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Gentiloni 'accetta' i voti di Ala: “Così o salta il bilancio dell’Italia”. E i dem puntano pure allo Ius soli

Il premier "realista". Dal Quirinale nessuna mossa: conta la fiducia. Ma irritazione per l'incontro con Mdp reso pubblico. Palazzo Chigi: l'alternativa è l'esercizio provvisorio non c'è altra scelta

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ROMA. «L’alternativa è l’esercizio provvisorio. Perciò si prendono i voti che ci sono». Senza fare troppo gli schizzinosi. Paolo Gentiloni guarda già oltre la legge elettorale. Pensa al percorso della manovra economica che serve a garantire i conti pubblici e a portare il Paese alle elezioni in modo ordinato, quando mancano appena due mesi allo scioglimento delle Camere. C’è anche dell’altro. «Non dite che il sostegno di Verdini puzza. Quando servirà a votare la fiducia sullo Ius soli saranno in tanti a ricredersi», ripete da giorni ai suoi senatori il capogruppo Pd Luigi Zanda.

La linea del Quirinale è la stessa. Il governo ha la fiducia del Parlamento, il cambio di maggioranza invocato dai bersaniani di Mdp non incide sulle regole istituzionali, tanto più che siamo sul filo di lana della legislatura. Semmai sul Colle non hanno gradito la pubblicità che Mdp ha dato all’incontro con Sergio Mattarella, che doveva rimanere riservato. Come se gli volessero suggerire una mossa, magari la convocazione dei gruppi parlamentari per verificare la nuova maggioranza.

Ala, dentro il perimetro della coalizione, va bene, va benissimo se in gioco c’è la stabilità. Per questo Palazzo Chigi è stupito dell’iniziativa dei bersaniani: «Praticamente sono andati a chiedere al presidente della Repubblica di avallare l’esercizio provvisorio». Roba da matti, secondo il Pd. «La legge elettorale ha una maggioranza che va oltre quella di governo, quindi non vedo il problema — osserva Matteo Orfini — . La Finanziaria è in pratica un provvedimento tecnico che serve a bloccare l’aumento dell’Iva. Se Verdini la vota, dà un voto tecnico. Niente di più». Ma questo non muta la natura del Partito democratico, non è ancora più dannoso che ciò avvenga in vista delle elezioni piuttosto che lontano da esse? «Direi di no», taglia corto il presidente dem.

Sembra acqua passata la questione se i voti dei verdiniani siano decisivi o aggiuntivi. Ieri il punto era garantire il numero legale e non sono servite le presenze del gruppo di Ala. Ma i senatori di quella componente sono decisivi, anzi indispensabili per condurre in porto le ultime gesta del governo. Quindi, sì sono dentro la maggioranza. Infatti Mattarella si dice «fiducioso sull’approvazione della manovra» e richiama tutti «al senso di responsabilità», confermando che ormai la legislatura serve soprattutto a evitare il caos dei conti pubblici.

Gentiloni sa che lo sfaldamento del quadro era inevitabile a poche settimane dalle elezioni e già in piena campagna elettorale. Forse si aspettava un atteggiamento diverso da parte di «chi ha sempre votato la fiducia sulla legge di bilancio in questi anni e si sfila adesso di fronte a una manovra soft». Parla di Bersani, ovviamente. Ma dimostrare che il presente e il domani si reggono sulle larghe intese era l’obiettivo di Mdp fin dall’inizio. Inutile stupirsi più di tanto. «Parlano solo di Verdini perché non hanno alcun progetto politico. Contenti loro...», incalza Orfini.

Cosa chiede Verdini in cambio della stabilità, quale patto oscuro si cela dietro la sua generosità al Senato? Nessuno, risponde Orfini. «Ma quale scambio, forse una scatola di cioccolatini», scherza Orfini. E superata la fase della polemica, anche a sinistra dovranno ricredersi quando i voti di Ala saranno necessari per approvare lo ius soli. Significa, se la raccomandazione di Zanda ai senatori è concreta, che Gentiloni si prepara davvero a un’ultima zampata, la fiducia sulla cittadinanza. I numeri degli sbarchi, in calo vertiginoso rispetto al 2016 e praticamente nei limiti fisiologici, consentono di arginare il collegamento ius soli-invasione. La sinistra a quel punto dovrà celebrare l’azione del governo.

Lo stesso premier è intenzionato a scrollarsi di dosso le macchie lasciate dalle 8 fiducie poste sulla legge elettorale. Secondo Giorgio Napolitano frutto di «forti pressioni», ovvero della volontà di Matteo Renzi. Il segretario Pd non si scandalizza per l’appoggio di Verdini, anzi. Da sempre Luca Lotti lavora al coinvolgimento dei verdiniani nel recinto del centrosinistra. «E dobbiamo dire grazie a Verdini se oggi abbiamo le unioni gay», ricorda Orfini. Può succedere di nuovo e quel giorno Ala e Mdp voteranno insieme.
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