Esteri

Siria, l'Onu accusa: "Nella Ghouta orientale usate armi chimiche"

Il rapporto della Commissione sui crimini di guerra contiene le prove di almeno tre nuovi attacchi da parte del regime di Assad

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Semmai ve ne fosse bisogno, la Commissione dell’Onu sui crimini di guerra in Siria pubblica in queste ore un rapporto che contiene le prove di almeno tre nuovi attacchi chimici operati dal regime di Bashar al Assad nella Ghouta orientale, il sobborgo di Damasco ancora nelle mani della rivolta. Lo stesso documento contiene una denuncia dell’Unicef sulle disperate condizioni in cui si trovano i bambini in quelle aree del Paese. Secondo l’agenzia Onu per l’infanzia è infatti diventata routine per i minori vivere sottoterra, nei rifugi improvvisati contro i bombardamenti dei caccia di Damasco e di Mosca.

Nel rapporto viene anche evidenziato come nei mesi scorsi la Russia e la Coalizione a guida Usa siano stati «responsabili dell’uccisione di decine di civili nel Paese». I russi «hanno bombardato un mercato a ovest di Aleppo, 84 i morti», mentre la Coalizione, in tre raid su una scuola a Raqqa, ha ucciso 150 profughi, cinque volte quanto ammesso dal Pentagono.

L’Onu afferma che il governo siriano «ha usato armi chimiche contro i ribelli nella Ghouta orientale, tre volte il cloro a luglio, e ricorda che l’uso di queste armi «è proibito indipendentemente dal bersaglio militare». Nel testo si chiede con forza l’immediato rilascio dei bambini, delle donne, degli anziani e dei disabili, e l’accesso degli osservatori internazionali a ogni centro di detenzione, inclusi quelli creati dalle milizie armate. In Siria, «la Coalizione internazionale ha fallito nell’assumere ogni possibile precauzione per proteggere i civili, come quando ha bombardato l'area di Raqqa, causando la morte di almeno 150 profughi, comprese donne e bambini». Rimasti intrappolati nel corso dell'offensiva per liberare Raqqa, molti civili sono stati usati come scudi umani, anche a Deir ez Zor. In un attacco, il 13 novembre scorso, «l’aviazione russa ha bombardato un’area densamente popolata di Atareb, a ovest di Aleppo. Sono stati usati missili non-guidati contro un mercato, una stazione di polizia, negozi e un ristorante, in quello che potrebbe prefigurare un crimine di guerra».

E notizie di un nuovo attacco con gas cloro che ha colpito nella notte la città di Hamuriyeh, sempre nella Ghouta orientale, con «oltre 30 casi di soffocamento, tra cui donne, bambini e volontari della Protezione civile» giungono anche dai “caschi bianchi” siriani, quei volontari anti-Assad che aiutano i civili dopo i bombardamenti. ma che sono accusati da chi sta dalla parte del governo di essere al soldo dei regimi occidentali e vicini ai ribelli islamisti. Sulla loro pagina Twitter si legge che quello della notte scorsa è «l’ottavo attacco nel 2018» con gas cloro, arma vietata a livello internazionale. Questo poche ore dopo che un convoglio di aiuti è arrivato ieri nella Ghouta per la prima volta dopo mesi. Il rappresentante dell’Unhcr in Siria, Sajjad Malek, ha spiegato il convoglio è stato costretto a lasciare i sobborghi a est della capitale dopo solo nove ore a causa dei bombardamenti.

Le ultime accuse al regime siriano sull’uso di armi chimiche nella Ghouta orientale risalgono al 25 febbraio, appena dopo l'approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu su un cessate il fuoco in Siria. Il 21 agosto 2013 un altro attacco chimico nella Ghouta orientale causò la morte di oltre 1.400 civili.
Intanto, il Cremlino smentisce ogni accusa contro il suo protetto Assad. Secondo Mosca sono solo calunnie destinate a indebolire il regime.