Esteri

Tra Serbia e Kosovo tensione alle stelle, falliscono i tentativi di mediazione

(reuters)
Si rompe la coalizione di governo a Pristina tra la maggioranza albanese e la minoranza di lingua serba, che si prepara a creare nel nord del Paese un'"unione dei comuni" osteggiata dall'esecutivo di Thaci: nessun risultato finora nella trattativa con il leader di Belgrado Vucic 
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Si riaccende al massimo la tensione tra Serbia e Kosovo, uno dei piú pericolosi focolai di tensione nell'ex Jugoslavia e nei Balcani. Il partito della minoranza serba nell'esecutivo kosovaro al potere nella capitale Pristina è uscito dalla coalizione in cui era insieme alle forze della maggioranza albanese, a seguito di gravi incidenti. E si prepara a costituire nel nord del Paese, abitato in maggioranza da popolazione di lingua serba, un'unione dei comuni serbi del Kosovo, ODS. Cosa che Pristina rifiuta, dicendosi pronta a reagire con misure energiche. Immediata la risposta di Belgrado: noi siamo pronti a nostra volta a difendere i diritti della minoranza serba a costituire la ODS con la sua autonomia.

I rapporti non sono mai stati buoni da quando, poco piú di dieci anni fa, a seguito della sconfitta militare della Jugoslavia di Milosevic contro la Nato e della vittoria del cosiddetto Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) l'ex provincia di maggioranza albanese cui Milosevic aveva tolto lo statuto di autonomia ha proclamato la sua indipendenza. Quasi tutti i paesi del mondo la riconoscono, ma si rifiutano di farlo, oltre alla Serbia, la Russia (con diritto di veto al consiglio di sicurezza Onu), la Spagna, la Slovacchia e alcuni altri. “Noi difenderemo i diritti della ODS”, ha sottolineato la premier serba Ana Brnabic. La crisi è precipitata da quando i negoziati bilaterali per la normalizzazione, pochi giorni fa, sono stati interrotti, e il capo-negoziatore serbo Marko Djuric è stato arrestato ed espulso dalle autorità kosovare. I tentativi dei presidenti serbo, Aleksandar Vucic, e kosovaro, Hashim Thaci, di trovare compromessi, tentativi incoraggiati dalla Ue e soprattutto dall'alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini, sono dunque al momento falliti. I falchi delle due parti sono tornati al peggiore linguaggio.

Il ministro della Difesa serbo Vulin ha persino detto: “Thaci fuggiva davanti all'esercito jugoslavo, se necessario dovrà strisciare oggi o domani davanti all´esercito serbo”. Secondo molti osservatori diplomatici occidentali la Russia di Putin soffia sul fuoco in questo caso come in tutti i balcani occidentali, incoraggiando le ali piú radicali delle forze politiche panslave, russofile antioccidentali. I Balcani rischiano dunque di tornare terreno di confronto per le sfere d'influenza tra Ue e Nato da un lato contro il Cremlino dall'altro.