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Via alla corsa olimpica di Milano e Cortina. Si contano i voti: Cina e Russia sono con Malagò

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Ora i Giochi entrano nel vivo, meno di un anno di volata per coronare il sogno. Martedì la candidatura di Milano-Cortina per ospitare le Olimpiadi invernali 2026 sarà ratificata a Buenos Aires in occasione della 133esima sessione del Comitato Olimpico Internazionale. Il pensiero di riportare l'Olimpiade in Italia era venuto venuto nell'estate del 2017 al presidente del Coni, Giovanni Malagò. Archiviata con tanta amarezza la possibilità di riportare i Giochi estivi a Roma dopo 64 anni (nel 2024), Malagò ha voluto scommettere sui Giochi invernali. Prima città nominata, Milano. In pianura gli sport del ghiaccio, in montagna quelli della neve. Con l'Alto Adige ed il Trentino a tirarsi ben presto fuori dalla corsa, interessate ad ospitare i Giochi successivamente si sono dimostrate anche Torino e Cortina. Le tre località hanno presentato i loro piani, con lacune e punti di forza. La Commissione di valutazione del Coni-tutta gente che ci capisce- non ha voluto estromettere nessuno (Torino e Cortina da sole non avrebbe mai vinto...) ed il primo agosto scorso ha inserito in un innovativo progetto tutte e tre le località lanciando così il tridente, "Milano-Torino-Cortina ".

Una scelta-approvata da Cio e governo italiano-che ha portato però ad un infinito tira e molla, una forte litigiosità con Torino che non ha accettato la proposta perché voleva correre da sola. Il 18 settembre il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti ha tuonato, in un'audizione al Senato: "Il governo non ritiene che una candidatura fatta così possa avere ulteriore corso. Questa proposta non ha il sostegno del governo e come tale è morta qui". Nessun problema, ecco il piano B: quello con Milano e Cortina. Con il governo tiratosi fuori (almeno per il momento, poi le garanzie arriveranno...), il Coni ha quindi proceduto alla presentazione della candidatura congiunta con alcune modifiche sui siti di gara. Torino ha perso una occasione unica, chissà se la Appendino un giorno se ne renderà conto?
Martedì pomeriggio nella capitale argentina (nella serata italiana), la sessione del Cio ratificherà in un atto formale la candidatura italiana che ha già avuto grandi apprezzamenti: Milano-Cortina inizieranno così ufficialmente la loro corsa. A Milano, oltre al Villaggio olimpico (presso lo scalo ferroviario di Rogoredo) e ad uno dei due centri stampa (IBC/MPC) nella zona della fiera di Rho, è prevista la cerimonia d'apertura allo stadio Meazza (al Veneto dovrebbe toccare quella di chiusura) e le cerimonie di premiazione in piazza Duomo. I tornei di hockey maschile e femminile troverebbero ospitalità presso il PalaSharp ed in un'altra struttura. Le gare di short track e di pattinaggio di figura si alterneranno nella tradizione olimpica presso l'impianto polifunzionale "Santa Giulia" mentre il pattinaggio velocità, inizialmente previsto a Torino, verrà spostato a Milano all'interno di una struttura temporanea. Il sito dello snowboard sarà a Bormio, quello del freestyle a Livigno (Mottolino) e lo sci nordico a Santa Caterina Valfurva o in altra località ancora da individuare. A Cortina sono previste tutte le competizioni di sci alpino maschile e femminile (piste Vertigine, Olympia e Col Drusciè). Slittino, skeleton e bob si svolgeranno sulla pista "Eugenio Monti" (da restaurare e da mantenere poi per il futuro, costo circa 35 milioni) ed il curling. Il biathlon trova spazio ad Anterselva tra le montagne dell'Alto Adige. Salto e combinata nordica, grazie all'esistenza del trampolino di Predazzo, si disputeranno in Val di Fiemme in Trentino. A Trento e Cortina (zona campo di aviazione di Fiames) gli altri due centri stampa, a Bormio (ex ospedale Morelli) e a Socol/Cortina gli altri due Villaggi olimpici. Il masterplan non è definitivo:il Coni è pronto a collaborare con il Cio.

Oltre a Milano-Cortina il Comitato Esecutivo del Cio, dopo aver analizzato i piani preliminari attraverso gli obiettivi che ha fissato l'Agenda Olimpica 2020, in particolare quello che punta all'utilizzo il più possibile di infrastrutture esistenti e low cost, ha promosso alla fase di candidatura anche Calgary (Canada) e Stoccolma (Svezia) mentre ha escluso la turca Erzurum per la mancanza di infrastrutture adeguate (e non solo). Calgary, già sede dei Giochi del 1988, vanta una preziosa esperienza e competenza nell'ospitare le competizioni di sport invernali. Non c'è dubbio. Ma il 13 novembre un referendum potrebbe affondare la candidatura. Stoccolma gode una lunga esperienza negli sport invernali, anche se la Svezia non ha mai ospitato una Olimpiade della neve. Un punto a favore. Contro il fatto che non c'è il governo, e mancano le garanzie: si vedrà se arriveranno entro l'11 gennaio. Stoccolma inoltre emigrerebbe in Lettonia, a Sigulda, per le gare di bob, slittino e skeleton. Una scelta azzardata, che depone a sfavore del dossier svedese. Va bene delocalizzare ma senza esagerare.

La sessione del Cio, la 134esima, che deve assegnare i Giochi 2026 è prevista nel settembre del 2019 a Milano. Bisognerà vedere chi rimarrà in corsa: dovessero restare solo Milano-Cortina e Stoccolna si avrebbe una doppia assegnazione (in Italia nel 26, in Svezia nel 30), così come già successo con Parigi e Los Angeles. Ma non è nemmeno da escludere che possa restare solo la candidatura italiana. Già si sono perse per strada Graz, Sion ed Erzurum. Ora, come detto, inizia la vera volata: si comincerà non solo a "marcare" gli avversari, e i loro piani, ma anche chi voterà, i membri Cio. Il Coni è forte. Più forte degli altri Comitati olimpici rivali. Quello canadese, ad esempio, sconta il fatto che il suo membro Cio, Dick Pound (il più anziano ed ex n.1 Wada), è nemico di Thomas Bach che ha accusato più volte di essere troppo debole con la Russia del doping. La Russia di Putin che attraverso i suoi membri Cio voterà per noi. Così come la Cina. E' la riconoscenza per il voto italiano (decisivo) avuto in occasione delle candidature di Sochi e Pechino. Poi, andremo alla conquista degli altri consensi, in giro per i mondo: lo staff di Malagò è già al lavoro. Non mancano gli amici.

Il 9 ottobre ci sarà anche il formale ingresso nella famiglia olimpica di nove dirigenti che diventeranno i nuovi membri effettivi del Cio.Tra questi, ecco proprio il nome del presidente del Coni Giovanni Malagò, 59 anni, unico europeo assieme all'omologa lituana Daina Gudzineviciute. Il Cio aprirà a nuovi Paesi come Ruanda (con Felicite Rwemarika), Uganda (con William Blick), Bhutan (con il Principe Jigyel Ugyen Wangchuck) e Afghanistan (con Samira Asghari, 24 anni, che diventerà il più giovane membro Cio di sempre). Malagò è stato proposto da Thomas Bach e sarà scelto a livello individuale, e non come n.1 di un Comitato olimpico nazionale o di una Federazione internazionale. Resterà così in carica almeno sino a 70 anni. E resterà in carica anche se fra due anni dovesse spostarsi da Palazzo H a via Allegri, puntando alla poltrona della Figc. Ma per questo ci sarà tempo. Ora tocca a Gravina.