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Pd, bilancio in attivo anche grazie a 60 decreti ingiuntivi: fra i morosi Grasso. Ancora cassa integrazione

Pietro Grasso leader di Leu ed ex presidente del Senato 
Almeno 60 parlamentari non avevano versato il contributo facendo salire il deficit di un milione e 600 mila euro. I dem hanno deciso di rivolgersi alla magistratura con la procedura delle ingiunzioni di pagamento. I soldi saranno dati ai 180 dipendenti in cassa integrazione. E intanto al partito si iscrive
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ROMA - Il Pd chiude e approva il bilancio 2017 con un utile di circa 500 mila euro. Un risultato raggiunto grazie al sacrificio dei 180 dipendenti che sono stati messi in cassa integrazione. "La cassa - spiega Francesco Bonifazi, tesoriere dem - sarà rinnovata per ancora 12 mesi perchè la crisi non è terminata. Per circa 90 dipendenti è a rotazione, per altri a zero ore".

Il Partito democratico, che manterrà la costosa sede di via del Nazareno a Roma, ha un fatturato complessivo di 17 milioni e 700 mila euro. Le entrate sono rappresentate per 8 milioni dai contributi erogati in sede di dichiarazione dei redditi da 602 mila contribuenti. Altri 9,5 milioni entrano nelle casse del partito dai versamenti dei parlamentari. Le uscite ammontano a 16 milioni.

Il risultato economico del funzionamento esclusivo del partito, spiega Bonifazi, la cosiddetta 'gestione caratteristica', produrrebbe un utile di 1 milione e 700 mila. Perchè dunque il risultato finale diminuisce così tanto? "Abbiamo dovuto svalutare le partecipazioni dell'Unità - spiega il tesoriere - se non fosse per questo, la gestione sarebbe stata virtuosa".

Il bilancio del partito democratico era in uno stato di forte passivo sia per i costi delle campagne elettorali (compresa quella per il referendum), sia anche per il mancato versamento di una sorta di 'tassa' di circa millecinquecento euro imposta a deputati e senatori. Una sessantina di parlamentari tuttavia non aveva versato il contributo facendo salire il deficit di un milione e 600 mila euro. Bonifazi è andato a caccia di questi 'morosi' stanando anche deputati e senatori che non avevano pagato i conto negli ultimi 5 anni.

Il Pd ha dunque deciso di rivolgersi alla magistratura con la procedura delle ingiunzioni di pagamento. Fra i destinatari della richiesta del provvedimento giudiziario anche l'ex presidente del Senato ora leader di Leu Pietro Grasso, nei cui confronti i dem vantano un credito di 80 mila euro. Grasso, che in una lettera aperta aveva spiegato il perché del suo comportamento, ha fatto sapere di non avere ancora ricevuto la notifica.

LA LETTERA DI GRASSO: "DEVO SOLDI AL PD? UNA RITORSIONE"

Dei 60 decreti ingiuntivi richiesti ne sono stati emessi dal giudice dieci che prevedono l'immediata esecutività del credito. Questi proventi, spiega il partito, saranno destinati in favore dei lavoratori. Tra i destinatari dei provvedimenti giudiziari l’ex deputato lettiano Marco Meloni (dovrà versare al Pd quasi 10 mila euro), Simone Valiante (corrente di Emiliano) 50 mila; Guglielmo Vaccaro altri 43 mila, Giovanna Palma 19 mila, Vincenzo Cuomo 40 mila, Giovanni Falcone 38 mila.

Ci sono poi i bersaniani Giovanni Greco e Luigi Lacquaniti, ex dem poi confluiti in Articolo 1 - Mdp: l'emissione del decreto nei loro confronti farebbe pensare che anche altri 'transfughi', compreso lo stesso Grasso, possano essere condannati a versare i soldi.

Intanto il Partito democratico registra un nuovo iscritto: il fotografo Oliviero Toscani che ha preso la tessera in un circolo di Roma.

 
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