Politica

Consulta, Giorgio Lattanzi presidente. "Termine 'razza' in Costituzione perché esiste il razzismo"

Giorgio Lattanzi, nuovo presidente della Corte Costituzionale (ansa)
Resterà in carica fino al dicembre 2019. Vicepresidenti Carosi, Cartabia e Morelli. Lattanzi preferito a Marta Cartabia, che in questo 8 marzo avrebbe potuto essere la prima donna alla guida della Corte Costituzionale. Le prime parole del neo-presidente: "Oltre la frattura tra istituzioni e persone. La Corte vuole essere conosciuta. E che sia conosciuta la Costituzione e i suoi valori"
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 ROMA - Giorgio Lattanzi è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Resterà in carica fino al dicembre 2019. Lattanzi è stato eletto all'interno del collegio dei giudici con 12 voti e una scheda bianca, assente per impegni all'estero il giudice Amato. Designati vicepresidenti i giudici Carosi, Cartabia e Morelli. Lattanzi succede a Paolo Grossi ed è stato preferito a Marta Cartabia, che in un'elezione svoltasi proprio l'8 marzo avrebbe potuto essere la prima donna alla guida della Consulta.

In conferenza stampa al termine della riunione che ha portato alla sua elezione, Lattanzi ha dichiarato: "I giovani sono interessati, forse siamo noi che non siamo in grado di parlare loro. C'è una frattura nel Paese tra istituzioni e persone che probabilmente dipende proprio dalle istituzioni che non sanno più parlare, e non so perché, a chi invece vorrebbe ascoltare".

"La Corte - ha aggiunto Lattanzi - ha sentito l'esigenza di uscire dal Palazzo, vuole essere conosciuta e che sia conosciuta la Costituzione e i suoi valori". "La mentalità è cambiata" negli ultimi tempi, ha osservato ancora il neo-presidente della Consulta, "in passato la Corte era stata caratterizzata da una riservatezza che dovrebbe essere la cifra di ogni giudice, che non dovrebbe partecipare al dibattito politico e parlare con le sentenze. Questo però non vuol dire chiudersi in se stessi. Caratteristica ormai superata. La Corte ha percepito la necessità di essere trasparente e comunicare se stessa".

Lattanzi ha anche espresso "preoccupazione" per gli episodi di odio razziale che si verificano nel Paese e "per come vengono alimentati". Ma, ha affermato richiamandosi al dibattito sollevato proprio dai recenti casi di cronaca, "il termine 'razza' deve rimanere" nell'articolo 3 della Carta, "non perché ci sono le razze, ma perché c'è il razzismo e la Costituzione deve affermare che è intollerabile".

Lattanzi ha giudicato "ingiustificate alcune polemiche securitarie sullo schema di decreto per la riforma dell'ordinamento penitenziario sono ingiustificate. La pena - ha spiegato - non è solo la reclusione in carcere. C'è anche la pena pecuniaria. E ci sono le misure alternative che sono anch'esse pene, anche se con caratteristiche diverse dal carcere".

Quanto al risultato elettorale e alle prevedibili difficoltà per la formazione di un nuovo governo, Lattanzi auspica "che vengano superate. Per temperamento sono ottimista e confido che con il tempo necessario le soluzioni saranno trovate".

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, si è congratulato così, in una nota, con il nuovo presidente della Consulta, ringraziando anche l'uscente Paolo Grossi: "Il prestigioso e impegnativo incarico che Giorgio Lattanzi si accinge a ricoprire premia le sue elevate doti personali, le riconosciute qualità di eminente giurista, la preziosa e attenta cura da lui riservata alla difesa dei principi sanciti nella nostra Carta Costituzionale, nonché l'unanime apprezzamento per il servizio reso alla giustizia nelle diverse funzioni svolte nel corso della sua carriera di magistrato, anche presso il dicastero di Via Arenula. A lui vanno i miei più sentiti auguri di buon lavoro. E al presidente uscente Paolo Grossi il mio sentito ringraziamento per il servizio svolto al vertice della Corte".

Giorgio Lattanzi, 79 anni (nato a Roma il 26 gennaio 1939) è stato eletto giudice della Consulta il 19 novembre del 2010 dai magistrati di Cassazione, diventandone vicepresidente dal 2014 e vicepresidente vicario dal 24 febbraio del 2016. Magistrato, laureato in Giurisprudenza alla Sapienza, è entrato in magistratura nel 1964, dal 1977 al 1979 è stato fuori ruolo all'ufficio legislativo del ministero della Giustizia.  Dal 1982 al 1989 ha coordinato i lavori per la redazione del nuovo codice di procedura penale e, nel 1985, è entrato in Cassazione con funzioni di giudice.

Tra il 1996 e il 2001 (governi Prodi, D'Alema e Amato), Lattanzi è tornato in via Arenula come capo dell'ufficio affari penali. Durante gli anni al ministero ha partecipato ad attività internazionali negoziali, plurilaterali e bilaterali, incontri intergovernativi e a lavori dell'Unione europea, dove ha guidato la delegazione italiana del Comitato, competente sulle materie della Giustizia e degli Affari Interni. In questo ambito, si collocano anche la negoziazione per il rilascio dagli Usa di Silvia Baraldini, nonché la negoziazione iniziale del mandato di arresto europeo. Nel 2001 è tornato a svolgere le funzioni di Giudice della Cassazione e nell'aprile del 2006 è stato designato presidente titolare della VI sezione penale, che si occupa prevalentemente di reati contro la Pubblica amministrazione. È stato inoltre componente e coordinatore delle Sezioni Unite penali della Cassazione.

Lattanzi è stato componente di numerose Commissioni ministeriali in materia penale e processuale penale, in particolare di quella sul nuovo Codice di procedura penale, oltre che presidente dell'Osservatorio sui problemi e sul sostegno delle vittime dei reati, presidente della Commissione per lo studio delle problematiche penali concernenti tossicodipendenti, alcooldipendenti e persone affette da virus HIV nonché della Commissione ministeriale per la redazione del decreto legislativo n. 231/2001 sulla responsabilità delle persone giuridiche per i reati commessi nel loro interesse.

Esperto di diritto e procedura penale, Giorgio Lattanzi è autore di numerosi libri, studi e pubblicazioni in materia. E' stato anche direttore della Rivista Cassazione penale, condirettore della Rassegna di giurisprudenza e di dottrina sul Codice di procedura penale e della Rassegna di giurisprudenza e dottrina sul Codice penale nonché della collana Legislazione penale speciale - Esposizione di giurisprudenza e di dottrina, edite da Giuffrè. È stato anche Coordinatore di numerosi volumi in materia penale e processuale penale.

Tra le leggi che ha contribuito a "produrre", si ricordano, in particolare: Depenalizzazione e modifiche al sistema penale (legge n. 689/1981); Istituzione del Tribunale della libertà (legge n. 532/1982) e successive leggi modificatrici del Cpp; Nuovo Codice di procedura penale; Istituzione del giudice unico (legge n. 254/1997 e d.lgs. n.51/1998); Competenza penale del giudice di pace (legge n. 468/1999 e d.lgs. n. 274/2000); Procedimento davanti al Tribunale in composizione monocratica (cosiddetta legge Carotti, n. 479/1999); Responsabilità delle imprese per i reati commessi nel loro interesse (legge n. 300/2000 e d.lgs. n. 231/2001).
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