Esteri

L'Arabia Saudita riunisce gli ulema e cerca l'egemonia islamica, a partire dall'Afghanistan

 Con la conferenza di Jeddah, Riad insiste sulla pacificazione, richiama i Taliban e cerca di arginare il ruolo dell'Iran

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Dove non sono serviti 17 anni di sforzi occidentali, forse un aiuto dei Paesi musulmani può servire come spinta decisiva: sembra questo il messaggio in arrivo da Riad verso l'Afghanistan. La famiglia reale saudita ha un progetto: prendere in modo inequivocabile la guida del mondo islamico. E se la sola capacità economica non sempre basta, la strada diplomatico-religiosa offre alternative interessanti.

La conferenza degli ulema (gli eruditi dell'islam) sulla pace in Afghanistan organizzata a Jeddah dalla famiglia Saud si conclude, forse non a caso, proprio mentre il tema è all'ordine del giorno al vertice Nato di Bruxelles. Finora le soluzioni militari proposte dall'Alleanza atlantica sono nate deboli per la mancanza di un processo politico credibile. Il Paese, lo dice la stessa relazione degli Ispettori Usa al Congresso, è ben lontano dall'essere pacificato. Ma oggi, al di là degli interessi sauditi, una mossa unificatrice che arrivi dai Luoghi sacri dell'Islam può avere capacità di convincimento impreviste.

Gli studiosi, guidati dall'imam della Mecca, hanno rivolto un appello a tutti i musulmani perché facciano ogni sforzo possibile. Si sono rivolti al governo di Kabul e ai Taliban, invitando entrambi a tornare al tavolo del negoziato. Il massacro di innocenti, dicono gli ulema, non si accorda in nessun modo con gli insegnamenti del Corano. Due elementi nuovi vanno sottolineati: il richiamo pone sullo stesso piano l'esecutivo di Ashraf Ghani e gli studenti coranici e mettendo l'accento sui civili ribadisce il rifiuto della logica settaria millenarista dello Stato Islamico-Khorasan. Ovviamente sono scelte che l'Occidente, grande sponsor del governo di Kabul e preoccupato della sicurezza, non poteva sancire con la stessa enfasi.

Le prime risposte sono già arrivate, con il ringraziamento a re Salman da parte del mullah Rasoul, capo di un gruppo Taliban dissidente. Manca ancora un pronunciamento ufficiale da parte del gruppo più numeroso, quello guidato dal mullah Akhundzada e ispirato dalla Shura di Quetta. Ma i buoni risultati ottenuti con la tregua del Ramadan lasciano sperare in qualche prima apertura.

L'incognita ancora aperta, al momento, è sul ruolo degli altri attori regionali. Si parte dal Pakistan, tradizionale sponsor degli integralisti afgani, che però negli ultimi tempi ha cercato un maggior accordo con il Paese vicino, per liberarsi dei Taliban pachistani. Si arriva all'Iran, che secondo il Times sta mettendo nuovo impegno per addestrare e finanziare i guerriglieri integralisti, indirizzandoli soprattutto agli attentati contro le forze occidentali.

L'apertura diplomatica di Riad sembra destinata anche a mettere un cuneo fra gli odiatissimi sciiti di Teheran e i Taliban sunniti. E su questo fronte, più ancora che la vicinanza religiosa, potrà molto la capacità economica saudita. Agli "studenti coranici" decidere se i petrodollari serviranno a finanziare nuove azioni militari o finalmente saranno utilizzati per avviare la ricostruzione.