Politica

Elezioni 2018, la Lega 'attrae' il web ma il M5s stravince sui social

Il rapporto "Mapping italian news" dell'Università di Urbino ha analizzato gli articoli a tema politico pubblicati nei sei mesi precedenti il voto del 4 marzo 2018. Tra i temi più discussi: immigrazione, privilegi delle élite e gli scandali legati ai leader politici
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Dalla storia strappalacrime di nonna Peppina, la terremotata del maceratese costretta a lasciare la sua abitazione, al sacchetto-gate che dal primo giorno dell'anno ha invaso le nostre bacheche di Facebook. I temi che nei mesi che hanno preceduto le elezioni politiche hanno interessato, e influenzato, il pubblico, sono i più svariati. E non sempre di natura strettamente politica.

Non solo gli argomenti, anche la modalità di diffusione del singolo articolo o la fonte da cui è stato diffuso hanno orientato le preferenze dei cittadini, andando a delineare, almeno in parte, l'attuale divisione politica.

Ad analizzare la situazione pre-voto - 'leggendo' le interazioni su Facebook di ogni singolo articolo - è uno studio dell'Università di Urbino (Mapping italian news) presentato in un incontro pubblico. Lo studio ha analizzato (dal 1 settembre 2017 al 4 marzo 2018) oltre 84mila articoli prodotti da 4000 fonti online italiane.
Vincenti, anche sul web, si sono dimostrate le due forze politiche che stanno cercando un accordo di governo, Lega e Movimento 5 stelle. Se la prima ha catalizzato su di sé la maggior parte delle fonti online, attraendo anche media storicamente legati ad esempio a Forza Italia, come IlGiornale.it e Tgcom.it,  è alla seconda che va il primato di livello di engagement prodotto su Facebook (cioè la somma di interazioni, commenti e condivisioni), raggiunto anche grazie a una precisa strategia che ha sfruttato l'attivismo delle community online

I NUMERI DEL SUCCESSO
Sulla base di un algoritmo che misura quanto una singola fonte sia vicina all'una o all'altra forza politica, oppure indipendente, il progetto Mine stila una classifica dei partiti sia in termini assoluti (numero di articoli prodotti) che in termini 'ponderati' (quantità di reazioni registrate). 

Così la Lega mostra una rilevante potenza di fuoco e si piazza al primo posto in termini assoluti, con oltre 18mila url create da fonti di parte. Al secondo posto (duemila in meno) si piazzano gli articoli di fonti indipendenti, slegate da forze politiche (come Repubblica.it e Corriere.it). 
I numeri cambiano, invece, se si considera il livello di engagement. Subito dietro ai primi in classifica - le testate, per così dire, 'neutrali' - si piazza il Movimento 5 stelle, con oltre 21 milioni tra condivisioni, commenti e reazioni. Un numero molto alto se si confronta la mole di notizie prodotte quotidianamente dai cosiddetti organi di partito, come ilblogdellestelle.it e beppegrillo.it, con quella delle testate tradizionali.

A determinare il successo è una strategia social specifica. Gli utenti, in particolare quelli vicino al Movimento 5 Stelle, hanno amplificato la diffusione di contenuti più in linea con la propria visione del mondo, condividendoli, e, in contrasto, hanno lavorato per delegittimare le fonti e le notizie negative per il proprio partito o positive per i concorrenti politici, attraverso il massiccio ricorso ai commenti. Condivido ciò che mi piace e attacco i miei avversari nei commenti, in sintesi.

Ne è un esempio la notizia di Renzi che in Tv mostra il documento del suo conto in banca: "Ho solo 15 mila euro non mi sono arricchito con la politica". L'articolo è stato commentato da quasi 25mila persone, e condiviso da poco meno di 2000. L’obiettivo, secondo gli studiosi: sfruttare l’algoritmo di Facebook che spinge in alto i contenuti con più interazioni, al fine di mostrare opinioni che contraddicono quelle espresse nella notizia.

Marginali rimangono, invece, le altre due forze politiche: Partito democratico e Forza Italia, nonostante i loro rispettivi leader siano i più citati dai pezzi sul web. Su oltre 84.000 notizie analizzate, infatti, oltre 30.000 hanno menzionato nel titolo o nella descrizione, uno o più leader dei cinque partiti principali. Tra questi il più chiamato in causa con oltre il 30% di ricorrenze è stato Matteo Renzi, seguito da Silvio Berlusconi (26,5%), Matteo Salvini (22%) e, in ultimo, Luigi Di Maio (20,3%).

Il leader pentastellato, però, ha generato in media molte più interazioni rispetto ai suoi avversari, andando a raggiungere, nei sei mesi, il livello di engagement dell'ex leader del Pd. 

• FACEBOOK: L'INFORMAZIONE DI "PARTE", SUPER PARTES E PROBLEMATICA 
Per giungere alle conclusioni qui sopra gli studiosi - come detto - hanno dovuto classificare le fonti. Lo hanno fatto sulla base della tipologia di utente che rilancia su Twitter una notizia proveniente da una testata e sulla base di questo hanno assegnato un punteggio a ciascun sito, collocandolo vicino a uno dei principali partiti politici.

Il panorama è ben definito. I siti dei principali quotidiani nazionali non sono stati assegnati a nessuna parte politica, classificati come “cross-partisan” (super partes appunto) per il pubblico etorogeneo che solitamente li rilancia. 
Fanno eccezioni tre grandi testate: Il Fatto Quotidiano, che l’analisi assegna al Movimento 5 Stelle, Il Giornale e Tgcom, con sorpresa considerati affiliati alla Lega. In questo contesto lo studio sottolinea come un mese dopo il voto, Mediaset abbia deciso di “licenziare” i giornalisti conduttori di tre programmi politici che andavano in onda sulle sue reti (Belpietro, Del Debbio e Giordano).

Una decisione motivata dall’azienda facendo riferimento al basso livello di ascolti ma che in molti hanno interpretato come dovuta alla tendenza a parlare di temi e notizie che hanno fatto gioco alla propaganda leghista.

Da sottolineare poi, l'alto engagement che su Facebook hanno raggiunto siti considerati di parte, vicini ai pentastellati e ai leghisti. Come ilpopulista.it, legato al partito padano e ilblogdellestelle.it, voce del Movimento.

Ad entrare poi tra i principali attori, inserendosi con delle loro news nella classifica delle 25 più condivise, anche tre siti che fanno informazione 'problematica', colpevoli cioè di produrre, consapevolmente o meno, notizie che confondono l'opinione pubblica: ilfatto.it, italia24ore.com e inews24.it.

Il primo, dal nome ingannevole e facilmente riconducibile al quotidiano diretto da Peter Gomez, ha pubblicato il giorno prima delle elezioni la notizia, falsa, delle 500.000 schede elettorali bollate con il logo del Pd, scoperte in Sicilia. Il secondo sito di 'fake' ha diffuso la falsa notizia del senatore massacrato di botte da due disoccupati, piazzandosi diciassettesimo per engagement. Inews24.it, invece, classificato come sito che diffonde disinformazione e notizie anti-immigrazione, è entrato in classifica con una breve news che denunciava l'incapacità dello Stato di fornire una sistemazione ad una donna anziana colpita dal terremoto. 

• LUCA TRAINI E NONNA PEPPINA CAMPIONI DI ENGAGEMENT
Ad appassionare di più il pubblico durante i sei mesi di campagna elettorale è stato il tema dell'immigrazione, problematizzata nella chiave 'sicurezza'. Un tema dibattuto sui social che ha dato spesso luogo ad aspre discussioni anche tra i leader, che si accusavano a vicenda di incitare alla violenza, alla discriminazione, al razzismo e quindi, dopo 70 anni dalla caduta del regime, al fascismo. 

Un caso su tutti: Luca Traini. L'autore del raid razzista a Macerata che ha colpito volutamente persone di origine africana per vendicare la morte di Pamela Mastropietro, ha permesso il ritorno a retoriche che orbinato attorno al fascismo e all'antifascismo. 

Anche la critica di stampo populista alle élite, soprattutto quella politica invocata come la causa principale dei fallimenti dello Stato nel proteggere i diritti dei più deboli, ha veicolato un certo tipo notizie che riguardano individui e famiglie a basso reddito, disoccupati, pensionati, anziani, vittime di disastri naturali. Come la storia di nonna Peppina, la 95enne di Fiastra provincia di Macerata, che è stata una delle storie più condivise già da settembre del 2017, tanto da restare nella classifica fino al giorno delle elezioni.

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Anche gli scandali legati direttamente ai leader politici, come il 'caso rimborsopoli' che ha coinvolto i Cinque stelle o l'inchiesta di Fanpage "Bloody Money" che coinvolgeva rappresentanti del Pd, hanno scatenato i social e le condivisioni, determinando il termometro dell'opinione pubblica.

 
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