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Quarantun senatori M5s: "Il rettore di Roma Tor Vergata si dimetta"

Interrogazione al ministro Bussetti: "Novelli, imputato di corruzione e concussione, ha continuato a minacciare due professori del suo ateneo"
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ROMA - Quarantun senatori del Movimento 5 Stelle chiedono le dimissioni del rettore dell'Università di Roma Tor Vergata, Giuseppe Novelli, imputato per tentata concussione e istigazione alla corruzione. Ieri l'interrogazione parlamentare, indirizzata al ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Marco Bussetti, è stata depositata in Senato.
 
Il punto centrale dell'interrogazione è, ovviamente, il processo (che avrebbe dovuto aprirsi lo scorso 2 luglio, ma è stato rinviato al 10 dicembre). Novelli è imputato per tentata concussione ai danni dell'avvocato Giuliano Grüner e per istigazione alla corruzione nei confronti del chirurgo Pierpaolo Sileri, due professori aggregati che nel 2015 avevano presentato ricorsi al Tribunale amministrativo regionale contro due chiamate in università considerate illegittime. Oggi Sileri è presidente della Commissione Sanità del Senato per conto dei Cinque Stelle e la sua vicenda, insieme a quella del collega avvocato, ha trovato rapidamente sostegno politico da parte di un movimento che nel mondo universitario ha acquistato consenso affiancando chi denunciava baronie e concorsi falsi.

Nell'interrogazione "dei quarantuno", in riferimento al processo penale che sta per iniziare, ora si legge: "Nel capo di imputazione formulato dal pubblico ministero Mario Palazzi è scritto che il rettore avrebbe utilizzato, come strumento di minaccia nei confronti di Grüner, l'avvio di un procedimento disciplinare". Secondo i firmatari il rettore, il direttore generale Giuseppe Colpani e il pro rettore vicario Claudio Franchini, "dopo aver letto un resoconto del Messaggero", hanno ipotizzato che nel 2012 Grüner avesse esercitato la professione di avvocato in favore del Comune di Civitavecchia "quando era in regime di impegno universitario a tempo pieno". Cosa vietata dalla Legge Gelmini. L'interrogazione sottolinea come il procedimento disciplinare sia stato avviato dai vertici dell'università su fatti conosciuti ventisei mesi prima mentre "la Legge Gelmini dice che la contestazione degli addebiti deve avvenire entro trenta giorni dal momento della conoscenza dei fatti". I firmatari dei Cinque Stelle sostengono che il procedimento a carico di Grüner, avvenuto appunto con oltre due anni di ritardo, è paragonabile alle minacce utilizzate dal rettore nel 2015 "affinché l'avvocato ritirasse il ricorso al Tar". La seconda minaccia, il procedimento interno, sarebbe stata messa in atto dall'università con Novelli già sotto inchiesta penale.
 
L'inconsistenza dell'accusa disciplinare si è appalesata nel momento in cui Grüner è stato ascoltato dal delegato del decano di Tor Vergata, il 23 aprile scorso. Tre giorni e il procedimento è stato archiviato: l'avvocato non aveva violato alcun regolamento della professione. Grüner ha denunciato tutto all'autorità giudiziaria ipotizzando il falso ideologico. Ancora l'interrogazione parlamentare: "Un procedimento disciplinare avrebbe dovuto essere aperto", piuttosto, "nei confronti del rettore Novelli, imputato di tentata concussione e istigazione alla corruzione". L'istituzione Tor Vergata era a conoscenza dell'atto della Procura di Roma, oltre che per la pubblicità data dai media alla richiesta di rinvio a giudizio, anche per il fatto che "la Procura l'ha trasmessa al direttore generale dell'ateneo".
 
L'interrogazione dei senatori chiede, infine, al ministro Bussetti "se non ritiene che i fatti narrati gettino discredito su tutto il mondo accademico" e, quindi, "quali iniziative intende assumere al fine di assicurare la piena regolarità dei concorsi e riportare nelle università italiane la meritocrazia".
 
Il rettore Giuseppe Novelli, interpellato, ha preferito non rispondere.


Riceviamo dalla portavoce del rettore Giuseppe Novelli e pubblichiamo:

Nell’articolo si legge: “Il rettore Giuseppe Novelli, interpellato, ha preferito non rispondere”. L’affermazione non corrisponde al vero in quanto l’unica generica comunicazione del giornalista al rettore è avvenuta tramite sms alle ore 18.52 del 26.07.2018 senza nessuna specificazione sul contenuto del servizio conosciuto dal rettore solamente a seguito della pubblicazione. Il rettore non è stato interpellato sul reale contenuto dell’articolo e non è vero che non ha voluto rispondere.


Ho provato a interpellare il rettore dell'Università di Tor Vergata, Giuseppe Novelli, con due telefonate (a cui non ha risposto) e due sms (a cui non ha risposto). Il secondo messaggio diceva: "Rettore, sempre Corrado Zunino. Domani usciamo con un servizio che la riguarda. Sarebbe utile, per la completezza del pezzo, sentirla. Grazie". Come si legge, nell'sms viene specificato che ci sarà un articolo e che riguarda il rettore. Non ottenendo risposta, prima della pubblicazione ho contattato anche la portavoce di Novelli, Francesca Zedda, la quale mi ha assicurato che avrebbe avvertito il rettore. Aggiungo che in passato, sulla questione processo a suo carico per tentata concussione e istigazione alla concussione, il rettore Novelli mi ha fatto scrivere dalla portavoce: "Il professore mi chiede di farti sapere che non rilascia interviste su questi specifici argomenti, trattando di procedimenti in corso su cui non può fare commenti". Da questa indicazione, e dai silenzi sull'interrogazione parlamentare dei 41 senatori che ne chiedevano le dimissioni, ho desunto la frase: "Il rettore preferisce non rispondere". Tutt'oggi mi pare un riassunto corretto. (c.z.)


Riceviamo dal direttore generale Giuseppe Colpani e pubblichiamo:

Con riferimento all’archiviazione del procedimento disciplinare a carico dell’avvocato Giuliano Gruner si legge: “L’inconsistenza dell’accusa disciplinare si è appalesata nel momento in cui Gruner è stato ascoltato dal delegato del decano di Tor Vergata, il 23 aprile scorso. Tre giorni e il procedimento è stato archiviato: l’avvocato non aveva violato alcun regolamento della professione”. Tale affermazione è frutto di una mera interpretazione del giornalista, fuorviante e gravemente lesiva dell’immagine dell’Ateneo, che non trova riscontro nel decreto di archiviazione. E invero, come emerge dalla mera lettura del decreto, l’archiviazione è stata disposta per “l’impossibilità di raggiungere, oltre ogni ragionevole dubbio, la prova della avvenuta e piena consumazione ad opera dell’incolpato degli illeciti al medesimo contestati” in quanto “rimangono allo stato non verificabili determinati atti e condotte dell'avvocato Gruner pure rilevanti nella prospettiva del presente procedimento, tra cui quelle rispetto alle quali l’incolpato si è rifiutato di rispondere ovvero ha dichiarato di non ricordare, per la cui cognizione piena occorrono però strumenti investigativi e di accertamento di cui l’Amministrazione non dispone” e che “se diversamente ed aliunde accertate, potrebbero forse (…) far emergere situazioni differentemente qualificabili sia in termini disciplinari, sia secondo un diverso paradigma normativo”. A fronte di tale decreto, pertanto, l’Amministrazione si è vista costretta a trasmettere gli atti agli organi competenti i cui accertamenti sono tuttora in corso.
 
In merito poi alla insinuazione per cui il procedimento disciplinare sia stato utilizzato “come strumento di minaccia nei confronti di Gruner” si intende con la presente smentire l’accusa e chiarire alcuni punti. In primis, il procedimento è stato avviato dal decano dell’Ateneo, e non dal rettore, e trae, inizialmente, origine dalla pubblicazione sul quotidiano "il Messaggero" del 19 gennaio 2018. La circostanza che i fatti contestati al Gruner fossero conosciuti dai vertici dell’Università prima di tale data non corrisponde al vero ed è smentita dallo stesso decreto di archiviazione che, infatti, ritiene tempestivo l’avvio del procedimento e la relativa contestazione identificando il dies a quo nel momento in cui l’Ateneo è venuto a conoscenza piena di notizie attinenti a fatti specifici che possono configurare illeciti disciplinari ovvero il 23 marzo 2018. 

L’articolo, inoltre, lede l’immagine dell’Ateneo laddove ipotizza l’omissione dell’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti del rettore senza tenere conto dell’assenza dei relativi presupposti di legge. 


Latinismi a parte, prendiamo atto che l'Università di Roma Tor Vergata non ha i mezzi per dare corpo a un procedimento disciplinare. Resta da chiedersi perché, allora, li avvii. Colpisce il processo alle intenzioni del direttore generale dell'Ateneo nei confronti dell'avvocato Giuliano Grüner: "Potrebbero forse (…) far emergere situazioni differentemente qualificabili sia in termini disciplinari, sia secondo un diverso paradigma normativo”. Forse. Quelle che vengono definite insinuazioni, infine, sono semplicemente i contenuti di un'interrogazione parlamentare firmata da 41 senatori. (c.z.)