inchiesta per dei commenti contro i musulmani postati su Twitter la notte di Capodanno. Era sconcertata per il fatto che la polizia tedesca potesse aver twittato un messaggio in arabo.
 
“TUTELARE IDENTITA' TEDESCA”
Le parole di Friese ora stridono con la retorica di Afd, che sempre più si fa vicina a quella degli anti-islamici di Pegida. Sul quotidiano berlinese il portavoce ha continuato: “Essere musulmano non impedisce a una persona di essere membro del nostro partito”.
 
Eppure basta andare sul sito internet dell’Afd Brandeburgo per capire che le priorità del partito non sono cambiate. “L’impegno a tutelare la cultura tedesca”, è tra i punti messi in evidenza in home page. “L’Islam – si legge - non appartiene alla Germania. Vediamo l'ideologia del multiculturalismo come una seria minaccia alla pace sociale e all'unità culturale. Stato e società civile devono difendere l'identità tedesca”.
 
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In tutto ciò, l’unico che potrebbe dissipare qualche dubbio rimane in silenzio. Arthur Wagner, che prima di passare ad Afd era con Cdu, il partito di Angela Merkel, si è trincerato dietro un semplice: “La religione è una faccenda privata”.
 
Avido di particolari, l’unica dichiarazione è rivolta a tutelare l’immagine del suo ex partito: “Non ho subito alcuna pressione per lasciare l’incarico”.