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Martina a Di Maio: "Ok autocritica, ma resta ambiguità". Franceschini: "Ora riflettiamo". Renzi: "No al dialogo"

(ansa)
Da Cuperlo a Marcucci, da Richetti fino a Rosato e Franceschini, con toni diversi il Pd commenta l'intervista a Repubblica con cui Di Maio invita a un dialogo con i 5 Stelle. Il segretario reggente: "Ma la linea non cambia". Orfini: "Appello strumentale".
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ROMA - È destinata a far discutere l'intervista a Repubblica di Luigi Di Maio, che chiede ai dem di "deporre l'ascia di guerra". Ed è destinata a portare in primo piano la questione dei rapporti tra M5s e democratici. Forse ad agitare le acque al Nazareno. Tra le reazioni c'è chi chiude la porta e chi registra qualche passo avanti. Chi invita alla riflessione.

 "L'autocritica nei toni è apprezzabile, l'ambiguità politica rimane evidente - dice il segretario reggente, Maurizio Martina - noi continuiamo a pensare che la differenza la fanno i contenuti e sui contenuti abbiamo presentato anche al Quirinale il nostro percorso e la nostra agenda fondamentale per il Paese. Noi ripartiamo dai temi sociali, dall'occupazione, dal lavoro dalle grandi questioni europee, da temi delicati come il governo dei fenomeni migratori. Da questo punto di vista non vedo grandi novità. Quel che è certo è che centrodestra e M5s devono dire chiaramente cosa intendono fare. Il tempo dell'ambiguità è finito". Quindi, precisa Martina, la linea politica non cambia.

Parole che Luigi Di Maio "registra" comunque come "un passo avanti". Ma l'intervista di Di Maio provoca reazioni anche nel fronte del centrodestra, e il primo a prendere posizione è Matteo Salvini. "Esecutivo Di Maio-Renzi, mamma mia", commenta.

Nel Pd, più possibilista il ministro della cultura, Dario Franceschini: "Di fronte alla novità dell'intervista, serve riflettere e tenere unito il Pd nella risposta. L'opposto di quanto sta accadendo".
Franceschini evoca risposte di diverso segno all'offerta di Di Maio. E in effetti di tono diverso sono le parole dell'ex segretario Pd, Matteo Renzi: "Nessuna svolta nei rapporti con i 5 Stelle", dice. E il renzianissimo capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, rincara la dose sui social: "Gli appelli di Di Maio sono imbarazzanti per le sue patetiche giravolte".


Sulla stessa linea Matteo Orfini, che in un tweet definisce "strumentale" l'invito al dialogo di Di Maio. "Siamo alternativi al M5s per cultura politica, programmi e visione sul futuro del Paese. Non sarà certo un appello strumentale a cancellare tutto questo. Parleremo con chi riceverà l'incarico e daremo il nostro contributo da forza di minoranza parlamentare" scrive il presidente del Pd. Lorenzo Guerini, invece, invita a un confronto interno faccia a faccia, evitando esternazioni sui social.  "Twitter non mi sembra il luogo ideale per una riflessione unitaria e non affrettata. Io resto all'antica: #circoli #direzione #gruppiparlamentari".


Prudente Gianni Cuperlo, della minoranza Pd: "Nelle due pagine dell'intervista di Repubblica dovresti attenderti una indicazione politica strategica" che invece non c'è, evidenzia al congresso 'Sinistra Anno Zero' a Roma. "Al momento non mi sembra ci siano possibilità per un governo M5s-Pd. Non vedo grandi elementi di novità. Noi abbiamo assunto una posizione chiara, riconoscendo il successo delle forze che hanno ottenuto più voti e l'abbiamo portata alle consultazioni".

Il Pd d'altronde è in fermento, sempre stamattina a Roma è in corso un'altra iniziativa politica, quella di Matteo Richetti che lancia la corrente "Harambee". Per Richetti, quello di Di Maio è "un appello a vuoto". "Premesso - aggiunge - che il termine guerra in politica non si usa, gli eventuali accordi o non accordi si fanno sulle proposte. Quello che vuol fare Salvini l'ho capito: abolire legge Fornero, legittima difesa, flat tax. Ma i 5 Stelle invece cosa vogliono fare?".

Per Ettore Rosato, "il Pd non cambia linea. Siamo alternativi sia alla Lega che ai 5Stelle".

Governo, Richetti (Pd): "Da Di Maio appelli a vuoto, non ha proposte"


Chi invece si dimostra molto interessato alla proposta di Di Maio è il deputato Francesco Boccia, legato al governatore pugliese Michele Emiliano che dalla debacle elettorale del Pd spinge per un dialogo con i pentastellati. "L'apertura (di Di Maio su Repubblica) è molto interessante e non va sottovalutata, su alcuni temi come la lotta alle povertà, l'ambiente, un'industria socio sostenibile e la misurazione della qualità della vita oltre il Pil, diciamo cose simili e non sarà difficile trovare dei punti d'incontro".

Intanto il barometro dei rapporti interni al partito segna anche oggi tempesta. Dopo l'affondo di ieri contro Matteo Renzi ("lasci lavorare il reggete"), Andrea Orlando oggi rilancia con una dichiarazione polemica: "Non parlo del Pd, così do un weekend libero ai parlamentari del mio partito che da giorni fanno dichiarazioni contro di me sollecitati dagli uffici stampa" dice il ministro della Giustizia e leader della minoranza dem al convegno 'Sinistra Anno Zero' a Roma. Ma Orlando parla del Pd, liquidando "l'idea di andare verso En Marche". "Non è una stupidata - premette Orlando -. Oggi si parla di Macron perché questa è una via di uscita alla situazione presente, ma è secondo me sbagliata e minoritaria in questo Paese". Significativo, però, anche un altro passaggio del suo intervento: "Credo che le elezioni ci dicano che è finito il centrosinistra. L'idea degli anni 90 che si potessero mettere insieme parti di società esclusa e parti della società inclusa". Quella idea "non è più mobilitante per settori della società esclusa".

Oggi è anche Cuperlo a lanciare la sua accusa a Matteo Renzi: "Indebolisce il partito".
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