Politica

Pd, Orfini contro Minniti: "Alcune scelte sui migranti hanno favorito la destra"

Nel Partito democratico la resa dei conti tocca anche le politiche sull'immigrazione. Con il ministro dell'Interno uscente si schierano Martina, Guerini e Ricci

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Ha portato via gli scatoloni dal Viminale, ma lasciando il dossier aggiornato sull'immigrazione. Per Marco Minniti - il ministro dell'Interno che in queste settimane si è schierato nel Pd accanto al reggente Maurizio Martina sfilandosi dalla maggioranza renziana - è ragione di soddisfazione, perché i numeri parlano di un calo degli sbarchi consistente, meno 71% rispetto al 2016 e meno 78,60% se raffrontati al 2017. E tuttavia i Dem si dividono sui migranti e le politiche da adottare. Che ora s'incrociano con lo scontro sul congresso d'autunno e sull'opposizione da fare.

Il governo grillo-leghista, con Matteo Salvini candidato a succedere a Minniti, avrà l'immigrazione al centro della sua agenda. Salvini ha annunciato una stretta: 500 mila immigrati irregolari da rimpatriare e misure che vanno dai permessi di protezione internazionale da richiedere nei paesi da cui si scappa alla chiusura dei campi rom e no sgravi fiscali per gli asili nido ai migranti regolari.

Ecco quindi che Matteo Orfini, vittima in quanto renziano di continue bordate sulla svolta a destra del Pd, il partito tuttora nelle mani dell'ex segretario Matteo Renzi, batte un colpo a sinistra e attacca alzo zero Minniti. "Alcune scelte di governo hanno favorito lo sfondamento a destra. Se andiamo in tv a dire che l'immigrazione mette a rischio la democrazia in questo Paese, che è una sciocchezza, poi la gente finisce anche per credere a Salvini che vuole sparare sui barconi. La lettura che è stata data dal nostro governo su quei temi, credo abbia sdoganato una lettura di destra. Poi la gente vota l'originale. Mi riferisco a Minniti, ma lo sa". Bocciatura delle politiche avviate, inclusi gli accordi con la Libia per le violazioni testimoniate dei diritti umani. Per Minniti sono i numeri a rispondere e a indicare che il governo uscente è riuscito a governare l'onda degli arrivi.

Nel Pd scatta il riflesso condizionato: comincia anche su questo una resa dei conti. Ma le correnti sono ormai scomposte e in attesa di ricomporsi. Da Pesaro, il sindaco Matteo Ricci, che è anche responsabile enti locali dem, critica Orfini e twitta: "Spesso siamo stati d'accordo, ad esempio osteggiando il dialogo con i grillini. Ma adesso Orfini sbaglia. Da sindaco so che la politica di Minniti, che ha tenuto insieme rigore e solidarietà, funziona (come la diminuzione degli sbarchi dimostra) e doveva iniziare prima. Avremmo tolto spazio ai razzisti. La rimpiangeremo".

Fanno quadrato attorno a Minniti anche Lorenzo Guerini e soprattutto Martina. Il reggente punta alla mission impossible di tenere insieme un Pd lacerato e cerca di sottrarre l'immigrazione alla resa dei conti delle primarie: "Il ministro Minniti ha lavorato benissimo e i governi di centrosinistra e del Pd in questi anni su un tema delicato come quello migratorio hanno cambiato le politiche, e hanno migliorato la situazione".

Orfini e Minniti hanno entrambi un passato dalemiano, da tempo hanno preso le distanze da Massimo D'Alema e lui, ora in Leu, da loro. Andrea Orlando, l'ex Guardasigilli, antirenziano e in rotta con Orfini, deve ammettere che qualche ragione il presidente del partito ce l'ha: "Io rivendico le scelte fatte dal governo per gestire i flussi migratori, ma condivido con Orfini il fatto che ci sia stata una sottovalutazione di parole d'ordine che si stavano affermando nella società e che forse non abbiamo contrastato con sufficiente forza". Insomma chiarirsi le idee al congresso anche su questo: "Solo così si possono rimescolare gli schieramenti, superare i personalismi e parlare della vocazione e della missione del Pd. Abbiamo bisogno di essere espliciti e non reticenti". E se Orfini decidesse di essere il candidato alle primarie di questo rimescolamento?
 
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