Esteri

Siria, Erdogan contro Macron: "Sui curdi la Francia sta andando oltre i limiti"

ll presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e il capo dell'Eliseo, Emmanuel Macron (afp)
Il presidente turco giudica 'totalmente sbagliato' l'approccio del capo dell'Eliseo che si è proposto come mediatore nello scontro tra Ankara e le Forze Democratiche Siriane (Fds): "Chi siete voi per parlare di mediazione tra la Turchia e un'organizzazione terroristica?"
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ISTANBUL - Turchia e Francia nuovamente ai ferri corti. E questa volta non per la richiesta di comizi elettorali per i ministri turchi a Parigi, o per la posizione negativa dell'Eliseo sull'accesso di Ankara in Europa. Ma sulla guerra in Siria. E più precisamente sull'appoggio del governo francese ai combattenti curdi in questo periodo in lotta con l'esercito turco.

Giovedì a Parigi una delegazione di rappresentanti delle Forze del Rojava (il Kurdistan dell'ovest) è stata ricevuta dal presidente francese Emmanuel Macron. E subito la voce del capo dello Stato turco Recep Tayyip Erdogan si è fatta sentire. "Sono estremamente amareggiato dall'approccio totalmente sbagliato della Francia su questo problema - ha spiegato il leader di Ankara in un discorso tenuto nella capitale turca ai parlamentari del suo partito, conservatore e di ispirazione religiosa -. Chi siete voi per parlare della mediazione fra la Turchia e un'organizzazione terroristica? Noi non abbiamo bisogno di un mediatore. Da quando in qua la Turchia si siede a un tavolo con un'organizzazione terroristica? La Francia sta andando molto al di là dei limiti".

All'Eliseo i rappresentanti delle Forze Democratiche Siriane (Sdf) avevano parlato dell'attuale offensiva delle Forze armate turche in Siria, chiamata 'Ramoscello d'ulivo', e dei combattimenti in atto ad Afrin e nelle prossime località obiettivo dell'esercito di Erdogan. Parigi aveva così chiesto ad Ankara di instaurare il dialogo con le milizie, costituite in gran parte dalle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg), che sono però considerate dalle autorità turche un ramo siriano del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) fondato nel 1984 da Abdullah Ocalan, e quindi ritenute come organizzazioni terroriste. Il Pkk è iscritto come tale sia dall'Unione Europea sia dagli Stati Uniti. Diverso invece è l'approccio dell'Occidente nei confronti delle unità curde, alcune di loro impegnate nel conflitto in Siria. Washington ad esempio considera sia lo Ypg sia il Pyd (Partito dell'unione democratica) come gruppi fondamentali e alleati nella lotta contro i jihadisti del sedicente Stato Islamico in Siria e Iraq, come avvenuto nel 2015 nella liberazione della città di Kobane. Ankara però non deflette dalle proprie convinzioni. "Voi potete sedervi al tavolo con un'organizzazione terroristica - ha aggiunto Erdogan riferendosi alla Francia -, ma la Turchia la combatte come ha fatto ad Afrin".

Poco prima il suo portavoce, Ibrahim Kalin, aveva negato qualsiasi ipotesi di negoziato: "Respingiamo ogni sforzo teso a promuovere un dialogo, contatti, o una mediazione fra la Turchia e questi gruppi terroristi. I Paesi che vediamo come alleati e amici dovrebbero mostrare una posizione chiara conto tutti i tipi di terrorismo, e non compiere passi che legittimano gruppi terroristici. L'approccio della Turchia verso il Pkk/Pyd/Ypg è chiaro: respingiamo approcci fatui come dialogo, contatti o mediazioni con questi gruppi terroristici". Macron era sembrato offrirsi come mediatore, sollecitando l'apertura di "un dialogo tra le Forze democratiche siriane e Ankara con l'assistenza della Francia e della comunità internazionale". Alcune voci parlavano addirittura del possibile invio di soldati francesi a sostegno dei curdi in Siria, ipotesi comunque respinta ufficialmente dall'Eliseo.

Lunedì scorso a Varna, in Bulgaria, durante il vertice fra Europa e Turchia sulla questione dei rifugiati in Siria e sul proseguimento dei colloqui negoziali per l'ingresso di Ankara nella Ue, l'atmosfera fra Erdogan e i leader comunitari Jean-Claude Juncker e Donald Tusk sembrava tornata decisamente al sereno. Lo stesso leader turco aveva parlato di "nuova futura spinta alle relazioni" fra Ankara e Bruxelles. Ora nuove nubi sembrano invece incombere. E la partita siriana, e dei suoi schieramenti, si complica.