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Quanto è difficile abbinare Moda e Chiesa

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Se è la polemica che cercano al Met Museum di New York, la avranno. La prossima mostra del Costume Institute, in programma come da tradizione il prossimo maggio, si intitolerà Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination, ed esplorerà il rapporto tra moda e cattolicesimo. Oltre a 150 vestiti, saranno esposti anche 50 paramenti sacri provenienti dalla Sacrestia della Cappella Sistina e ottenuti dal curatore, Andrew Bolton, dopo una lunga trattativa col Vaticano. L’arcivescovo di NY Timothy Dolan ha fatto da consulente ufficioso per evitare passi falsi, anche se Bolton ha assicurato che la selezione finale non è stata in alcun modo alterata. Bisogna riconoscere al museo parecchio coraggio nell’affrontare un tema tanto delicato e spinoso, ma i dubbi restano: per prima cosa gli stilisti presenti sono quasi tutti europei, una scelta che, per quanto naturale visto l’argomento, lascia comunque perplessi. Inoltre, campi tanto ampi richiederebbero un approfondimento maggiore rispetto a quello che il contesto offre: lo si è già visto con le mostre precedenti, dedicate alla tecnologia e al rapporto tra Oriente e Occidente. Entrambe tanto visivamente splendide quanto superficiali: ovvio che qui i limiti saranno ancora più evidenti. Per non parlare del côté social che accompagna l’evento: il fastoso gala di inaugurazione non si sposa granché con la semplicità professata da Papa Francesco.
A fare gli onori di casa alla festa saranno, oltre a Donatella Versace - il marchio, tra i più attenti all’interpretazione di certi simboli, è uno degli sponsor - Amal Clooney e Rihanna: due star notevoli, ma che poco hanno a che fare con tutto questo. E qui, la domanda sorge spontanea: ma Madonna ha altri impegni quella sera?