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Mattarella vede Salvini, il caso fondi alla Lega resta fuori. Il Colle: "Incontro sui temi dell'immigrazione"

Dal colloquio, per esplicita decisione di Mattarella, sono stati tagliati fuori “riferimenti e valutazioni sull’azione della magistratura”. A Palazzo Chigi un vertice tra Conte, Di Maio e Salvini e i ministri Tria e Trenta

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ROMA - A stare ai toni, nelle dichiarazioni dopo il colloquio di Mattarella con Salvini, la polemiche sarebbero archiviate. Ma saranno le prossime ore, anche alla luce del successivo incontro fra il ministro dell’Interno e il premier Conte sul nodo migranti, a chiarire se può reggere davvero la tregua fra Salvini e Colle. Perché sarebbe anche emerso, nel confronto, l’affare-porti. Con i dubbi del Colle sulla strategia del capo del Viminale che vuol chiuderli anche alle navi militari, fra le proteste dello stesso ministro della Difesa “titolare” della missione Sophia.

Il leader della Lega parla di un incontro con Mattarella “utile, positivo e costruttivo”. Il Quirinale definisce “molto cordiale” il faccia a faccia che, per circa mezzora, si è svolto nello studio del presidente. “Nessun riferimento alla magistratura”, filtra dal Palazzo. Ma Salvini, a quanto pare, avrebbe piuttosto aggirato i paletti per evocare  in un momento dell’incontro quell’inchiesta sui rimborsi elettorali che non gli dà pace. “Non chiedo un suo intervento sui giudici – sarebbe stato il ragionamento del capo leghista nel colloquio con Mattarella – ma se vengono sequestrati i conti correnti della Lega, così come stabilito dalla Cassazione che chiede indietro addirittura 49 milioni, non potremmo di fatto più fare politica”. Insomma, pur senza richieste di irricevibili  invasioni di campo al capo dello Stato che è il supremo garante dell’autonomia dei giudici, Salvini ha esternato la preoccupazione per le ricadute e le conseguenze  sulla vita stessa del suo partito.
Solo un passaggio nel faccia a faccia con il presidente, che ha ascoltato, per il resto tutto centrato sullo stato dell’arte al Viminale nel primo mese a trazione Salvini. Il ministro mette sul tavolo i dossier in caldo, “sono tanti i fronti che abbiamo aperto e stiamo affrontando in chiave diversa rispetto al passato”. Nella lista di Salvini un lungo elenco di temi su quali, assicura, il Viminale è sulla buona strada: dalla lotta al terrorismo alla confisca dei beni mafiosi, dalla sicurezza dei cittadini ai rapporti con la Libia.

Ma in cima c’è, naturalmente, la guerra dichiarata dal ministro a immigrati e rifugiati. La linea d’azione, su questo come sul resto, è il governo che la detta, il presidente della Repubblica a norma di Costituzione non può che prenderne atto. A meno che, certo, non finiscano sulla sua scrivania per la firma leggi e decreti manifestamente fuori dalla Carta. I poteri di intervento perciò sono di moral suasion. E quel contrasto nel governo fra Salvini, che vorrebbe chiudere i porti alle navi militari di soccorso ai naufraghi, e il ministro della Difesa Trenta che difende la missione Ue, non può che allarmare il presidente. Che è anche il capo delle Forze armate.

E dopo il vertice con Matarella, Salvini ha partecipato a un incontro a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte, il vice premier Luigi Di Maio, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e il ministro del Tesoro Giovanni Tria. L'obiettivo era preparare la linea italiana in vista del prossimo vertice Nato di Bruxelles.


 
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