Esteri

La svolta dell'Etiopia: "Pronti alla pace con l'Eritrea"

Il nuovo governo di Addis Abeba vuole aprire il Paese: per farlo, deve chiudere il contenzioso con il Paese vicino, con cui ha combattuto per due anni

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ADDIS ABEBA – Il nuovo governo etiopico guidato da Abiy Ahmed ha annunciato di essere pronto ad accettare i termini di un accordo di pace con l’Eritrea, il Paese con cui ha condotto un conflitto sanguinoso per 2 anni e con il quale formalmente è ancora in guerra. La decisione del governo etiopico arriva nello stesso giorno in cui sono stati aperti ad investimenti private e anche stranieri alcuni settori strategici dell’economia del Paese, come le telecomunicazioni, i trasporti aerei e l’energia.

Designato al governo da poco meno di due mesi Abiy Ahmed è diventato premier dopo una profonda crisi politica e anche di ordine pubblico che ha colpito l’Etiopia per due anni. Ahmed è un esponente della comunità oromo, una etnia importante ma da decenni emarginata nella gestione del potere, prima dagli amhara che erano l’etnia dominante negli anni della dittatura comunista del colonnello Menghistu e poi dalla presenza dei tigrini, che hanno conquistato un ruolo decisivo con la rivoluzione guidata da Meles Zenawi. La selezione dell’oromo Ahmed nell’incarico di primo ministro ha permesso al paese di aprire una fase di confronto politico molto più sereno e positivo
 
Tornando alla pace con l’Eritrea, i due paesi hanno combattuto una guerra violenta dal 1998 al 2000: lo scontro si scatenò per una disputa di confine sul villaggio di Badme. Nella guerra sono morti almeno 19 mila soldati eritrei e soprattutto si è creato il presto per il dittatore eritreo Isaias Afeworki per imporre uno stato d’emergenza ormai senza speranza nel suo paese. Il conflitto terminò con una mediazione delle Nazioni Unite, che prevedeva anche la creazione di una commissione indipendente che avrebbe dovuto decidere della disputa territoriale. L’Onu decise che Badme doveva essere assegnata all’Eritrea, ma l’Etiopia non ha mai voluto accettare quel verdetto. A questo punto è probabile che la scelta del nuovo premier sia stata proprio quella di accettare il verdetto Onu pur di normalizzare le relazioni del suo paese con l’Eritrea.