Esteri

Stati Uniti si ritirano da Consiglio dei diritti umani Onu

Haley, ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite: "Non possiamo restare parte di un organismo ipocrita che deride i diritti umani". Trump insiste: "In Germania crimini saliti del 10%". Ma la Merkel lo sconfessa Il presidente Usa torna ad attaccare le politiche seguite dalla cancelliera tedesca, ma nel 2015 i reati commessi sono scesi di oltre il 2%. Critiche dalla Russia

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Gli Stati Uniti si ritirano dal Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu. Ad annunciarlo è stata la stessa ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Nikki Haley: "Voglio essere chiara: questo passo non è un ritiro dal nostro impegno sul fronte dei diritti umani. Assumiamo questa iniziativa perchè il nostro impegno su questo fronte non ci consente di restare parte di un organismo ipocrita che deride i diritti umani" spiega Haley, attribuendo la decisione americana al trattamento riservato dal Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu a Israele. Haley definisce l'organismo un "protettore di chi abusa dei diritti umani" e cita l'ammissione del Congo come suo membro nonostante le fosse comuni rinvenute.

I colloqui che si erano tenuti la settimana scorsa con gli Stati Uniti sulle riforme del Consiglio non hanno soddisfatto le richieste di Washington, dopo che Donald Trump ne aveva più volte denunciato "i pregiudizi contro Israele". La decisione fa seguito all'abbandono da parte degli Stati Uniti dell'accordo sul nucleare iraniano e di quello sul clima di Parigi.

Nell'ultimo anno Haley ha criticato più volte l'organo Onu per il trattamento riservato ad Israele. "Quando questo organo approva più di 70 risoluzioni contro Israele, un paese con una forte posizione sui diritti umani, e solo sette risoluzioni contro l'Iran, che invece ha una pessima reputazione in materia, sai che qualcosa è profondamente sbagliato", ha detto nei mesi scorsi.

Fondato nel 2006, il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha sempre tenuto alto in agenda il tema delle presunte violazioni commesse da Israele nei Territori palestinesi. Washington sostiene che l'organismo è strumentalizzato dai nemici dello Stato ebraico e lo ha già boicottato per tre anni durante la presidenza di George W. Bush. Gli Stati Uniti chiedevano anche che fossero espulsi o sanzionati quei Paesi che non rispettano i diritti umani come il Venezuela, la Cina e l'Arabia Saudita.

Immediato il plauso di Israele per bocca dell'ambasciatore all'Onu Danny Danon: ""Il Consiglio dei Diritti Umani è da tempo nemico di coloro che veramente hanno a cuore i diritti umani nel mondo - afferma Danon -. Gli Stati Uniti hanno dimostrato ancora una volta il loro impegno alla giustizia e alla verità e la loro riluttanza a consentire all'odio cieco nei confronti di Israele nelle istituzioni internazionali di restare incontrastato".

Poche ore dopo si è registrato l'intervento del ministero degli esteri Israeliano che ha ringraziato Trump "per la coraggiosa decisione contro l'ipocrisia e le bugie del cosiddetto Consiglio dei diritti umani dell'Onu". Parole di Benyamin Netanyahu che ha poi aggiunto: "Invece che occuparsi dei regimi che sistematicamente violano i diritti umani, quel Consiglio si è ossessivamente fissato con Israele, l'unica vera democrazia del Medio Oriente".

Critiche invece dalla Russia. "Gli Stati Uniti hanno nuovamente assestato un forte colpo alla propria reputazione di difensori dei diritti umani e hanno dimostrato il loro disprezzo non solo verso il Consiglio dei diritti umani ma anche verso l'Onu in generale e le strutture che ne fanno parte". Così la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.

L'ATTACCO DI TRUMP ALLA GERMANIA
All'attacco di Angela Merkel e delle politiche migratorie che segue la Germania. Anche utilizzando dati completamente inventati, almeno secondo le verifiche compiute dal New York Times. Dopo l'ultimo affondo lanciato due giorni fa ("Non vogliamo che succeda da noi quello che sta capitando con l'immigrazione in Europa. Il popolo della Germania si sta rivoltando contro la sua leadership mentre l'immigrazione sta scuotendo la già fragile coalizione a Berlino") Donald Trump torna ad attaccare la politica seguita dalla cancelliera tedesca. "Il crimine in Germania è cresciuto del 10% (i funzionari non vogliono segnalare questi crimini)  da quando i i migranti sono stati accettati", ha scritto il presidente Usa sul suo account Twitter. E ancora: "Altri paesi vanno ancora peggio. Sii intelligente America!  Se non hai confini , non hai un paese", ha agginto il tycoon, che si scaglia con forza contro i democratici: "Sono loro il problema. Non si interessano del crimine e vogliono i migranti irregolari. Non importa quanto male possano fare e infestare il nostro Paese, come MS-13 (una gang internazionale, ndr). Non possono vincere con le loro terribili politiche, per cui li considerano come potenziali elettori". Il crimine in Germania è cresciuto del 10%? A smentire le affermazioni del presidente Usa ci pensa Angela Merkel: "La mia risposta è che il ministero dell'Interno ha pubblicato le statistiche federali sul crimine, e che queste parlano per sé. Vediamo sviluppi positivi. Dobbiamo fare comunque sempre di più contro la criminalità. Ma siamo di fronte a numeri incoraggianti sui cui continuare a lavorare per ridurre la criminalità".
 
Tutto questo mentre il capo della Casa Bianca affronta la nuova bufera per il trattamento dei migranti al confine con il Messico, dove migliaia di bambini sono stati separati dai genitori.

I DATI ERRATI DELLA CASA BIANCA
Ma davvero l'approccio della Germania produce un aumento del tasso di criminalità e la caduta politica della coalizione guidata dalla cancelliera tedesca? Il New York Times dà torto a alle tesi di Trump e rivela che in Germania il 2017 ha segnato "il tasso di criminalità più basso da 25 anni". Per quanto riguarda i criminali, i reati commessi dai tedeschi sono "scesi del 2,2%" mentre quelli dei non tedeschi "sono calati del 2,7%". Quanto agli ingressi clandestini nel Paese, i casi "sono diminuiti del 79,9%". E' vero che l'immigrazione è la minaccia "più grave" che rischia di fare a pezzi la coalizione guidata dalla Merkel. Tuttavia "non ci sono segnali precisi di una ribellione dei tedeschi nei confronti del governo". I partiti godono ancora del 53% del consenso e la cancelliera tedesca, nonostante qualche critica, resta il politico più popolare del Paese. E' vero che la forte ondata migratoria del 2015 ha messo a dura prova l'unità europea (l'immigrazione ha svolto un ruolo cruciale nella decisione degli elettori britannici di uscire dall'Ue ) eppure, nonostante tutto questo, la dichiarazione di Trump secondo cui la migrazione ha "fortemente e violentemente" cambiato la cultura europea, secondo il New York Times, non è condivisibile.