Da giorni sulla graticola, la ministra dell'Interno britannica Amber Rudd alla fine si è arresa e si è dimessa, sull'onda delle rivelazioni sui diritti negati a una generazione d'immigrati dalle ex colonie caraibiche. E la premier Theresa May ha accettato il suo passo indietro.
Il dossier riguarda un vasto contingente di immigrati delle ex Indie Occidentali giunti in Gran Bretagna dopo l'indipendenza, fra il 1948 e i primi anni '70, la cosiddetta 'Windrush generation', dal nome della nave del primo sbarco nel Regno. A loro erano stati promessi pieni diritti di cittadinanza. Diritti che a non pochi - specie fra quelli arrivati nel Regno bambini e senza passaporto proprio - sono stati tuttavia di recente rimessi in discussione, con casi di cure mediche negate e persino minacce d'espulsione da parte del ministero dell'Interno, rientrate solo sulla scia di denunce e proteste che hanno portato lo scandalo fino in Parlamento.
Amber Rudd è finita nella bufera per avere affermato in aula di non essere stata a conoscenza delle quote di espulsioni annuali prestabilite dal suo dicastero. Salvo poi essere di fatto smentita da un memo. A quel punto la ministra si è scusata, pubblicamente, e la premier May ha fatto lo stesso di fronte ai leader di 12 Paesi delle Antille riuniti a Londra per un vertice del Commonwealth. Ma tutto questo non ha placato la protesta dell'opposizione laburista, che ha chiesto a gran voce le dimissioni della titolare dell'interno.
Il governo Tory ha continuato a difenderla, temendo tra l'altro di perdere un altro ministro di primo piano, come l'ex titolare della Difesa Michael Fallon, finito nello scandalo molestie a Westminster. Tanto più che il caso dei migranti caraibici coinvolge pure la May in quanto ex titolare dell'Interno. Alla fine, però, la premier ha preso atto della situazione, che evidentemente è sembrata non più sostenibile, ed ha accettato le dimissioni della sua ministra.
Il dossier riguarda un vasto contingente di immigrati delle ex Indie Occidentali giunti in Gran Bretagna dopo l'indipendenza, fra il 1948 e i primi anni '70, la cosiddetta 'Windrush generation', dal nome della nave del primo sbarco nel Regno. A loro erano stati promessi pieni diritti di cittadinanza. Diritti che a non pochi - specie fra quelli arrivati nel Regno bambini e senza passaporto proprio - sono stati tuttavia di recente rimessi in discussione, con casi di cure mediche negate e persino minacce d'espulsione da parte del ministero dell'Interno, rientrate solo sulla scia di denunce e proteste che hanno portato lo scandalo fino in Parlamento.
Amber Rudd è finita nella bufera per avere affermato in aula di non essere stata a conoscenza delle quote di espulsioni annuali prestabilite dal suo dicastero. Salvo poi essere di fatto smentita da un memo. A quel punto la ministra si è scusata, pubblicamente, e la premier May ha fatto lo stesso di fronte ai leader di 12 Paesi delle Antille riuniti a Londra per un vertice del Commonwealth. Ma tutto questo non ha placato la protesta dell'opposizione laburista, che ha chiesto a gran voce le dimissioni della titolare dell'interno.
Il governo Tory ha continuato a difenderla, temendo tra l'altro di perdere un altro ministro di primo piano, come l'ex titolare della Difesa Michael Fallon, finito nello scandalo molestie a Westminster. Tanto più che il caso dei migranti caraibici coinvolge pure la May in quanto ex titolare dell'Interno. Alla fine, però, la premier ha preso atto della situazione, che evidentemente è sembrata non più sostenibile, ed ha accettato le dimissioni della sua ministra.