Esteri

Gaza, Erdogan vuole portare Israele davanti alla Corte internazionale per i diritti umani

La Turchia chiede che Israele sia portato davanti alla Corte internazionale per i diritti umani, per il massacro di palestinesi sulla Striscia di Gaza. La richiesta proviene direttamente da Recep Tayyip Erdogan che oggi a Istanbul ha convocato per questa sera un vertice straordinario dell'Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic), di cui il Sultano è il presidente di turno

2 minuti di lettura
GERUSALEMME – La Turchia chiede che Israele sia portato davanti alla Corte internazionale per i diritti umani, per il massacro di palestinesi sulla Striscia di Gaza. La richiesta proviene direttamente da Recep Tayyip Erdogan, ed è formulata per bocca del suo ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu. Una Turchia attivissima sul piano diplomatico e sempre più paladina del mondo musulmano. Al punto che stasera alle 19 ore locali (18 in Italia) a Istanbul è stato convocato un vertice straordinario dell'Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic), di cui il Sultano è il presidente di turno.

Prima del vertice la città ospiterà una manifestazione "contro l'oppressione e per Gerusalemme". Il raduno, in cui parlerà il presidente turco, è previsto nel pomeriggio a piazza Yenikapi, che può contenere centinaia di migliaia di persone.

A guidare l’incontro dell'Oic, sarà lo stesso capo dello Stato, determinato come mai a puntare il dito su Israele e gli Stati Uniti, accusati di essere la causa originaria e il motivo scatenante della rivolta a Gaza (e anche in molte città della Cisgiordania) contro Washington e Gerusalemme, dopo lo spostamento dell’ambasciata Usa deciso da Donald Trump nella capitale israeliana, così non più considerata condivisa con i palestinesi.

Nei mesi scorsi sono già volate parole grosse fra il Sultano e Benjamin Netantyahu (“macellaio”, “terrorista”), e reiterate di recente nel corso degli assalti della popolazione della Striscia alla barriera, e la successiva risposta israeliana con caccia, droni, tank e cecchini. Erdogan è deciso a non mollare la presa, anche perché si trova a poco più di un mese da importanti elezioni legislative e presidenziali (24 giugno), e in piena campagna elettorale. Rafforzare il consenso già raggiunto in patria - e pure fra molti laici e seguaci del partito repubblicano - per la campagna militare “Ramoscello d’ulivo” svolta giusto al di là dei confini, in Siria, contro i gruppi curdi considerati come “terroristi che minacciano la Turchia”, è un suo obiettivo primario. E il Sultano ha dimostrato nell’ultimo periodo di non andare troppo per il sottile nei suoi attacchi contro Usa e Israele, due Stati le cui decisioni di politica internazionale trovano sempre meno fiducia nell’elettorato conservatore e religiosamente ispirato che si richiama al leader turco.

L’Organizzazione per la cooperazione islamica è compista da 57 Paesi musulmani, pronti ora a seguire il Sultano, che sta sempre più trascurando Ankara, la capitale kemalista, per riportare al centro del suo Impero la megalopoli Istanbul. Erdogan vuole cogliere l'occasione non solo di rilanciarsi come leader del mondo islamico, ma anche come campione della causa palestinese. Lo scorso dicembre l’Oic si era già riunita per una sessione straordinaria, sempre convocata dal Capo dello Stato turco, che aveva portato i Paesi membri a una dichiarazione congiunta nella quale i firmatari riconoscevano Gerusalemme Est come capitale dello Stato palestinese. L'obiettivo del Sultano è adesso quello di far firmare tutti un nuovo atto, significativo e forte, contro quella che ha già definito “l'occupazione israeliana”, e contro la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.

Al vertice di Istanbul sono presenti le massime cariche istituzionali di Azerbaigian, Qatar, Guinea, Indonesia, Pakistan, Kuwait, l'Indonesia, Sudan. Ma la giornata conoscerà pure una coda rilevante. Una volta terminati i lavori, nel tardo pomeriggio Erdogan arringherà la folla al grido di "difendiamo Gerualemme": lo farà in una manifestazione imponente, preparata nell'area costiera di Yenikapi, la Nuova Porta. Qui il Sultano vuole ribadire che "i palestinesi e Gerusalemme non sono soli". E che la Turchia e tutti i Paesi islamici sono pronti nell’intervenire al loro fianco.