Politica

Pd, un congresso per la rifondazione. Ma è scontro sulla data

Franceschini e minoranza chiedono che si faccia subito. I renziani frenano e propongono febbraio-marzo prossimi. Il contrario di quanto avvenuto all'indomani della sconfitta alle politiche

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ROMA. Come in un giro di valzer, i leader del Pd cambiano posizione. Se fino a un mese fa erano i renziani a chiedere le primarie subito, facendo fuori l’attuale reggente Maurizio Martina, gli stessi renziani adesso frenano. Meglio lasciare Martina ancora qualche mese, ad esempio fino a febbraio-marzo 2019, e poi scegliere il nuovo leader nei gazebo in vista delle europee di maggio.

L’Assemblea dei mille delegati, quella in cui nel Pd tutto formalmente si decide, è stata convoca per il 7 di luglio dal presidente Matteo Orfini. E proprio Orfini ragiona: “O si elegge Martina segretario e si ha così il tempo di ritoccare le regole oppure si va subito al congresso, ad ottobre. Ma diventa una conta sui nomi”. Meglio no, insomma.

Preme una parte del Pd con Dario Franceschini in testa. Perché “non si può perdere tempo e lasciare le cose a bagnomaria”. Si accalora l’ex ministro della Cultura parlando con i parlamentari della sua corrente: “Vediamo cosa è più utile fare, di certo così non si può stare. Se si elegge Martina il 7, si ha il vantaggio di avere subito un segretario a patto però di avere più tempo per una assemblea rifondativa. Insomma non ci deve essere un rinvio, ma lavorare subito”.

Dentro l’espressione “assemblea rifondativa” ci sta dentro di tutto. Incluso lo scontro sull' “oltrismo”: se andare cioè “oltre il Pd”, liquidando quel partito per una nuova formazione. E’ quanto sostiene Romano Prodi. Ma anche Carlo Calenda, sia pure con diverso obiettivo, batte su questo tasto, tanto che oggi presenterà il manifesto del fronte repubblicano detto anche fronte anti sovranista. Orfini, così come la sinistra dem, bocciano l’idea. Il presidente del partito ironizza: “Sciogliere il Pd? E’ quello che vuole Di Battista”. Nessuno smantellamento, proprio nel momento in cui il paese è nelle mani della destra. Andrea Orlando accusa Calenda di puntare a un dejà vu: una nuova Scelta civica di montiana memoria.

Nella riunione di ieri mattina al Nazareno dei segretari regionali dem con  Martina lo scontro è stato tra chi è favorevole ad aspettare altri 8 mesi prima di rifondare il Pd con un nuovo leader alle primarie e chi invece vuole affrettare. Paolo Calvano, il segretario dell’Emilia Romagna, che non era a Roma, ha però fatto sapere che meglio mettere mano subito ai congressi locali e nazionale. Franceschini è convinto che la soluzione già c’è: darsi da fare subito discutendo di un cambiamento radicale e affidando a Martina ancora qualche mese di traghettamento.

Di certo peserà la posizione di Paolo Gentiloni, l’ex premier, e di Marco Minniti.
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