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Governo, alle 19,30 la fiducia al Senato. Conte: "Reddito cittadinanza e Ue più equa"

Giuseppe Conte al lavoro: la foto è sul profilo Instagram del premier 
Il premier si recherà verso le 12 in Senato per esporre il programma. Poi lo consegnerà alla Camera che voterà mercoledì alle 17,40. Quindi tornerà alle 14,30 a Palazzo Madama per la discussione e il voto finale. Tra i temi che toccherà nel suo intervento, il superamento del regolamento di Dublino, la flat tax, la centralità dell'Europa. Al dibattito anche Matteo Renzi. I numeri di maggioranza e opposizione
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ROMA - Grande attesa per il voto di fiducia al governo che si terrà martedì 5 giugno alle ore 19,30 nell'Aula del Senato. Mercoledì 6 giugno alle 17,30 toccherà alla Camera. Grande attesa soprattutto per il discorso del premier Giuseppe Conte che toccherà alcuni dei punti programmatici riportati nel contratto scritto da M5S e Lega, pilastro del governo 'giallo verde'. Tra questi, il superamento del regolamento di Dublino, la flat tax, la centralità dell'Europa - tema caro al Quirinale - reddito e pensione di cittadinanza, due dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle. Quindi lavoro e giovani. E su tutto, l'idea di un'Europa più equa. Nel discorso non mancheranno anche i temi della sicurezza e dei migranti in giornate clou come quella di oggi che ha visto la reazione irritata della Tunisia convocare l'ambasciatore italiano a Tunisi in seguito alle parole pronunciate dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sul paese nordafricano che "spesso esporta galeotti".

Sarà una giornata pesante per il premier Giuseppe Conte che, nella tarda mattinata, farà la spola tra Palazzo Madama e Montecitorio. Il protocollo prevede che il presidente del Consiglio vada prima nell'Alta Camera - è atteso per le 12 - per esporre il programma di governo. Subito dopo raggiungerà la Camera dei deputati per consegnare il programma. Quindi tornerà alle 14,30 in Senato dove comincerà la discussione. Alle 17,40 sono previste le dichiarazioni di voto dei sette gruppi, alla fine, entro le 19,30, avverà la prima 'chiama'. A seguire, la seconda 'chiama': si presume che entro le 20,30 circa le operazioni di voto per la fiducia saranno concluse.

Al dibattito in Senato interverrà l'ex premier ed ex segretario Pd Matteo Renzi. La sua presenza è una risposta a Roberto Calderoli (Lega), che lo aveva accusato di non voler più partecipare ai lavori parlamentari, ovvero di "andare in giro per il mondo a fare conferenze a spese dei contribuenti". Circostanza che era stata smentita dal portavoce dello stesso Renzi. 

VERTICE BERLUSCONI-SALVINI
Matteo Salvini e il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi si sono visti lunedì mattina per circa quaranta minuti a Milano. Il neo vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno ha riferito al Cavaliere dei primi passi del governo. Nessuna richiesta di Salvini a Berlusconi di convincerlo a votare la fiducia al governo Conte. Nell'incontro si è parlato sia della composizione dell'esecutivo che del programma.

I NUMERI AL SENATO
Al Senato, primo vero banco di prova, il nuovo governo può contare - numeri alla mano - su 167 voti certi: 6 in più rispetto alla maggioranza assoluta. Si tratta dei 58 senatori della Lega e dei i 109 del Movimento 5 stelle. A questi dovrebbero aggiungersi almeno altri 4 voti, facendo salire la maggioranza a quota 171. Sempre che le dichiarazioni a favore fatte in occasione del giro di consultazioni svolte da Giuseppe Conte - allora premier incaricato - da parte di due ex grillini (Maurizio Buccarella e Carlo Martelli) e due esponenti del Maie (Ricardo Antonio Merlo e Adriano Cario) vengano confermate. Numeri che potrebbero crescere ulteriormente, e arrivare a 174-175 sì, qualora anche il gruppo delle Autonomie a Palazzo Madama - che aveva lasciato aperto un canale con il professore di Diritto - dovesse optare per il voto favorevole alla fiducia.

Di diverso, rispetto alle previsioni iniziali, c'è anche l'astensione del gruppo di Fratelli d'Italia, che conta 18 senatori. In un primo momento orientato verso il no alla fiducia, dopo gli ultimi contatti il partito di Giorgia Meloni ha invece cambiato linea e ha annunciato l'astensione. I voti contrari, quindi, dovrebbero essere 61 di Forza Italia, 52 del Pd e quelli di alcune componenti del gruppo Misto. Dunque, se lo scenario fosse confermato, il governo Conte a Palazzo Madama avrebbe almeno 10 voti di margine rispetto alla maggioranza assoluta.

Con la riforma del regolamento del Senato approvata a dicembre 2017, infatti, il voto di astensione al Senato si uniforma a quello della Camera e non sarà più considerato voto contrario.

I NUMERI ALLA CAMERA
Alla Camera, invece, l'esecutivo giallo-verde ha una maggioranza schiacciante, con 346 voti (222 deputati M5S e 124 leghisti). Sono 30, quindi, i voti di scarto rispetto alla maggioranza assoluta di 316. Anche qui i consensi potrebbero aumentare, sempre grazie ad alcuni deputati ex M5S e ad alcuni componenti del gruppo Misto. FdI - come al Senato - dovrebbe astenersi, mentre Forza Italia, Leu e Pd hanno annunciato voto contrario.

LE COMMISSIONI
Subito dopo la fiducia, si passerà alle commissioni permanenti dei due rami del Parlamento: i gruppi dovranno indicarne i rispettivi componenti, starà poi a loro eleggere presidente e ufficio di presidenza di ciascuna commissione. Venerdì e sabato, primo impegno internazionale di Giuseppe Conte, con il G7 che si terrà a La Malbaie in Canada.

I PRECEDENTI
Guardando a qualche precedente, Matteo Renzi nel febbraio del 2014 incassò 169 sì alla prima fiducia a Palazzo Madama, contro 139 no. Stessi numeri a favore per Paolo Gentiloni nel dicembre del 2016 (169 sì). Enrico Letta, sempre al Senato, poteva contare invece su un'ampia maggioranza bipartisan che nel settembre del 2013 votò la fiducia con 235 sì.
 
 
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