Politica

Leu, via il nome di Grasso dal simbolo. E sul futuro i "soci fondatori" sono divisi

Sabato l'assemblea di Liberi e Uguali a Roma. Dalla collocazione nel Pse all'alleanza con il Pd, le divergenze tra Sinistra Italiana e Mdp

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ROMA - L’esempio è Pisa. Dopo lungo dibattito, “Liberi e Uguali” - divisa in tre spezzoni - non si è presenterà alle amministrative del 10 giugno. “Possibile” ha posto il veto all’uso del simbolo di Leu ed è confluita in un’alleanza con Rifondazione. Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni era disposta a correre ma a patto che ci fosse un “no” esplicito ad eventuali, future alleanze con il Pd. E Mdp, ovvero i fuoriusciti dem, hanno provato a fare un accordo con il Pd, che però si è spaccato sul candidato sindaco individuato, il presidente del Cnr Domenico Laforenza. Paolo Fontanelli, ex sindaco di Pisa ed ex parlamentare, ci ha provato fino all’ultimo, convinto che il centrosinistra non potesse regalare alla destra la città. Ha dovuto gettare la spugna. 

Ora i tre soci fondatori di Leu dovranno chiarirsi le idee. O vanno avanti o si dicono addio. Sabato, l’assemblea di “Liberi e Uguali” a Roma, nel centro congressi del Marriott Park Hotel, ricomincia togliendo dal simbolo il nome di Pietro Grasso, che ha accompagnato la lista per tutta la campagna elettorale fino al voto del 4 marzo. E’ il segnale che si riparte daccapo, dopo il brutto risultato con l’ingresso a stento in Parlamento. Roberto Speranza, leader di Mdp, è convinto che un’accelerazione vada fatta e si debba costruire il partito. Il partito Leu. “Molto già siamo stati a bagnomaria”: sostiene Speranza. Quindi velocemente ci vuole un contenitore nuovo che punti alla rifondazione del centrosinistra dialogando con un Pd de-renzizzato. E’ la linea anche di Pierluigi Bersani, di Vasco Errani e di Massimo D’Alema che sabato parteciperanno all’assemblea

Da Fratoianni e Sinistra Italiana viene un altro input. “Prima diamoci una carta d’identità, diciamo quale partito vogliamo fare. Chiariamoci sulla opposizione che va intrapresa – premette Fratoianni – sulle alleanze e anche sulla posizione in Europa, se nel gruppo Gue-Sinistra Unitaria o nel Pse. Un partito è una idea e non possiamo dividerci poi alla prima curva”. E lancia subito una critica: “In queste ultime settimane Leu non è riuscita ad essere efficace di fronte al triste panorama del dibattito politico del paese, quando sta nascendo un governo Lega-M5S, che allarga gli spazi della peggiore destra lepenista, dimentica nel suo programma le nuove generazioni, non propone risposte convincenti contro la disoccupazione, guarda a misure inique come la flat-tax e trascura il Sud. Il contratto con cui oggi il M5S e la Lega si apprestano ad andare al governo infatti è l’inquietante mix di risposte ai problemi di fondo emersi nell'ultimo decennio. Mentre la risposta che arriva dal Pd è assolutamente confusa”.

Di altro avviso è Enrico Rossi, il governatore della Toscana, tra i fondatori di Leu: “Non dobbiamo disperdere la piccola forza che abbiamo raccolto. A condizione però che ci sia chiarezza su due temi: sulla necessità di volere un’Europa unita e socialista, diversa, più sociale ma quello è il quadro entro cui dare battaglia; e di ricostruire un’alternativa di sinistra alla destra e ai populisti e avere una strategia di alleanza con il Pd, naturalmente un Pd che torna a guardare a sinistra”. Il  puzzle della sinistra divisa è di difficile ricomposizione.
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