Esteri

Recep Tayyip Erdogan ieri dopo aver votato (afp)

Turchia, il giorno dopo il trionfo di Erdogan. Lo sfidante Ince: "Ora il regime è più vicino"

Inni ad Allah e dita a corna nel gesto che immortala il Lupo grigio della steppa. La Turchia si è risvegliata un Paese sempre più in mano agli islamici e ai conservatori radicali. Il professore arrivato secondo ammette la sconfitta. Una cittadina italiana ancora in stato di fermo

3 minuti di lettura
ISTANBUL – Inni ad Allah e dita a corna nel gesto che immortala il Lupo grigio della steppa. La Turchia si è risvegliata un Paese sempre più in mano agli islamici e ai conservatori radicali. Il Sultano vince nelle urne, il Movimento di azione nazionalista è decisivo nel suo successo, e la Turchia vira decisamente a destra.

Chiuse tutte le schede, i risultati finali delle elezioni in Turchia assegnano inequivocabilmente la vittoria a Recep Tayyip Erdogan. Un successo doppio, ottenuto sia alle presidenziali, sia alle parlamentari. Lo sfidante del presidente, il candidato repubblicano Muharrem Ince, sconfitto, ha avuto un ottimo risultato personale, raggiungendo il 31 per cento dei voti. Molti di meno, però, rispetto al 52% dell’attuale presidente.

Turchia, Erdogan rieletto presidente: i festeggiamenti ad Ankara

La Turchia di Erdogan ha festeggiato così il Reìs di notte in un tripudio di bandiere nelle piazze di molte città. Il Sultano si prepara a governare per altri 5 anni, con poteri adesso quasi assoluti dopo avere chiamato il Paese alle urne per un voto anticipato rispetto alla scadenza del 2019. "Abbiamo dato a tutti una lezione di democrazia – ha detto a Istanbul e poi ad Ankara davanti alle folle che lo acclamavano -. Nessuno si azzardi a danneggiare la democrazia gettando ombre su questo risultato elettorale per nascondere il proprio fallimento".

A determinare la sua ennesima vittoria elettorale (dal 2002 a oggi non ha perso mai un voto), in un Paese spaccato a metà, sono state ancora una volta le mosse politiche azzeccate di un leader molto contestato, ma dotato di capacità politiche superiori alla media. L’alleanza formata dal partito conservatore di ispirazione religiosa di cui è fondatore, con i nazionalisti eredi dei vecchi Lupi grigi, ha superato abbondantemente il 50 per cento dei consensi, ottenendo la maggioranza assoluta. Non è allora necessario andare al ballottaggio dell’8 luglio. Erdogan, il cui partito ha comunque perso il 7 per cento dei voti (ha ora il 42 per cento), governerà appoggiandosi al Movimento di azione nazionalista che lo ha salvato e destinato a determinare le sue politiche.


Battuta invece, e sonoramente, l’opposizione, coalizzatasi in quattro gruppi, e restata attorno al 34 per cento. Il partito repubblicano del popolo è calato rispetto alle elezioni del 2015 al 23 per cento, andando sotto la soglia psicologica del 25 (significativo in questo senso il risultato realizzato piuttosto dal suo candidato Ince, che ha superato il 30). E così i suoi alleati, sul filo del 10 per cento dei consensi necessario a entrare in Parlamento. Il nuovo Partito del Bene, conservatore, della signora Meral Aksener, non ha raggiunto il quorum. Mentre nell’Assemblea di Ankara è riuscito a mantenere l’ingresso la formazione filo curda di Selahattin Demirtas, leader in carcere, portandovi con un più che onorevole 12 per cento una settantina di deputati e calmando la situazione in un Kurdistan turco che era pronto a scendere nelle strade.

Al mattino dopo il voto lo sfidante Ince ha concesso a Erdogan la vittoria, mettendo fine a possibili contestazioni. "La Turchia ha tagliato i suoi legami con la democrazia – ha detto il candidato repubblicano -. Ha tagliato i suoi legami con il sistema parlamentare. Sta andando verso il regime di un uomo solo". Ma anche ammesso: “Il successo di Erdogan non può essere spiegato soltanto con le irregolarità nelle elezioni. Hanno rubato voti? Sì. Ma hanno rubato 10 milioni di voti? No". Ince ha sostenuto che la sconfitta è anche frutto dei risultati deludenti degli altri candidati.

Complicato lo scrutinio in alcune sedi, soprattutto nel sud est dell’Anatolia. Fermati diversi osservatori internazionali. Una cittadina italiana, identificata come Christina Cartafesta, è stata bloccata dalle autorità a Batman ed è tuttora fermata. E’ accusata con tre concittadini, allontanati dai seggi, fermati e poi rilasciati, di essersi spacciata per osservatore dell'Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, presente in Turchia per verificare la regolarità delle elezioni.

Due giorni fa un altro osservatore italiano era stato bloccato all’aeroporto di Istanbul e rispedito indietro. Anche tre francesi sono stati fermati per lo stesso motivo, e poi liberati. Il consolato generale d’Italia a Istanbul e l’ambasciata ad Ankara hanno seguito la situazione, mentre il Paese per tutta la giornata restava con il fiato sospeso per la conta finale dei voti.

In serata i messaggi di congratulazioni inviati da molte capitali estere hanno attestato la vittoria di Erdogan, ora al potere ad Ankara da più di 16 anni. Primi fra tutti il presidente dell’Azerbaigian, Aljev, il leader ungherese Orban, e il capo dello Stato russo Putin. Il Sultano trionfa ancora una volta, e i laici si interrogano per capire dove hanno sbagliato.