Politica

Salvini: "Di Maio? Se mi chiama, rispondo". La replica: "Con tutto il centrodestra non faremo nulla"

Maroni scettico: "Meglio tornare al voto che un governo incapace di mantenere le promesse", dice a Circo Massimo su Radio Capital

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ROMA - Dopo lo scontro a distanza e lo scambio di insulti ieri con Luigi Di Maio, oggi Matteo Salvini prova a riannodare i fili del dialogo: "Se mi chiama rispondo, è buona educazione. Io non l'ho chiamato", dice ai cronisti a margine della celebrazione del 166esimo anniversario della Polizia. Ma intanto ammette che giovedì al Colle, nella delegazione di centrodestra, ci sarà anche Silvio Berlusconi. "Credo di sì", dice ai cronisti che glielo chiedono. E alla fine riconosce: "E' possibile che l'incontro con il leader dei 5Stelle non ci sia".

Sulla prospettiva di un governo con il centrodestra, Di Maio ripete i soliti veti: "I 5 stelle - ha detto Di Maio parlando a Boiano - vogliono cambiare l'Italia, anche per questo sto cercando di mettere qualche paletto. Immaginate una coalizione con Berlusconi, Salvini, Di Maio e Meloni? Se facciamo questa cosa sarà come sederci su una poltrona e passare cinque anni a fare nulla. Salvini deve scegliere se cambiare la legge Fornero o stare con Berlusconi".

Intanto l'ex governatore della Lombardia Roberto Maroni, come già affermato in un'intervista a Repubblica, continua a mostrare scetticismo verso l'ipotesi di un governo M5s-Lega: "Il voto anticipato è una delle opzioni in campo - spiega a Circo Massimo su Radio Capital - e prevede una modifica rapida della legge elettorale con premio alla coalizione e non alla lista e nuove elezioni in maniera altrettanto veloce, entro ottobre, prima della legge di bilancio".
L'ex ministro non nega che un asse cinquestelle-Lega si sia già creato: "L'accordo c'è stato per l'elezione dei presidenti di Camera e Senato. Ma Salvini e Di Maio vogliono fare entrambi il governo ciascuno alle sue condizioni". All'orizzonte, però, Maroni ricorda che ci sono le elezioni europee. "Il 26 maggio 2019 si vota per l'europarlamento, questo vuol dire che gli elettori daranno un giudizio su tutti i partiti. Se si mette insieme un governo che poi non riesce a fare quanto promesso, come il reddito di cittadinanza, la flat tax e l'abolizione della Fornero, allora è meglio andare a votare prima".

Maroni esclude come possibilità principale quella di un "terzo uomo" a capo dell'esecutivo oltre i duellanti: "La vedo una cosa difficile, da prima Repubblica". Per l'ex governatore lombardo c'è "il 40% di probabilità che si vada a elezioni, il 40% che si riesca a formare un nuovo governo: il restante 20% lo lascio a qualcuno che si inventerà qualcosa. Siamo pur sempre in Italia".



 
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