Politica

Pd, le proposte per trattare. Ma si apre lo scontro interno verso la direzione del 3 maggio

La delegazione Pd a Montecitorio dopo l'incontro con Fico (lapresse)
Nell'agenda anche un taglio permanente del costo del lavoro. E l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione dedicato ai partiti, per rafforzare la democrazia rappresentativa
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ROMA. "Mettere il 18% del Pd al servizio del Paese, con le nostre proposte. E vedere dove si arriva", ribadisce a tarda sera il reggente Martina. E gli fa eco Orlando: "Non sono convinto che  l'esito sarà positivo, ma che almeno siano chiare davanti agli italiani le responsabilità". All'inizio dei giorni dell'avvio di una trattativa tra Pd e M5s, il tavolo di confronto non c'è ancora. Ma sia i Cinquestelle che i democratici provano a delineare i temi su cui dovrebbe poggiare la possibile intesa di governo. Il solco da cui partire - è stato sottolineato dalla delegazione dem - è quello delle 100 proposte per l’Italia e del programma elettorale del Partito Democratico.

Ma ci sono alcuni temi considerati prioritari per il confronto. Certamente sarebbe necessaria - dicono fonti dem - una chiara scelta di campo europeista, per confermare l'Italia nel gruppo di testa dei paesi che vogliono una svolta politica e sociale di Bruxelles. Quindi chiara collocazione europeista rispetto a possibili tentazioni populiste.

Poi un atto d’impegno per rafforzare la democrazia rappresentativa, dando piena attuazione prima di tutto all’articolo 49 della Costituzione, quello sui partiti che non è mai stato regolamentato e attuato. Un tema - che punta a valorizzare la democrazia interna delle forze politiche - su cui in passato Pd e 5Stelle si sono scontrati anche duramente

L’agenda economica e sociale rappresenta l’altro asse del possibile confronto. E su questo l'impostazione del Pd dovrebbe invece raccogliere il gradimento dei 5Stelle: assegno universale per le famiglie con figli ed estensione del Reddito di inclusione voluto dai governi Pd sono i primi passi possibili, insieme al taglio permanente del costo del lavoro a tempo indeterminato per dare più soldi in busta paga ai lavoratori e abbattere i costi per le imprese. Infine, la necessità di mettere al centro i temi ambientali, a cominciare dalla decarbonizzazione dell’economia entro il 2025. Punto, quest'ultimo, che dovrebbe suonare come musica per le "orecchie" del Movimento.

Al termine di 72 ore convulse e ricche di polemiche interne, intanto, Matteo Renzi e Maurizio Martina si sono trovati d'accordo sul metodo: la direzione del 3 maggio deciderà se il partito dovrà sedersi al tavolo delle trattative. Rimangono le diverse impostazioni tra governisti e fedelissimi dell'ex segretario, ma una tregua è stata trovata. Un risultato che sembra certificato anche dalle parole dell'ultra-renziano Andrea Marcucci, componente della delegazione: "Se il dialogo partisse, la nostra base di dialogo sarebbero i 100 punti del programma Pd". Per ora, dunque, non si blocca il tavolo. Naturalmente i toni nel partito restano diversissimi. Sul fronte del dialogo, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti: "Per salvarsi il Pd deve cambiare. E M5S non mi fa paura". E Piero Fassino: "Un no a prescindere favorirebbe 5Stelle e Lega". Dalla minoranza Gianni Cuperlo chiede di accelerare: "Penso che abbia fatto bene il segretario Martina a cogliere i segni positivi degli ultimi giorni. Ma una settimana è lunga. Meglio convocare la direzione prima anche per evitare che il dibattito si faccia a colpi di tweet o sondaggi di piazza". I tweet naturalmente non si fermano. Dal fronte renziano Anna Ascani attacca Di Maio: "Vuole la legge sul conflitto di interessi? Vale anche per Casaleggio", twitta. E Alessia Morani se la prende con Fico: "È contento per l'esito della consultazione? La linea viene decisa in direzione". Sulla stessa lunghezza d'onda Michele Anzaldi: "Fico ha visto un altro film". Il rischio, per il Pd, è che da qui al 3 maggio la temperatura possa salire ulteriormente.
 
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