Politica

Coalizione di centrosinistra, Bersani insiste: "Se ne parla dopo il voto". Orlando: "Divisi si perde"

Pier Luigi Bersani (agf)
Il Guardasigilli: "Fare uno sforzo per impedire che vinca una destra illiberale". Il "padre nobile" di Mdp: "Rivedere il Jobs Act". Fassino: "Confronto senza tabù". Sferzante giudizio di Rosy Bindi a 'Circo Massimo' sugli appelli all'unità: "Tardivi e non sul programma, solo un cartello elettorale"
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ROMA - Il sentiero che, nelle migliori intenzioni, vorrebbe condurre a una nuova e ampia alleanza di centrosinistra da opporre al M5s e al pericolo destre alle prossime elezioni politiche, si fa sempre più tortuoso. Se, come spiegato dal suo ufficio stampa nelle ultime ore di sabato scorso, Romano Prodi non vuol sentire parlare di Ulivo, ma si spende per allargare il campo del centrosinistra attorno al Pd, un altro importante protagonista di quella stagione e della nascita del Partito democratico non le manda a dire sul suo scetticimo nei riguardi del progetto.

E' Rosy Bindi, che durante Circo Massimo, su Radio Capital, bolla come "tardivi" gli appelli all'unità del centrosinistra. "Se li avessero fatti prima, durante le lacerazioni, sarebbe stato meglio - spiega la presidente della Commissione antimafia -. Ora provo sofferenza e preoccupazione, non solo per le divisioni, ma anche per le unità deboli che vedo, sembra un cartello elettorale, non un vero progetto politico. Non vedo incontri sui programmi". Nel 2007, Bindi fu tra i 45 membri del Comitato promotore nazionale che riuniva i leader delle varie anime che andarono a costituire il futuro Pd. Dieci anni dopo, il suo giudizio sul presente dem è impietoso: "C'è una mutazione genetica del Pd, in questi anni, che non è frutto di discussione seria".

Pd di Renzi: Bindi: "Partito snaturato, processo di Norimberga a chi ha fatto l'Ulivo"


Il riferimento è alla "rottamazione" renziana. "Vedo che adesso si rispolvera l'Ulivo - premette Bindi -: io ho subito all'inizio della vicenda di questo Pd un sommario giudizio sul ventennio precedente. Rottamazione, poco rispetto delle persone, le responsabilità di Berlusconi e quelle di Prodi messe sullo stesso piano. Di quel ventennio sono stati messi tutti alla sbarra in una Norimberga politica. Quindi c'è bisogno non solo di disponibilità a discutere, ma a rileggere la storia di questi anni".

Alla fine dell'intervista, Bindi apre comunque uno spiraglio, rivolgendosi a Bersani, padre nobile di Mdp, che domenica scorsa ha respinto l'idea della coalizione col Pd e Pisapia, rimandando ogni discorso al dopo voto: "Se si vuole far sul serio, c'è ancora tempo da ambo le parti prima delle elezioni".

E proprio Pier Luigi Bersani torna sul tema dalle frequenze di Rtl 102.5, partendo dallo stesso giudizio sull'Ulivo della Bindi. "Il Partito democratico è stato l'esito di una storia, quella dell'Ulivo, e credo abbia fatto cose buone ma in questo ultimo pezzo di strada ha tagliato il ramo dove era seduto". Quindi Bersani ribadisce le sue "regole d'ingaggio" al Pd: "Nessuna chiusura", ma "parliamo con Matteo Renzi e con tutti "il 5 marzo. Ma bisogna cambiar registro, sennò andrà dove lo porta il cuore. Se va con la destra io non ci vado, questo è semplice".

Sabato scorso, giorno di grandi manovre, l'incaricato dem per le alleanze Piero Fassino aveva incontrato il tessitore del Campo progressista Giuliano Pisapia, mentre lo stesso Prodi aveva un "lungo e cordiale" colloquio telefonico con Matteo Renzi. Si comunicava l'idea di un "percorso politico avviato", anche se tutti gli osservatori avevano rilevato quanto sarebbe stato più duro convincere la sinistra a sinistra del Pd. Il giorno dopo la conferma, con Mpd e Sinistra italiana che avevano declinato l'invito rilevando l'incompatibilità "culturale" con l'attuale Pd. A sinistra di Renzi si guarda alla nascita di un nuovo soggetto politico ben più aperto al mondo della classica e autoreferenziale "cosa rossa". Soprattutto ora che si staglia, sempre più concreta, la figura di Pietro Grasso quale suo candidato e leader.

Uno scenario, la frammentazione del centrosinistra che rischia di aprire la strada alla sconfitta alle urne, a cui non vuole rassegnarsi il ministro della Giustizia e leader di minoranza dem Andrea Orlando. "Se si dialoga - dichiara a margine di un convegno alla Lumsa - non c'è frammentazione. Il problema è che non si dialoga quanto si dovrebbe. C'è uno sforzo da fare per impedire che vinca una destra che ha tratti illiberali e a volte inquietanti e che dovremmo contrastare con l'unità di tutte le forze progressiste. Rispetto le posizioni di tutti, ma l'idea che divisi si è più forti è abbastanza surreale". "Questa destra - aggiunge Orlando - non è quella del '94, e neppure quella che ha vinto le elezioni nel 2008".

Ma Bersani non cede al richiamo dell'unione in pura e semplice funzione anti-destre. "Noi stiamo facendo una cosa di sinistra e civica, che sarà dentro a un sistema che non è maggioritario. Qui non saranno i cittadini a scegliere il governo, sarà il Parlamento, quindi (alle urne) ognuno voterà dove lo porta il cuore". No, la sola contrapposizione alle destre e ai grillini non può bastare. Il Pd deve fare dei passi a sinistra, in direzione di chi vorrebbe come alleato. Bersani non lo dice, ma fa capire che una moneta di scambio esiste: il Jobs Act.

"Bisogna modificarlo. Radicalmente - scandisce su Rtl 102.5 -. Adesso vogliono sgravare di tre punti la spesa per chi trasforma un giovane a un contratto a tempo indeterminato. Ma fino a quando hai stage, tirocini, lavoro a chiamata, alternanza scuola lavoro mal fatta, ci sarà sempre il modo di spender meno umiliando un giovane. Bisogna ripulirla, quella cosa. Io poi non sono per rifare tale e quale l'articolo 18, ma ho sempre combattuto affinché il lavoratore non venisse trattato come una cosa di cui poter monetizzare la vita. Se c'è un licenziamento disciplinare deve esserci qualcuno che dice: c'era un buon motivo? Ok. Non c'era? Quello non perde il posto di lavoro. E' tutto lì".

Domani Piero Fassino renderà visita a Mdp. Preso atto delle questioni poste da Bersani, il mediatore dem risponde nel tardo pomeriggio: "Vorrei un confronto senza pregiudizi e
senza tabù. Non vedo temi su cui sia impossibile realizzare un'intesa. Attenzione ai diritti del lavoro? Siamo d'accordo, vediamo quali devono essere le misure e gli strumenti in questa direzione. Protezione per chi ha pagato di più questa crisi? Discutiamone. Alcune misure sono già nella legge di bilancio. Approvare lo Ius soli? Siamo d'accordo, facciamolo insieme". Qualcuno ricorda a Fassino quanto netta sia stata domenica scorsa la chiusura a Renzi del coordinatore Mdp Roberto Speranza. "La legge elettorale che abbiamo approvato - ribatte l'incaricato del Pd per le alleanze- non prevede che le coalizioni annuncino un candidato a guidare il governo. Dopo le elezioni il candidato premier del centrosinistra sarà scelto sulla base di una scelta condivisa".
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