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Fico presidente: il patto in casa 5Stelle e il gioco delle parti Salvini-Di Maio

(lapresse)
Retroscena. Il nome di Fraccaro è stato mandato a infrangersi contro i veti del centrodestra. Una manovra, orchestrata da Lega e M5S, che salva il patto tra pragmatici e ortodossi nel Movimento
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È stata una notte lunga, e piena di telefonate, per il Movimento 5 stelle. Ieri sera, dopo lo strappo con Forza Italia, il leghista Matteo Salvini ha spiegato a Di Maio (che, parole sue, sente più di sua madre): "Serve un gesto nei confronti di Berlusconi. Io ho aiutato voi garantendovi il no a Romani, adesso dovete aiutarmi a non spaccare la coalizione di centrodestra". Così, durante un vertice infinito con tutti i fedelissimi, Luigi Di Maio ha deciso: Riccardo Fraccaro è stato mandato a infrangersi contro i veti del centrodestra, Roberto Fico è stato coperto e salvato. A riprova di un patto - tra pragmatici e ortodossi M5S - che per ora non conosce incrinature. Almeno ai vertici.

Alle 9 di mattina, Di Maio lo annuncia agli eletti riuniti nell'auletta dei gruppi parlamentari di Montecitorio: il centrodestra ha posto un veto su Fraccaro, il nostro candidato diventa quindi Roberto Fico. I due si abbracciano. Scattano applausi e lacrime. Perché tutto, in quel momento, è già consumato. Il patto è siglato. La Camera va al Movimento, grazie a un gioco delle parti sapientemente orchestrato da Di Maio e Salvini.

Il capo politico M5S esce dalla riunione degli eletti e dice a Repubblica: "L'intesa è questa. Noi votiamo Casellati, loro votano Fico". "Quindi è fatta?", chiediamo. "Vediamo, non dire gatto finché non ce l'hai nel sacco", ribatte senza perdere il sorriso.

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Roberto Fico lo segue poco dietro, circondato dai deputato più vicini che continuano a dargli pacche sulle spalle, come a incoraggiarlo. In primis Carlo Sibilia, che ieri sera, con un tweet sibillino, aveva fatto capire che le cose potevano essere diverse da come apparivano.

I deputati sciamano dall'auletta dei gruppi parlamentari nel corridoio che conduce verso il Transatlantico. Incrociano i leghisti che stanno andando a riunirsi al loro gruppo. "Facciamo la staffetta", scherza uno di loro.

Staffetta forse no, ma un governo di scopo 5 stelle-lega, dopo l'intesa dimostrata in queste ore, è sempre più probabile. "Il nostro candidato alla presidenza del consiglio è Luigi Di Maio - ha ripetuto agli eletti riuniti Roberto Fico - è giusto che vada al governo per realizzare il nostro programma".

Di tutto questo, Beppe Grillo è stato informato stamattina a colazione da Di Maio, Fraccaro, Stefano Buffagni, Pietro Dettori, sulla terrazza dell'hotel Forum. La presenza di Di Battista, all'assemblea come nella stanza in cui Fico attende l'esito della votazione, dimostra che i 5 stelle sono compatti. In aula esplodono quando il quorum è raggiunto. Applaudono, si abbracciano. "Luigi è stato perfetto", ripetono anche quelli che sono sempre stati lontani dallo stile del candidato premier.

Il discorso di Fico non lascia adito a dubbi sulla sua provenienza. Parte dai valori della lotta al nazifascismo passando per le sue origini politiche nei movimenti per i beni comuni. Promette imparzialità e rigore alla guida della Camera, ma anche nuovi tagli ai costi della politica e un avvicinamento dell'istituzione ai cittadini.
 
Il primo messaggio social, invece, è un video su Instagram che mostra l'abbraccio con ma fidanzata Yvonne e l'esultanza di tutti i 5 stelle.

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"Habemus Fico", twitta Beppe Grillo. "È nata la terza repubblica", dice Di Maio uscendo dallo studio del nuovo presidente della Camera, già insediato. Adesso c'è da pensare al governo. Sul telefono trilla il bip di whatsApp. Neanche a dirlo, è Matteo Salvini.
 
 
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