Politica

Contratto Lega-M5s, poco spazio per il digitale e anche qualche gaffe: "Confonde cybersecurity e cyberbullismo"

Le parole più utilizzate nel contratto di governo tra Lega e M5s  
La lettura del programma di governo giallo-verde delude molti esperti. Soprattutto chi si attendeva di più da un movimento che ha storicamente messo la Rete al centro della propria missione politica. Liuzzi (M5s): "Abbiamo avuto pochissimo tempo, ma crediamo nei valori dell'innovazione"
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L'innovazione digitale trova solo riferimenti sparsi nel contratto di governo M5s-Lega; nessuna visione complessiva, nessun capitolo dedicato, né un'idea forte su come si voglia spingere l'innovazione in questo Paese. E persino qualche svarione, come il capitolo sulla cybersecurity che parla in realtà di cyberbullismo. Come se la tutela dei sistemi informatici coincidesse con quella degli studenti. 

La lettura del contratto delude molti esperti di digitale, che lo stanno leggendo in queste ore. Soprattutto chi si attendeva di più da un movimento che ha storicamente messo la Rete al centro della propria missione politica. "Non commento il resto perché avrei bisogno di scrivere la Divina Commedia, ma noto che il mitico contratto di governo confonde cybersecurity e cyberbullismo, una castroneria non facilissima da scrivere", scrive su Twitter Stefano Zanero, docente del Politecnico di Milano e uno dei massimi esperti di cybersecurity in Italia.
Spicca anche l'idea di internet gratis per tutti: "È opportuno introdurre il principio della cittadinanza digitale dalla nascita, prevedendo l'accesso gratuito alla rete internet per ogni cittadino", si legge nel contratto. Idea presente per altro anche nel programma del Movimento, ma attraverso la creazione di una rete Wi-Fi pubblica e gratuita su tutto il territorio nazionale. Quanto c'è scritto nel contratto può significare qualcosa di molto più ampio, probabilmente infattibile (perché molto costoso e distorsivo dell'offerta degli operatori telefonici): diritto di tutti a navigare gratis anche da casa o in mobilità.

Per il resto, si trovano riferimenti qui e là. Il digitale per il lavoro: "Semplificazione, razionalizzazione e riduzione, anche attraverso la digitalizzazione, degli adempimenti burocratici connessi alla gestione amministrativa dei rapporti di lavoro che incidono pesantemente sul costo del lavoro in termini di tempo, efficienza e risorse dedicate".

La Sanità: "È necessario realizzare l'informatizzazione del SSN con particolare riferimento al Fascicolo Sanitario Elettronico, alle ricette digitali, alla dematerializzazione dei referti e cartelle cliniche e alle prenotazioni e pagamenti online, così da consentire una reale trasparenza e un efficace controllo in termini di verifica immediata e pubblica dei risultati gestionali".

Ci si dilunga soprattutto sul turismo digitale, dove tra l'altro si legge della necessità di "interventi nell'ambito della digitalizzazione, affinché sia reale e diffusa, non solo con l'estensione del wi-fi sul territorio, ma anche e soprattutto con l'implementazione di pratiche ed iniziative che consentano di governare realmente i flussi del turismo, anche e soprattutto in un'ottica predittiva", tramite gestione e monitoraggio basati su "big data".

Torna il sogno di "una piattaforma nazionale unica dedicata al turismo e al turista, non solo come piattaforma di comunicazione e promozione del Paese, ma anche come piattaforma di e-commerce del prodotto turistico culturale (prenotazione alberghi, tour, ristoranti, biglietteria museale e teatrale)". Tornano a mente le vicissitudini del portale Italia.it, lanciato nel 2005, chiuso, quindi riaperto nel 2015.
Niente digitale né innovazione nel capitolo Scuola. Ci sono nel capitolo università e ricerca, con uno focus però tutto particolare sulle università online. "Un intervento importante dovrà riguardare l'innovazione didattica ed in particolare quella digitale. Sarà incentivata l'offerta formativa on line e telematica delle università statali attraverso finanziamenti finalizzati, nonché meglio regolamentata l'offerta formativa delle università telematiche private". 

"Si ha l'impressione di leggere un copia-incolla di diversi slogan, presi qui e lì, in fretta e furia. Senza una visione né un programma politico vero e proprio", dice Gianluigi Cogo, docente dell'università Cà Foscari di Venezia e noto innovatore delle politiche pubbliche. "Peccato non ci sia un riferimento alla governance del digitale, noto aspetto critico in Italia; auspicabile per esempio un ministro dedicato a questo tema". 

È d'accordo Francesco Sacco, docente dell'università Bocconi di Milano e consulente di diversi governi su questi temi: "Il digitale ricorre in diversi punti del testo, ma non c'è una visione unitaria. E sembra manchi anche la consapevolezza di quanto già fatto: sono citate anche cose completate da dieci anni, come il fisco digitale". 

"Manca insomma un'idea forte su cosa vogliono fare per cambiare l'Italia con il digitale. E senza un impegno politico reale, del nuovo governo, ci sarà l'ennesima opportunità mancata per innovare il Paese", aggiunge Sacco. Di qualche ora fa l'ultimo indice Desi, della Commissione europea, che ci inchioda in 25esima posizione su 28 per livelli di innovazione digitale. Siamo bloccati nella stessa posizione dal 2015. 

"Il problema è che abbiamo avuto pochissimo tempo per questo contratto. Avremmo voluto e potuto scriverci tutti i valori dell'innovazione digitale, in cui crediamo", risponde Mirella Liuzzi, parlamentare M5s nota, già dalla precedente legislatura, per il suo impegno in materia. "La nostra idea di una Banca pubblica italiana servirà anche a investire in innovazione digitale e ricerca, temi essenziali per la crescita del Paese", aggiunge.
  
"Il contratto tocca alcuni temi con affermazioni di principio sull'innovazione. Alcune sono condivisibili, altre non sono realizzabili in un'economia di mercato", spiega Stefano Quintarelli, tecnologo, uno dei padri della internet commerciale in Italia (si è occupato di innovazione nella scorsa legislatura, prima con Scelta Civica, poi nel Gruppo Misto). "Mi pare che manchi una visione integrata e che non si sia elaborato sul come sia opportuno organizzarsi e operare per raggiungere quegli enunciati".

"Si nota peraltro come, nell'accordo, l'innovazione rivesta un ruolo molto inferiore rispetto a quanto previsto nello stesso programma del M5s. L'interpretazione che do è che quella sia una base minimale e non necessariamente un limite superiore di ciò che potrà essere proposto in Parlamento. A conferma di ciò, gli atti di alcuni parlamentari M5s vanno già oltre quanto scritto nel contratto", dice Quintarelli, confermando le parole di Liuzzi.

"Forse si potrebbe avere avuto più coraggio, ad esempio cogliendo l'occasione per dire che per raggiungere gli obiettivi ed innovare in modo strutturale e non episodico, è opportuno dotarsi di un ministero apposito e di una commissione parlamentare che si concentri a lavorare sulle opportunità del futuro e non affronti i temi in modo residuale, come accade oggi, impegnati a tamponare problemi del passato. Questa è anche la richiesta che l'associazione Copernicani e numerose personalità di primo piano, propongono a tutti i partiti politici", conclude Quintarelli.
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