Esteri

Russia-Ucraina, scambio di accuse sul giornalista ucciso

Arkadij Babchenko è stato ucciso ieri a Kiev: era un oppositore di Mosca, fuggito dal Paese un anno fa dopo essere stato minacciato

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AGGIORNAMENTO: La morte del giornalista russo Arkadi Babchenko, inizialmente confermata dalle autorità e dalle forze di polizia ucraine, è stata successivamente smentita il giorno dopo dallo stesso Babchenko che si è presentato alla conferenza stampa convocata dalle autorità ucraine sul suo "omicidio". L'articolo è disponibile qui

MOSCA. Le indagini sull'assassinio del giornalista Arkadij Babchenko, ucciso ieri a Kiev, sono appena iniziate, ma Ucraina e Mosca già si accusano a vicenda. "Sono sicuro che la macchina del totalitarismo russo non gli ha perdonato la sua onestà e le sue posizioni di principio", ha scritto sul suo profilo Facebook il premier ucraino Volodymyr Groysman. Un modo "deplorevole di condurre gli affari internazionali", lo ha definito il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov, aggiungendo: "I crimini sanguinosi e l'impunità totale sono diventati una routine per il regime di Kiev"
 
L'uccisione 
Il giornalista e scrittore russo Arkadij Babchenko, 41 anni, padre di una bimba e sei figli adottivi, è stato raggiunto da tre colpi di proiettile alla schiena sul pianerottolo della sua abitazione martedì 29 maggio. È riuscito a entrare in casa dove la moglie lo ha trovato in fin di vita. Inutili i soccorsi: è morto in ambulanza ancor prima di raggiungere l'ospedale. Le autorità ucraine hanno diffuso un identikit del presunto killer, barba e berretto da baseball, mentre il Comitato d'inchiesta russo, organismo alle dipendenze del Cremlino, ha annunciato l'apertura di un'indagine.
 
Il giornalista veterano
Babchenko aveva combattuto entrambe le guerre cecene negli anni Novanta e all'inizio degli anni Duemila, "un'esperienza terribile" che aveva raccontato nel libro "La guerra di un soldato in Cecenia" (edito in Italia da Mondadori). Imbracciata la penna al posto del fucile, era diventato uno dei più noti corrispondenti di guerra per giornali indipendenti come "Moskovskij Komsomolets" e "Novaja Gazeta" che oggi ha annunciato di condurre un'inchiesta indipendente sulla morte.
 
Negli ultimi anni scriveva solo su Facebook chiedendo finanziamenti ai propri lettori. Aveva anche creato la rete "Giornalisti senza intermediari". Le sue critiche contro il Cremlino si erano fatte sempre più feroci dopo l'annessione della Crimea e gli scontri in Est Ucraina nel 2014 e l'intervento in Siria nel 2015.
 
In un post pubblicato poche ore prima dell'agguato, aveva festeggiato il suo "secondo compleanno", ricordando come esattamente quattro anni prima fosse miracolosamente scampato alla morte: gli era stato impedito di salire a bordo in un elicottero ucraino che sarebbe stato abbattuto nel Donbass. 
 
Il post che lo aveva costretto alla fuga
Negli ultimi anni i suoi post sui social network avevano spesso sollevato scandali. Dopo lo schianto nel Mar Nero di un aereo militare russo diretto in Siria con a bordo il Coro dell'Armata rossa, il 25 dicembre 2016, aveva scritto su Facebook di provare "indifferenza" per le morti dei passeggeri. Un post che gli aveva anche attirato numerose minacce di morte. All'inizio del 2017 aveva perciò deciso di lasciare la Russia. Dopo essersi rifugiato prima in Repubblica ceca e poi in Israele, in autunno si era trasferito a Kiev, in Ucraina, dove presentava un programma sulla tv "Atr" dei Tatari di Crimea, oramai vietata nella penisola annessa dalla Russia.
 
Le uccisioni a Kiev
L'omicidio di Babchenko è solo l'ultima di una serie di uccisioni di cittadini russi nella capitale ucraina. Nel luglio 2016 era stato ucciso da un'autobomba Pavel Sheremet, amico di Boris Nemtsov, mentre l'anno scorso era stato assassinato in pieno giorno all'ingresso di un hotel l'ex deputato Denis Voronenkov.