Esteri

Amnesty: "Nella battaglia per Raqqa la coalizione violò leggi internazionali"

Duro rapporto dell'organizzazione umanitaria sull'operazione a guida Usa per liberare la città siriana dall'Isis. Uso sproporzionato della forza, attacchi con armi pesanti su zone popolate dai civili, bombardamenti indiscriminati

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Durante la battaglia di Raqqa della scorsa estate, la Coalizione internazionale a guida statunitense ha gravemente violato le leggi internazionali. Lo sostiene Amnesty international in un rapporto appena pubblicato, in cui denuncia la distruzione quasi totale di una città che contava 300 mila abitanti prima che Washington lanciasse la sua "guerra totale" contro lo Stato Islamico e che oggi è un cumulo di macerie, senza più infrastrutture funzionanti e abbandonata da gran parte dei suoi abitanti. La sua riconquista, che s'è svolta dal 6 giugno al 15 settembre 2107, è costata un numero altissimo di vittime civili, la maggior parte provocate dai raid aerei e dall'artiglieria pesante americana.

Secondo Amnesty, a Raqqa la Coalizione ha usato la forza in modo sproporzionato, violando così il diritto internazionale. Nel rapporto si parla, per esempio, dell'uso massiccio da  parte dei marines americani di batterie di missili contro zone urbane altamente popolate. Con il risultato che il grado di distruzione della città siriana che fu una roccaforte dei jihadisti del Califfato è maggiore a quello di qualsiasi altra città riconquistata, comprese Aleppo e Mosul. Il che stride con quanto disse il generale americano Stephen Towsend che comandava la Coalizione, ossia che "non c'era mai stata una campagna militare così precisa in tutta la storia militare".

Ora, sempre secondo l'ong che difende i diritti umani, a Raqqa i bombardamenti alleati avrebbero provocato molte centinaia di morti (forse duemila) sebbene al momento sia impossibile stabilire un bilancio preciso. Il rapporto contiene anche strazianti testimonianze dei sopravvissuti che parlano della straordinaria brutalità dei raid alleati, anche negli ultimi della battaglia, quando la Coalizione s'accanì contro gli ultimi baluardi nelle mani dei fondamentalisti, infischiandosene se in questi c'era anche civili inermi.

La totale devastazione di Raqqa non è riconosciuta come tale dagli alleati, perciò è poco probabile che le numerose vittime civili rimaste a marcire sotto le macerie siano un giorno contabilizzate, com'è altrettanto poco verosimile che i loro famigliari ricevano un sia pur minimo risarcimento. E nessuno pensa alla ricostruzione di questa città da dove sono fuggiti due terzi dei suoi abitanti, e le cui macerie ancora traboccano di ordigni esplosivi.