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Coni, un maxiemendamento del governo per alzare il limite dei mandati del presidente

Corsa contro il tempo dopo la bocciatura della commissione bilancio. Malagò spera nel lavoro del ministro Lotti per l'approvazione in extremis del testo. Ma l'ultima parola spetterà alla presidente della Camera Laura Boldrini

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ROMA - Una corsa contro il tempo: il governo cerca di fare approvare la legge sul limite ai mandati nello sport, al Coni e alle Federazioni sportive, prima che il Presidente Mattarella sciolga le Camere. Giovedì scorso è stato presentato un emendamento per portare a tre i mandati in commissione bilancio della Camera, ma è stato dichiarato inammissibile, così come ieri notte è stato respinto anche il ricorso. Il ministro dello sport, Luca Lotti, si è molto impegnato in questa vicenda. In un primo tempo era circolata la bozza di un emendamento (a firma Molea, Sbrollini, Brandolin e Coccia) che prevedeva che "i presidenti, in carica alla data in vigore della legge e che hanno raggiunto i limiti, concludono il mandato...".

Se fosse stato depositato avrebbe provocato una strage di presidenti di Federazione: il 55 per cento sarebbero andati a casa a fine mandato, fra pochi anni. E fra questi Pancalli, Chimenti, Barelli, Aracu, Rossi, Binaghi, eccetera. Poi, per fortuna dei presidenti, alla fine è stato presentato in zona Cesarini un altro emendamento, sempre con gli stessi firmatari, che prevedeva la possibilità di ricandidarsi per "un ulteriore mandato". Aracu, per fare un esempio, sarebbe potuto arrivare a quota otto, 32 anni. Poi, in futuro, stop a tre per tutti. Bloccato questo emendamento alla Camera, ora Lotti segue due strade. Una, riguarda il Senato: i capi gruppo devono decidere a breve se inserire questa legge nel calendario dell'aula, già strapieno sino al 22 dicembre. Il ddl era stato approvato dalla Commissione cultura, presidente Marcucci (Pd) e quindi in aula non avrebbe problemi.

La seconda strada prevede un maxiemendamento, stavolta da parte del governo, alla Camera, emendamento (scritto con profili di carattere economico di risparmio per avere maggiore presa sulla legge di bilancio) ma che poi dovrebbe andare al vaglio del presidente Boldrini. Come detto, una corsa contro il tempo.

"Sul limite dei mandati un favore a Malagò? Non rispondo alle polemiche sterili". Questa la replica del ministro per lo Sport, Luca Lotti, alle polemiche innescate da alcuni movimenti politici dalle modifiche all'emendamento sul limite ai mandati. "Noi per tre anni abbiamo discusso in Parlamento di mettere finalmente un limite ai mandati: tutti parlano, noi lo abbiamo fatto e ora siamo alla parte finale", sottolinea Lotti. "In Senato - conclude il ministro - è in discussione l'ultima lettura per l'approvazione, che è ciò che tutte le forze politiche chiedono da qualche anno. Non so come andrà a finire la discussione, ma le polemiche sono sterili e stanno a zero. Noi vogliamo riorganizzare i mandati delle Federazioni, punto. Se esisterà un modo per farlo nella Finanziaria lo faremo, altrimenti speriamo nella calendarizzazione".

E' una storia infinita, d'altronde, quella dei mandati. Iniziata quasi dieci anni fa, nel 2008, con il senatore Pd, e uomo di sport, Raffaele Ranucci. Lui era per "due mandati secchi", come (adesso) propongono i Cinque Stelle. Poi, strada facendo, e con molti mal di pancia anche all'interno del Pd, si è arrivati a quota tre. "Al Cio-spiega Franco Carraro-il limite è uguale, 12 anni e stop. In altri Paesi europei, anche importanti, invece non c'è limite". Carraro, pure lui uomo di sport, legato a Cio e Coni, è (anche) senatore di Forza Italia: ha impegnato il suo partito in questa battaglia, un patto del Nazareno col Pd nel nome dello sport. La situazione attuale è la seguente: per i presidenti di Federazione non c'è alcun limite, tanto che qualcuno è in carica da oltre venticinque anni e in passato c'è stato anche qualche esempio di Casta, con tutto quello che comporta.

Per il Coni invece adesso i mandati sono due, la legge li vuole portare a tre: un vantaggio per Malagò che altrimenti rischierebbe di chiudere la sua carriera sportiva, almeno al Coni, nel 2021, sempre che non decida di andar via prima (cosa non da escludere). Quindi, la legge andrebbe incontro a Malagò, e contro i presidenti.
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