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Mattarella cita Einaudi e l'incarico a Pella: fu il primo governo del presidente

Dopo le elezioni del 1953, l'ottavo governo De Gasperi non ottenne la fiducia delle Camere. E il capo dello Stato scelse un nome di suo gradimento senza ascoltare le indicazioni dei partiti

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ROMA - Fu il secondo presidente della Repubblica e uno dei più amati nella storia d'Italia: Luigi Einaudi ricoprì la più alta carica dello stato dal 12 maggio 1948 all'11 maggio 1955. Oggi Sergio Mattarella ne fa rivivere il ricordo a Dogliani, in un discorso carico di impliciti sull'attuale situazione politica: "Cercando sempre leale sintonia con il governo e il Parlamento, Luigi Einaudi si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio ogni volta che lo ritenne necessario". Ovvero: il ruolo della presidenza della Repubblica non è banalmente "notarile".

Mattarella cita le elezioni del 1953. Anche allora, come oggi, il voto fu il banco di prova di un nuovo sistema elettorale. La legge, che diventò poi nota come "legge truffa", prevedeva l'assegnazione di un ricco premio di maggioranza (il 65% dei seggi) alla lista o al gruppo di liste che avessero raggiunto più della metà dei voti. La coalizione a guida democristiana si fermò però al 49,2% dei consensi e mancò, per pochissimo, l'obiettivo.

Luigi Einaudi conferì l'incarico ad Alcide De Gasperi. Lo statista democristiano però fallì e dopo poco il suo ottavo, brevissimo governo - 32 giorni di vita, dal 16 luglio 1953 al 17 agosto 1953 - cadde, rigettato dalla Camere che non votarono la fiducia. A seguito di un breve tentativo con Attilio Piccioni, il presidente Einaudi scelse una personalità estranea alle indicazioni dei partiti: il 17 agosto 1953, l'incarico venne conferito a Giuseppe Pella, economista e più volte ministro dei dicasteri economici (quello che oggi chiameremmo un "profilo tecnico"). Pella accettò senza nemmeno la riserva e presentò un documento programmatico alle Camere che ottenne il favore della Democrazia Cristiana (di cui Pella era un esponente) e del Partito Nazionale Monarchico; si astennero la maggior parte dei socialisti. Nacque così il primo "governo del presidente" della storia repubblicana. Durò sei mesi.

 "Fu il caso illuminante del potere di nomina del presidente del Consiglio dei ministri, dopo le elezioni del 1953 per la quale non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, quello della Dc", così Sergio Mattarella commenta la vicenda che presenta molti parallelismi con lo stallo politico di questi giorni. Un confronto storico per avvertire i partiti che stanno facendo i conti senza l'oste (il Quirinale): la nomina, espressa del presidente della Repubblica, non è un passaggio puramente formale.


 
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