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Di Maio: "Spero di incontrare Lega e Pd". Salvini: "Incarico a me? Per ora inutile. Se nessuno cede si torna alle urne"

(ansa)
Il leader dei Cinquestelle insiste nell'apertura a Carroccio e dem: "Non offro inciuci ma un contratto alla tedesca". Ma Giorgetti avverte: "Se resta veto su Berlusconi, si va al voto". Rosato (Pd): "Basta teatrini, i Cinquestelle hanno già intesa con i leghisti"
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ROMA - Per il secondo giorno consecutivo Luigi Di Maio indossa i panni dell'uomo del dialogo, rivolgendosi a Lega e Pd. E prova a incunearsi nelle divisioni dei dem e del fronte di centrodestra. Al momento, però, incassa solo altolà. Dal Pd e soprattutto dall'alleato più probabile: la Lega. Che per bocca del segretario Matteo Salvini avverte: "Ognuno ceda qualcosa o si torna al voto".

"Spero di incontrare presto i leader del Pd e della Lega. Quello che offriamo non è un inciucio ma un contratto alla tedesca", scrive Di Maio su Facebook. Poi si rivolge, nel dettaglio, ai due partiti: "La Lega è la forza politica che ha preso più voti all'interno di una coalizione di centrodestra che di fatto non esiste, e che alle elezioni si è presentata con tre programmi e tre candidati premier differenti. Deve decidere da che parte stare: se contribuire al cambiamento o se invece rimanere ancorata al passato e a Silvio Berlusconi, un uomo che ha già avuto la possibilità di cambiare l'Italia e non lo ha fatto". Quanto al Pd, il leader pentastellato torna all'attacco di Renzi: "Anche il Pd è chiamato a scegliere. Scegliere se seguire la linea di Renzi, che per fare un dispetto al Movimento 5 Stelle vuole lavarsene le mani dei problemi del Paese, o la linea di chi invece vuole contribuire a lavorare per i cittadini. Il Pd ha l'opportunità di non ignorare il messaggio arrivato dagli elettori, che hanno chiaramente bocciato le loro politiche e la legge elettorale che porta la loro firma", aggiunge.

Al di là dei tatticismi, il messaggio più pesante è quello su Berlusconi con una chiusura netta a qualsiasi forma di collaborazione con il leader di Forza Italia. Finora, però, dal Carroccio arrivano dichiarazioni di fedeltà all'alleanza. "Se continuano i veti su Berlusconi, l'unica strada è il voto", dice a fine giornata il capogruppo leghista alla Camera, Giancarlo Giorgetti. E ancora: "Finché il M5S non riconosce che abbiamo vinto assieme a FI e dobbiamo discutere tutti assieme, la situazione non si risolve". D'altronde già in mattinata, ospite di Circo Massimo, Giorgetti aveva detto: "Nessuno ha la maggioranza per fare il governo e porre condizioni a destra e a manca è un modo sbagliato di partire, legato alle poltrone".

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Anche il segretario leghista, Matteo Salvini, parla chiaramente di elezioni come possibile via d'uscita, ma rispetto ai veti esprime una posizione più articolata: "Tutti devono cedere qualcosa, non solo M5s, anche Pd e Forza Italia. Se tutti rimangono delle loro posizioni, si va a votare a giugno o a ottobre". Dal leader del Carroccio, che comunque ha confermato che incontrerà Di Maio "in campo neutro" la prossima settimana a Roma, anche un netto no a un incarico esplorativo che lo coinvolga: "A Mattarella dirò che la coalizione che ha vinto è il centrodestra. Ma un incarico a me per ora è inutile, perché non ci sono i numeri". A evocare le urne, durante le consultazioni, è anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "Meglio il voto di un governicchio". 

Dal fronte di Forza Italia, a rispondere al candidato premier pentastellato è innanzitutto il leader del partito, Silvio Berlusconi: "No al dialogo con chi pone veti", dice in una riunione con i suoi a Palazzo Grazioli, attraverso una nota. 

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Scende in campo anche Antonio Tajani. Il presidente dell'Europarlamento ed esponente di Forza Italia, che contrariamente a quanto annunciato non affiancherà Silvio Berlusconi durante le consultazioni, attacca: "Di Maio usa metodi antidemocratici e non mostra rispetto per i quasi 5 milioni di cittadini che hanno votato Forza Italia". E annuncia quale sarà la linea dei colloqui al Colle di FI: "Di Maio non è il vincitore delle elezioni, ha vinto la coalizione di centrodestra che è solida e si candida a governare. Se Di Maio o il Pd vogliono sostenere il centrodestra è un'altra cosa, ma noi partiamo dall'incarico a Salvini".

Sulla stessa linea anche Giovanni Toti, esponente azzurro e governatore della Liguria considerato vicino a Salvini, che attacca Di Maio: "ll suo gioco  mi sembra infantile: 'Francia o Spagna basta che se magna, lo faccio con Salvini ma anche col Pd, basta che sia io il premier'. Voler scegliere anche il contraente nello schieramento avversario mi sembra una pretesa".

Per il Pd una risposta arriva da Ettore Rosato, vicepresidente della Camera: "Finisca il teatrino per cui Luigi Di Maio si rivolge al Pd per aumentare il potere contrattuale con la Lega. Esca dalla modalità campagna elettorale ed entri in quella responsabilità per il Paese, dica che vuole fare. Noi incontriamo tutti ma - aggiunge - mi sembra che le premesse per un incontro lui non le voglia costruire, se pensa di poter scegliere nel Pd chi incontrare sbaglia di grosso. La trama che stanno disegnando da mesi è l'accordo Lega-M5S, alla fine imbarcheranno anche Forza Italia".
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