Esteri

Etiopia, si dimette il premier. Ma per la prima volta non è un golpe

Hailemariam Desalegne ha lasciato il suo incarico per l'impossibilità di proseguire con le riforme. Il tentativo di mettere un freno agli scontri e alle violenze degli ultimi mesi, in un Paese dove i precedenti avvicendamenti al governo erano avvenuti soltanto dopo un putsch

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ADDIS ABEBA – Per la prima volta nella storia dell’Etiopia (e di molti Paesi africani), un capo di governo si è dimesso non per una rivolta o per un golpe, ma per una crisi politica. Il primo ministro Hailemariam Desalegne ha lasciato il suo incarico perché non riusciva a proseguire con le riforme che ritiene necessarie al suo Paese. "Le mie dimissioni sono vitali, nel tentativo di condurre le riforme che portino a una pace sostenibile e alla democrazia", ha detto il premier in un discorso in tv. La sua speranza è anche quella di mettere un limite agli scontri e alle proteste violente degli ultimi mesi. Hailemariam, primo ministro dal 2012 (quando morì il premier Meles Zenawi) si è anche dimesso anche dalla presidenza della coalizione di governo del “Fronte democratico rivoluzionario del popolo”, l’Eprdf che è praticamente il partito unico al potere in Etiopia sin dal rovesciamento del colonnello Menghistu.
 
In Etiopia centinaia di manifestanti sono stati uccisi nel 2015 e nel 2016 in rivolte esplose nelle regioni più popolose del Paese, l’Oromia e l’Amhara. Parallelamente è cresciuta a un livello senza precedenti l’ostilità delle altre etnie rispetto ai tigrini, che col 6 per cento della popolazione di fatto controllano tutte le leve del governo nazionale.
 
Hailemariam, un ex rettore universitario di 52 anni, era succeduto al leader della rivolta contro il regime del colonnello Menghistu, il leggendario tigrino Melles Zenawi. Capo di una guerriglia marxista che per anni aveva combattuto il regime di Menghistu che pure si appoggiava all’Unione Sovietica, Zenawi era arrivato al potere nel 1991 con un guerriglia che alla fine era stata sostenuta da Stati Uniti e Gran Bretagna. Da allora i tigrini hanno governato con pugno di ferro ma anche riuscendo a migliorare le condizioni economiche del Paese.
 
"I disordini e la crisi politica hanno causato la perdita di vite umane e la fuga di molte persone", ha ammesso il premier dimissionario, mentre i media ricordano che le proteste sono continuate nonostante il rilascio, nelle settimane scorse, di centinaia di prigionieri politici.
 
Gli analisti osservano come, sin dal suo arrivo al governo, Hailemariam sia stato considerato politicamente debole dalle élite e privo di leadership. Le sue dimissioni potrebbero fornire alla coalizione di governo l'occasione per trovare un leader più forte, se i partiti che ne fanno parte non si divideranno sulla base delle differenze etniche. Particolarmente evidenti appaiono già le tensioni tra il Fronte di liberazione del popolo del Tigrai, la cui influenza appare sempre più ridotta, e l'Organizzazione democratica del popolo Oromo, che sta invece diventando più forte.