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A Treviso "l'orfano" di Renzi tenta il bis nel cuore del potere leghista

Il sindaco uscente di Treviso Giovanni Manildo 
Il sindaco uscente Giovanni Manildo prova a respingere l'assalto del candidato del centrodestra Mario Conte trainato dalla coppia Zaia-Gentilini
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TREVISO - Solo contro tutti. Il sindaco uscente Giovanni Manildo, renziano della prima ora, tenta il miracolo di un secondo mandato targato Pd nel cuore del potere della Lega, del governatore del Veneto, Luca Zaia, e dello "sceriffo" Giancarlo Gentilini, proto-leghista della Marca ed ex primo cittadino, fresco di seconde nozze all'età di 88 anni.

A Treviso domenica va in scena una missione quasi impossibile con il Movimento 5 Stelle terzo incomodo, ma arbitro cruciale di una sfida che non è già più la rivincita dello scorso 4 marzo, ma il test per le regionali del 2020. Sulla carta non c'è partita e per questo Manildo, avvocato di 48 anni, si presenta come sindaco "civico", lontano dai partiti e in particolare dal suo ex segretario Matteo Renzi: nessun big del centrosinistra a Treviso per la campagna elettorale, nel timore di perdere un personale consenso d'area sempre più deluso dalla leadership nazionale.

Folla di sponsor invece per Mario Conte, geometra di 38 anni, candidato del centrodestra unito, sostenuto da sette liste e dagli storici poteri locali post-democristiani, fiero dell'imprimatur ufficiale della Lega e del "doge" venetista Zaia, che qui gioca in casa. A regolare lo scontro Manildo-Conte, l'insegnante grillino Domenico Losappio, 37 anni, certo che un quadro politico tripolare spingerà anche Treviso al ballottaggio del 24 giugno e di risultare dunque decisivo al secondo turno: non ancora sancito un apparentamento Lega-M5S, ma dopo la nascita del governo Conte (omonimo, ndr) a Roma la strada per l'alleanza è più che spianata. Per Manildo fermare i tre moschettieri leghisti, Conte-Zaia-Gentilini, sarebbe davvero un'impresa.

Nel 2013, nel nome di una battaglia contro "il vecchio", l'ex boy scout che cantava "Bella Ciao" e prometteva di "rottamare l'universo Cassamarca" aveva superato il 43% al primo turno e il 55% al secondo, umiliando "l'alpino" Gentilini al 44,5%. Rovesciato il quadro del 4 marzo: centrodestra padrone di tutti i collegi parlamentari del Veneto, Lega primo partito e coalizione al 42,58% in città. Il Pd a Treviso ha resistito con il 23,28%, rispetto al 27,12 della Lega, che in provincia ha superato il 50%, e al 20,09% dei Cinque Stelle, che però cinque anni fa erano al 6,9%. Nella corsa a Palazzo dei Trecento il dubbio, secondo gli ultimi sondaggi, è così se Conte riuscirà a imporsi già al primo turno, oppure se Manildo lo trascinerà al ballottaggio, costringendolo a un nuovo "contratto" con i pentastellati, particolarmente imbarazzante sulla piazza locale.

Traffico, ambiente, sicurezza, immigrati, sostegno alle famiglie e al commercio i temi ufficiali della campagna elettorale, con "Super M" Manildo che oppone il suo sorriso rassicurante alle accuse di "paralisi" della coppia Conte-Losappio e degli altri tre candidati-sindaci: Said Chaibi, ex consigliere uscito dal centrosinistra, l'ex Pd Maristella Caldaro e Carla Condurso del Popolo della famiglia. Il duello reale è invece tra due visioni opposte di Treviso: Manildo per cinque anni ha promosso una smart city capitale della cultura e del turismo non di massa, aperta e solidale, sempre più orientata verso "università e bellezza verde", capace di chiudere l'era della Cassamarca di Guido De Poli e del fallimento di Veneto Banca.

Conte, grazie al sostegno della ritrovata coppia di fatto Gentilini-Zaia, promette invece una nuova stagione di opere pubbliche e di edilizia privata, tolleranza zero verso gli stranieri e un piano di sostegno a imprese e commercianti partendo da "periferia e quartieri dimenticati". L'orfano di Renzi e la controfigura dello sceriffo: Treviso, come l'Italia, è sospesa tra il "secondo tempo" delle riforme per il futuro e la voglia di "voltare pagina" per rituffarsi nella tradizione e nel passato.
 
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