Massima

Se il Papa dorme mentre prega

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«Anche io qualche volta mi addormento mentre prego. Non penso che sia un male». Così ha detto e anche scritto, ormai più di una volta, Papa Francesco, generando nuovo scandalo fra i suoi detrattori, ma anche nuova e meravigliata attenzione fra coloro che considerano questo tipo di problemi da lontano. In fondo, cosa c’è di nuovo? Si è sempre parlato del «sonno dei giusti» e del «sonno beato» e ci si è sempre accorti che il più irrequieto dei monelli – o il più efferato dei delinquenti – quando dorme non può far danno. Sul sesso degli angeli non si hanno idee chiare, ma sul loro sonno invece sì: «Dorme come un angioletto!», si esclama con soddisfazione. Si può anche dire di «dormire come un Papa» (in alternativa a «pascià») per riferirsi a una qualità di sonno inusuale e invidiabile, effetto compiaciuto dell’essere in pace con sé stessi.
Il sonno assicura quindi una sorta di innocenza astensionale, con le sole eccezioni delle evenienze in cui la colpa è il prendere sonno in sé: la «mancata consegna» della guardia militare, il colpo di sonno dell’autista o, per restare nei paraggi del Papa, il sonno degli apostoli durante la Trasfigurazione e poi durante la preghiera di Gesù nell’Orto dei Getsemani. In quest’ultimo caso si svegliano con una certa vergogna: hanno preso sonno (un «sonno di tristezza», dice Luca) in un momento topico. Sonno e preghiera qui sono nettamente opposti. Eppure la dimensione della preghiera può sfiorare quella onirica ed estatica del sonno mistico: la coscienza che sfugge alle incombenze e ai pensieri terreni. Cosa sia poi davvero gradito al Destinatario dei devoti indirizzi a nessuno è dato sapere. All’umorista, però, il Papa che dorme quando prega non può che rammentare una storiella famosa. Un domenicano incontra in un chiostro un gesuita che ha il breviario in una mano e una sigaretta nell’altra, e lo interpella: «Ma cosa fai? Non puoi fumare quando preghi!». Gli risponde il gesuita: «Posso, invece: ho il permesso del mio superiore». «Il mio superiore invece me l’ha proibito». «Che cosa gli avevi chiesto, di preciso?», chiede il gesuita. «Gli ho domandato: “Padre, posso fumare mentre prego”? E lui mi ha risposto a male parole», ricorda il domenicano. E il gesuita: «Hai sbagliato domanda. Io al mio ho chiesto: “Padre, posso pregare mentre fumo?”».