Politica

Governo, la squadra di Cottarelli: nel totoministri Giovanni, Ricciardi Tronca e Pajno

(ansa)
Un esecutivo di servizio, in grado di compensare con l'autorevolezza dei protagonisti la difficilissima sfida dei numeri alle Camere. Ecco alcuni dei nomi in pista per un ministero
9 minuti di lettura
ROMA. Dovrà essere una squadra autorevole quella di Carlo Cottarelli. Se l'economista riceverà l'incarico per un "governo di servizio", selezionerà personalità in grado di dare prestigio e credibilità a un esecutivo che rischia di avere pochi sostegni in Parlamento. Ecco alcuni nomi entrati nel totoministri.

(ansa)

Enrico Giovannini
A Palazzo Chigi c'è già stato: come ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Letta. Ma Enrico Giovannini è meglio conosciuto come mister Statistica. Non solo perché è la materia di studio in cui si è laureato nel 1981 alla Sapienza di Roma: ma perché nel corso della sua lunga carriera (è nato nella capitale 61 anni fa), Enrico Giovannini è riuscito a trasformare la sua materia in un fattore di conoscenza e di comprensione dei mutamenti sociali italiani ben oltre la ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Basterrebbe ricordare che per l'Istat di cui è stato presidente dal 2009 al 2013, ha curato il Rapporto Annuale sullo stato dell'Italia, diventato un punto di riferimento per chiunque cerchi dati sui cambiamenti del Paese. Del resto, la sua attività professionale è iniziata proprio all'Istituto Nazionale di Statistica, dove Giovannini è entrato nel 1982 dopo gli studi universitari. Negli anni si è messo in evidenza per le sue iniziative "innovative": per spiegare la realtà economica italiana ha costruito un modello econometrico che incrocia l'industria reale con il settore monetario-finanziario, utilizzando dati a scadenza mensile. Mentre è del 1993 la prima edizione del Rapporto Annuale. Dal 2001 al 2009, ha ricoperto il ruolo di responsabile statistico per l'Ocse, l'Organizzazione per la Coooperazione e lo Sviluppo economico che ha sede a Parigi: anni in cui ha sviluppato per conto dell'organizzazione internazionale un nuovo modello di ricerca e analisi dei dati, poi introdottto anche da altre istituzioni, dall'Onu al Fondo monetario internazionale. Corposo il suo curriculum anche a livello accademico. E' stato professore di Statistica in varie università e al momento è docente a Tor Vergata a Roma, cattedra che gli è stata assegnata dal 2002 e insegna anche alla Luiss. Il primo incarico a livello governativo arriva nel 2011 dal gabinetto Berlusconi che lo chiama per presiedere il "Gruppo di lavoro Economia non osservata e flussi finanziari": un modo per non dire che si occupava di economia in nero e di proprorre forme di contrasto all'evasione fiscale. Inoltre, lo stesso governo di centrodestra gli affida la presidenza della "Commissione per il livellamento retributivo Italia-Europa": anche in questo caso, un altro modo per definire lo studio del taglio dei costi della politica, visto che la commissione aveva il compito di suggerire come accorciare lo "spread" dello stipendio dei nostri parlamentare con la media europea.

(ansa)
Paola Severino
È stata la prima donna ministro della Giustizia. Nel governo Monti dal 2011 al 2013. E ha firmato, proprio alla fine del suo mandato, la legge che porta il suo nome, sull'ineleggibilità alle cariche parlamentari per chi ha subito una condanna superiore a 2 anni. Sollecitata a valutarne portata ed effetti, soprattutto dopo la condanna e decadenza di Berlusconi, Severino non ha mai voluto rilasciare commenti. È in assoluto il Guardasigilli che, dopo l'uscita da Via Arenula, non ha parlato come ex, pur avendo al suo attivo una legge anticorruzione che ha rinforzato tutte le pene. Famoso avvocato, allieva di Giuliano Vassalli e nello studio con Giovanni Maria Flick, Severino è sposata e ha una figlia. Una passione per i cani e per i viaggi. È stata preside della Luiss di cui attualmente è rettore. Il suo nome è figurato nella corsa al Quirinale.
Francesco Paolo Tronca
L'indole riservata, la profonda cultura delle istituzioni, persino il fisique du role fanno del prefetto di lungo corso Francesco Paolo Tronca, cui potrebbe essere affidato il ministero dell'interno, l'anti-Salvini per eccellenza. Nato a Palermo nel 1952, laurea in Giurisprudenza e poi in Storia a Pisa, è stato nominato consigliere di Stato dopo aver guidato come commissario straordinario il Comune di Roma rimasto orfano della giunta Marino. Grande studioso del Risorgimento, è stato lui a far trasferire i busti di Mazzini, D'Azeglio e Pisacane - seppelliti in uno scantinato - ai piani alti di Palazzo Senatorio. Monito e orizzonte per i sindaci (e le sindache) futuri. Sposato con un figlio, Tronca vince prima il concorso in polizia, quindi da consigliere di prefettura scala tutti i gradini della gerarchia fino a guidare, dal 2003 in poi, quelle di Lucca, Brescia e Milano. Dal 2008 al 2013, da Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco al Viminale,  gestisce numerose calamità tra cui il sisma dell'Aquila, la tragedia ferroviaria di Viareggio, l'alluvione delle Cinque Terre e di Genova, il naufragio della Costa Concordia. A novembre 2016 è nominato direttore della Struttura di Missione del Ministero dell'Interno incaricata di svolgere le attività finalizzate alla prevenzione e al contrasto delle infiltrazioni mafiose nell'azione di ricostruzione delle aree colpite dal terremoto in Lazio, Marche e Umbria. Esperienza che gli tornerà utile per gestire quest'ultima emergenza nazionale.
(agf)
Alessandro Pajno
Giurista, palermitano, 69 anni. L'attuale presidente del Consiglio di Stato - amico di Mattarella - ha lavorato già nei governi D'Alema e Prodi. Ha ricoperto numerosi incarichi nel corso della sua carriera: da Procuratore dello Stato, Avvocato dello Stato e Consigliere di Stato. È stato, tra le altre cose, consigliere giuridico e capo gabinetto del ministro Mattarella e capo di gabinetto dei ministri Jervolino (Pubblica Istruzione) e Ciampi (Tesoro) durante il governo D'Alema. Durante il primo governo Prodi è stato segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri mentre durante il secondo governo Prodi ha ricoperto l'incarico di sottosegretario all'Interno. Esperto di semplificazione giuridica e legislativa, nutre una grande passione per le riforme istituzionali. Dopo il fallimento ad aprile del mandato esplorativo affidato alla presidente del Senato Casellati, per sondare l'eventuale intesa tra Movimento 5 Stelle e Centrodestra, era stato fatto il suo nome come premier di un eventuale governo tecnico.  Al di fuori della politica, Pajno è stato docente presso l'Università di Bologna, La Sapienza di Roma, la Scuola Superiore di Pisa e la Luiss, sempre a Roma, dove ha tenuto la cattedra di diritto amministrativo.

Dall'aprile del 2013 al febbraio del 2014, fa parte del governo guidato da Enerico Letta. Come ministro del Lavoro e delle Politiche sociali si è trovato a fronteggiare il momento più acuto delle crisi occupazionale, per cui la maggior parte dei suoi interventi si è indirizzata nella salvguardia di più posti di lavoro possibili. Con interventi come gli ammortizzatori in deroga, i cui fondi sono stati triplicati o con provvedimenti come la Garanzia Giovani, poi approvato in via definitiva dal governo successivo. Nel campo delle politiche sociali, ha varato la riforma dell'Isee, ha disegnato un nuovo strumento per la lotta alla povertà come il Sostegno per l'inclusione Attiva, una prima forma di reddito minimo.

(ansa)

Guido Tabellini
Il suo - viste le scarse possibilità di ottenere la fiducia in Parlamento per il Governo Cottarelli - sarà un ministero a sovranità limitata. Guido Tabellini però, 62enne professore di economia alla Bocconi e titolare in pectore del dicastero dell'Economia del nuovo esecutivo, ha idee chiare sullo stato di salute dell'Italia e sulle ricette populiste per il nostro paese. La prima - tinta di realismo - è che "non ci sono ricette semplici o scorciatoie per aumentare la crescita", come ha scritto in un intervento su Lavoce.info di un paio di mesi fa. Anzi. "Anche se è difficile da accettare - aggiunge - non vi sono alternative alle riforme scomode e impopolari che molti osservatori ci suggeriscono da tempo". Le proposte dei populisti "di destra e di sinistra" come flat tax o spesa in deficit per finanziare la crescita, a suo parere, "non stanno in piedi".

Il suo nome era emerso come potenziale ministro in via XX settembre già all'epoca del governo Renzi e anche - secondo le indiscrezioni di stampa - sarebbe stato anche nel ventaglio dei potenziali "tecnici" sondati dall'esecutivo gialloverde Lega-5stelle. Forse anche grazie a una dichiarazione in un convegno del 2014 in cui sosteneva che in caso di nuova crisi finanziaria dell'Italia "l'alternativa preferibile, se proprio non abbiamo scelta, è uscire dall'euro piuttosto che ristrutturare il debito". La strada per rimettere in sesto i conti pubblici nazionali - è il suo mantra - non può essere lastricata di promesse irrealizzabili. " Sono decenni che l'economia italiana stenta a crescere, non dà opportunità ai giovani, ha un debito pubblico elevato - ha scritto su Lavoce.info - . Se nessuno si è accorto prima che c'era una scorciatoia per aumentare la crescita, ridurre la disoccupazione o combattere la povertà, quasi certamente è perché quella scorciatoia è un vicolo cieco che non porta da nessuna parte".
Facile immaginare che la sua formazione professionale e scientifica e i suoi giudizi spesso caustici, gli meriteranno nelle prossime ore l'accusa di tecnocrate. Lui, in fondo, ha già previsto tutto. "Accusare gli economisti di "pensiero unico" o di "ideologia liberista - scrive - è spesso un modo per screditarne gli argomenti senza entrare nelle questioni dibattute". I nuovi movimenti populisti usano spesso questo argomento, anche in Italia, aggiunge. E "ciò non deve sorprendere". "Anche in Italia, il populismo, di destra come di sinistra, spesso avanza proposte semplicistiche e miopi". Molte finite nel contratto di Governo tra Luigi di Maio e Matteo Salvini: "La moneta fiscale come antidoto all'euro, una flat tax (o tassa unica) al 15 per cento, l'affermazione che un aumento della spesa pubblica finanziato in disavanzo sia compatibile con la discesa del debito pubblico sono proposte o affermazioni che non stanno in piedi dal punto di vista economico e si scontrano con le conoscenze consolidate degli economisti". E per questo motivo "conviene screditare l'economia e accusarla di pensiero unico e ideologico. Diffondere la sfiducia verso gli esperti e le élite, cioè, è un modo per evitare di fare i conti con la realtà. Accade in Francia, come in Italia, in Inghilterra o negli Stati Uniti".



Riccardo Carpino
Catanese, 61 anni, il prefetto Riccardo Carpino è il Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi infrastrutturali e di sicurezza. Quando nel 2017 organizzò il G7 italiano in cinque mesi, si disse che aveva creato il "modello Taormina": lavori no-stop, giorno e notte, e un'attenta collaborazione fra Governo ed enti locali. "Sono molto soddisfatto, non era affatto scontato che si arrivasse a questo risultato", dichiarò alla fine davanti al lavoro concluso. Da ottobre 2013 ha ricoperto la carica di Commissario straordinario della Provincia di Roma esercitando le funzioni del Consiglio, della Giunta e del Presidente della provincia. Carpino è stato anche capo gabinetto del ministro per i Rapporti con le regioni e la coesione territoriale dal 2008 al 2011.

(ansa)

Enzo Moavero Milanesi
Classe 1954, romano, sposato, tre figli, ex-giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia della Ue, ex-ministro di Mario Monti. Enzo Moavero Milanesi è oggi il direttore della School of Law dell'Università Luiss, dove insegna anche Diritto dell'Unione europea. E proprio all'Europa è dedicata la sua intera carriera. Fin da quando, a 29 anni, entra come funzionario della Direzione generale della Concorrenza per quella che allora si chiamava ancora CE, Comunità europea. All'interno della Commissione, a Bruxelles, lavora per vent'anni, ricoprendo diverse cariche. Senza perdere i contatti con la politica italiana. Si occupa di risanamento dei conti pubblici per il primo governo Amato e, nel 1994, diventa sottosegretario agli Affari europei con Ciampi alla presidenza del Consiglio. La collaborazione con Mario Monti nasce invece nel 1995 in Europa e resiste negli anni. Nel 2011 entra nell'esecutivo dell'ex-rettore della Bocconi come ministro agli Affari europei, poi riconfermato da Letta.



Anna Maria Tarantola
L'aria compita da Milano bene, tailleur preciso e messa in piega d'ordinanza, una vita intera all'interno di Banca d'Italia e una breve esperienza come presidente Rai. Fuori dai radar pubblici da qualche anno, anche Anna Maria Tarantola potrebbe entrare nell'esecutivo di tecnici che affiancheranno il neo-incaricato Carlo Cottarelli.
73 anni, originaria di Lodi, la Tarantola si è laureata in Economia e Commercio all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1969. Due anni dopo - fresca di master alla London School of Economics - entra in Banca d'Italia, cominciando a lavorare nell'Ufficio Vigilanza della sede di Milano. È l'inizio di quarant'anni di carriera all'interno di Palazzo Koch: nel 1998 è titolare della Direzione intermedia di Vigilanza-Cambi, dal 2002 al 2005 dirige la filiale di Brescia e poi Bologna, nel 2006 con Mario Draghi diventa funzionaria e nel 2009, vicedirettrice generale. Nell'estate 2012, Mario Monti nominò lei presidente della Rai e Luigi Gubitosi direttore generale. "Due alieni in viale Mazzini", fu il commento affilato di Carlo Freccero in riferimento al profilo da economista poco esperta di intrattenimento dell'ex dirigente Bankitalia. Un profilo di cui il servizio pubblico sembrò però beneficare: "Era un'azienda in sofferenza e l'abbiamo riportata in utile in poco più di un anno", rivendicò l'allora presidente Tarantola nel 2014. Contro la sua gestione all'insegna dei tagli ci furono anche mobilitazioni interne. Rimase in carica fino al 5 agosto 2015. A lei successe Monica Maggioni.

(ansa)

Elisabetta Belloni
Dopo essere stata presa in considerazione da Sergio Mattarella come presidente del Consiglio di un governo "tecnico" prima del tentativo di Lega e 5 Stelle, Elisabetta Belloni adesso potrebbe diventare invece ministro degli Esteri nel Governo Cottarelli. Nata nel 1958, fu la prima studentessa a essere ammessa, insieme a un'altra ragazza, all'Istituto Massimiliano Massimo dei Gesuiti, scuola fino a quel momento esclusivamente maschile. Ambasciatore di grado, oggi la Belloni è Segretario generale della Farnesina, la prima donna a ricoprire il più importante incarico nella gerarchia della diplomazia italiana. Entrata in carriera nel 1985, negli ultimi 15 anni il suo percorso professionale si è svolto soprattutto a Roma. E' stata direttrice dell'Unità di crisi della Farnesina, direttrice del Personale, poi della Cooperazione allo Sviluppo e ancora capo di gabinetto di Paolo Gentiloni alla Farnesina prima del passaggio del deputato romano a Palazzo Chigi.
Viene considerata da tutti una personalità none legata particolarmente a partiti o gruppi di potere, ha buoni rapporti sia con l’ambiente di Forza Italia che naturalmente con quelli del Pd, ma di recente ha rafforzato i contatti anche col mondo accademico legato ai 5Stelle. La sue esperienza, dopo la Segretaria generale della Farnesina, la portava ad essere uno dei candidati possibili per il Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza che coordina il lavoro delle due agenzie di intelligence. Alla scadenza dell’incarico del prefetto Alessandro Pansa molti ritengono che sarò utile scegliere un altro diplomatico, così come era stato per il predecessore di Pansa, l’ambasciatore Giampiero Massolo. Ma in questi mesi i percorsi e le carriere di ambasciatori e grand commis sembrano essere tutti soggetti a crolli e risalite improvvise e imprevedibili.


Walter Ricciardi
Presidente dell'Istituto superiore di sanità dal 2015, dopo esserne stato commissario straordinario, Gualtiero Ricciardi detto Valter è uno dei tecnici più potenti ed esperti della sanità. Oltre a dirigere il più importante organo tecnico-scientifico pubblico nel settore, è stato da poco nominato presidente della "World federation on public health association", un'organizzazione che riunisce i massimi conoscitori di salute pubblica. In più è membro italiano dell'Executive board dell'Organizzazione mondiale della sanità, oltre che titolare di una lunga serie di incarichi legati al ruolo nell'Istituto (ad esempio è nel comitato tecnico scientifico dell'agenzia del farmaco, Aifa). Ricciardi, 59 anni, è un professore ordinario di igiene in aspettativa alla Cattolica di Roma e negli anni ha ricoperto vari ruoli di vertice nella società scientifica di quei professionisti. Nel 2103 si era candidato alle elezioni con Scelta Civica ma non è stato eletto. Alla lunga lista di incarichi si unisce una grande conoscenza del sistema sanitario. Da quando è arrivato all'Istituto superiore di sanità è stato uno dei consiglieri più ascoltati della ministra Beatrice Lorenzin, che lo ha voluto in quel ruolo. Da sempre schierato, per motivi professionali e culturali in quanto esperto di igiene sanitaria e prevenzione, dalla parte delle vaccinazioni, ha giocato un ruolo centrale anche per la preparazione e l'applicazione della legge sull'obbligo scolastico. Ma in generale Ricciardi negli ultimi anni è stato sempre al centro del dibattito sui temi che riguardano la sanità, schierandosi chiaramente contro l'omeopatia, ad esempio, ma anche affrontando problemi più ampi come la differenza del servizio sanitario tra Regioni del nord e del sud, o come le grandi sfide legate alla bassissimo tasso di natalità in Italia e al conseguente invecchiamento della popolazione. Negli ultimi anni si è parlato spesso del suo desiderio di diventare ministro dopo Lorenzin. Forse non immaginava che alla Salute ci sarebbe arrivato dentro un governo tecnico che avrà pochi mesi di vita.




 




 
I commenti dei lettori