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Direzione Pd, Martina: "Governino Lega e M5s". Renzi assente: "Mi dimetto ma non mollo"

 Maurizio Martina e Matteo Orfini  
Sì alla relazione di Martina, nessun contrario e sette astenuti. Il vicesegretario Pd: "No subito al congresso, prima progetto. Guiderò con collegialità". Delrio: "Noi all'opposizione". Cuperlo: "Ricostruire la collegialità ferita nella notte della formazione delle liste". Orlando: "Nessuno pensi a rivincite veloci alla Mao Zedong"
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ROMA -  E' stata la prima direzione Pd del post Renzi, una direzione che è iniziata con la lettura della dimissioni del segretario dem, assente. Solo poche parole le sue, poi Maurizio Martina, il vicesegretario, ha esordito chiedendo unità: "Guiderò il partito con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze". La relazione di Martina ha convinto la direzione che l'ha approvata senza contrari ma con sette astenuti, che dovrebbero far capo all'area di Michele Emiliano.
Nel suo intevento Martina ha lanciato la prima sfida: "L'Assemblea nazionale di aprile anziché avviare il congresso e le primarie dovrebbe dar vita a una Commissione di progetto per una fase costituente e riorganizzativa". Quindi ha chiarito la posizione del Pd, "all'opposizione", e si è rivolto alle forze che hanno vinto le elezioni: "A Lega e Cinque Stelle dico: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità".

Netto il bilancio della sconfitta, che ha definito "inequivocabile", mentre un plauso merita la vittoria alla Regione di Nicola Zingaretti; sguardo al futuro con una chiamata a iscritti ed elettori "solo noi possiamo essere l'alternativa popolare ai populisti. Abbiamo seimila circoli, realizziamo seimila assemblee aperte tra venerdì, sabato e domenica prossimi. Io inizierò dal circolo Pd di Fuorigrotta a Napoli" e infine ha ribadito la stima e la fiducia nella persona e nell'operato di Sergio Mattarella

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• GLI INTERVENTI
Gli iscritti a parlare sono stati in tutto 58, il primo dopo Martina è stato Graziano Delrio che ha ribadito il ruolo del Pd: "Staremo dove ci hanno messo gli elettori: all'opposizione". Una opposizione "seria, responsabile, costruttiva". Quindi Andrea Orlando ha ricordato l'importanza della collegialità, pur mantenendo il senso di responsabilità anche sulle dimissioni della segreteria: "Martina deve avere il nostro sostegno ma non guardateci male se chiediamo qualche garanzia. L'ultima direzione ha creato un vulnus nei rapporti, chiedo come primo atto al reggente di chiamare quelli che non sono stati candidati senza sapere neanche il perché".

Poi il ministro della Giustizia ha deliniato il cammino, da un lato invitando a quelle riflessioni "che avremmo dovuto fare all'indomani del referendum"; dall'altro ammonendo chi - il riferimento è a Renzi - "si defila e spara sul quartiere generale secondo una strategia inaugurata dal presidente Mao Zedong" e infine "non tagliando i ponti con chi ha votato da altre parti ma continua a guardare a cosa accade dentro il Pd". Dal canto suo Orlando si è impegnato a sciogliere l'area che fa riferimento a lui "per fare un passo avanti".

Gianni Cuperlo si è rivolto alla direzione rivangando quelli che considera gli sbagli del passato: "Va azzerato non solo il segretario ma tutta la segreteria e un intero gruppo dirigente. Va costituita subito quella collegialità che coinvolga la ricchezza di quel pluralismo che è mancato nella ferita di quell'ultima notte trascorsa in questa sala sulla composizione delle liste. Dopo verrà il resto". Segreteria collegiale che è stata invocata anche da Piero Fassino.  

La prima donna a intervenire è stata l'ex deputata prodiana Sandra Zampa che ha attaccato la classe dirigente: "è un pezzo del problema e quindi non è portatrice di soluzioni", e poi ha aggiunto: "la crisi del Pd è cominciata prima di Renzi, ma lui ha messo dentro benzina che rischia di bruciare tutto". Gianni Pittella è per il Pd all’opposizione. E sulle cause della sconfitta: "Sono tante: una visione ingenua della globalizzazione e della robotizzazione; l'incapacità non solo di convincere ma addirittura di parlare agli ultimi".

De Luca ha indicato il bivio: "Ricostruzione del partito o deriva”. Quanto a quello che è ormai il “passato“ renziano, il governatore campano attacca: “C'è stato grande movimento verso il futuro ma totale disattenzione verso la gente in carne e ossa. E' necessaria una direzione che possa discutere veramente, non con dei tweet" e di lavorare "sul territorio", a partire da "un grande piano per il Sud". Hanno partecipato il presidente Matteo OrfiniLorenzo GueriniEttore RosatoLuca Lotti, il premier Paolo Gentiloni e il neo iscritto Carlo Calenda, Nicola Zingaretti

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• LA ENEWS DI MATTEO RENZI: "MI DIMETTO MA NON MOLLO"
In giornata era arrivata la enews di Matteo Renzi che comunicava le dimissioni: "Ho ricevuto email bellissime in questi giorni - così il segretario dimissionario dem  -  Mi scuso se non riuscirò a rispondere a tutti uno per uno come vorrei". "Paolo però merita un'eccezione. È un ragazzo molto giovane, straordinario, che combatte contro la Sla", spiega.

E pubblica la lettera in cui il suo sostenitore lo invita a "ritirare le dimissioni" e gli domanda: "Ma perché ti sei preso delle responsabilità che tu non hai? Guai a te - scrive Paolo - se la dai vinta a quei franchi tiratori dei finti amici, che pur di fare un dispetto al comandante della nave, hanno forato lo scafo, dimenticandosi che c'erano a bordo anche loro. Fai pulizia in casa, caccia via chi non ti merita e poi vedrai".

"Ecco - scrive Renzi - la mia risposta". "Caro Paolo, mi dimetto da segretario del Pd come è giusto fare dopo una sconfitta. Io non mollo, ma soprattutto non mollare tu! A tutti quelli che mi hanno scritto chiedendomi di non mollare rispondo nello stesso modo".

 
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